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Il mobbing è, per definizione, un comportamento vessatorio nei confronti di un’altra persona, che utilizza metodi di violenza psicologica o fisica di carattere intimidatorio, i quali possono condurre alla lesione della dignità della persona, oltre che a comprometterne la salute psicofisica.
Nella maggior parte dei casi gli episodi di mobbing avvengono sul posto di lavoro e si traducono in una serie di atteggiamenti persecutori messi in atto da un collega o dal proprio capo (in questo caso si può parlare anche di bossing). Questi gesti portano all’emarginazione di un soggetto nel contesto lavorativo, attraverso violenza psichica portata avanti nel tempo, che può provocare danni molto seri alla vittima.
Come si fa a riconoscere questa forma di violenza psicologica sul lavoro? A chi rivolgersi in caso di mobbing? In questa guida troverai le informazioni su come riconoscere il reato di mobbing sul lavoro, come fare a dimostrarlo e come difendersi contattando chi di competenza.
Il mobbing sul lavoro comprende ogni forma di comportamento messo in atto da parte di colleghi o del proprio capo che provoca violenza psicologica nei confronti di un lavoratore, con atteggiamenti di esclusione o emarginazione. Mobbing deriva dal verbo inglese “to mob”, che significa “prendere d’assalto, accalcarsi intorno a qualcuno”.
Il dipendente che subisce violenza da parte degli altri riceve un danno di tipo psicofisico, che lo porta a compromettere il normale svolgimento dell’attività lavorativa, al punto da decidere di dimettersi dal posto di lavoro.
Tra le tipologie di mobbing che si verificano più comunemente al lavoro, si può distinguere fra:
Tra gli esempi di mobbing verticale più frequenti ci sono:
Nei casi sopra riportati, si applica una forma di mobbing nota come mobbing strategico: l’obiettivo che si vuole raggiungere è quello di portare il dipendente alle dimissioni volontarie.
Oltre al mobbing perpetrato sul posto di lavoro, esistono anche altre tipologie di mobbing quali per esempio:
In questo momento in Italia non esiste una legge anti-mobbing, quindi non può essere punito direttamente come reato penale. In Unione europea esiste una risoluzione del Parlamento, la 2001/2339, a proposito del mobbing sul posto di lavoro, alla quale ha fatto seguito una direttiva che ha imposto ai vari Stati di legiferare sul mobbing in tempi brevi.
Possono comunque essere utilizzate alcune norme all’interno del nostro ordinamento giuridico da sfruttare per combattere contro il mobbing:
Nell’articolo 2087 nel Codice Civile si legge poi che il datore di lavoro ha il dovere di “adottare le misure necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei lavoratori”. Il base a questo principio, un datore di lavoro potrebbe essere chiamato a risarcire:
In caso di mobbing, un lavoratore avrà il diritto di dimettersi per giusta causa e fare dunque richiesta di disoccupazione NASPI: in tale evenienza, è possibile dimettersi in tronco, senza dare preavviso, ma si dovrà comunque fare causa all’azienda per dimostrare il mobbing.
Si può effettivamente parlare di mobbing sul lavoro se l’attività persecutoria dura più di 6 mesi e porta alle dimissioni da parte del lavoratore vittima, oltre che a una serie di disturbi psico-fisici, quali il disturbo post-traumatico da stress o quello da disadattamento lavorativo. Abbiamo visto che non esiste una legge sul mobbing, ma ci sono alcune sentenze della Cassazione in tema di diritto del lavoro alle quali poter fare riferimento.
Tali sentenze ribadiscono l’illegittimità di un comportamento attuato nel posto di lavoro che porti a sminuire o ledere l’integrità psico-fisica di un dipendente e l’obbligatorietà al risarcimento dei danni.
In più, esistono anche i principi presenti dello Statuto dei lavoratori, dove si può leggere che:
Riuscire a dimostrare di aver subito mobbing sul posto di lavoro è davvero complicato, proprio a causa della mancanza di una normativa a riguardo. Per riuscire a ottenere una tutela penale a favore della vittima di mobbing si deve, in pratica, dimostrare che chi ha subito il mobbing ha vissuto un’alterazione delle proprie condizioni di salute, con una lesione psico-fisica da mobbing.
Per agire civilmente, invece, e ricevere un risarcimento danni, si devono portare delle prove:
Avere dei testimoni è molto importante, anche se risulta piuttosto difficile riuscire a trovare un collega che si esponga per noi mettendosi contro il capo e dunque rischiando, a sua volta, di subire un atteggiamento di mobbing.
Ci sono, comunque, altre prove che possono dimostrare gli atti vessatori subiti, quali:
La domanda che bisogna porsi a questo punto è la seguente: il datore di lavoro, o la persona accusata di aver praticato mobbing su un dipendente, ha avuto una condotta di tipo doloso, ovvero ha agito in modo intenzionale, con lo scopo di arrecare un danno al lavoratore? Con l’intenzione, per esempio, di condurlo al licenziamento? Oppure con una condotta di tipo colposo? In base alla risposta le soluzioni da adottare per difendersi saranno differenti.
Se il mobber ha agito e compromesso l’integrità psicofisica di un lavoratore con una condotta di tipo colposo si potranno far valere contro di lui i reati di lesione:
Una condotta di tipo doloso nei confronti di un dipendente potrà tramutarsi in altri reati presenti nel Codice Penale, quali l’ingiuria e la diffamazione, entrambi sanzionati come delitti contro l’onore.
Nonostante non esista ancora nel nostro Paese una legge che rappresenti una tutela per tutte le persone che subiscono mobbing, che sia sul posto di lavoro o in altri contesti sociali, esiste comunque la possibilità di denunciare.
Lo si può fare inviando una lettera di diffida per mobbing al datore di lavoro, nella quale si comunica che il comportamento illegittimo adottato sul posto di lavoro causa malessere e danni che potrebbero essere rivendicati in sede giudiziaria.
Cercando su Internet o rivolgendosi al proprio Comune di residenza, poi, è possibile mettersi in contatto con uno sportello mobbing al quale denunciare l’accaduto. Gli sportelli hanno la funzione di:
La denuncia per mobbing può avvenire anche in forma anonima: si ha infatti il diritto di poter raccontare la propria storia ai giornali, in TV, in rete, chiedendo che la propria identità rimanga segreta.
Qualora il mobbing sia stato perpetrato attraverso minacce, molestie, maltrattamenti, anche solo di tipo verbale, o atti diffamatori, si può sporgere denuncia per mobbing alla polizia o ai carabinieri: inizieranno così le indagini di accertamento che potrebbero portare a un processo di tipo penale.
Si potrà anche agire civilmente, chiedendo un risarcimento per i danni subiti; bisognerà rivolgersi a un avvocato che si impegnerà a richiedere il risarcimento per danni di tipo:
Il mobbing consiste in tutti quegli atteggiamenti discriminatori e di emarginazione che provocano in un dipendente un danno di tipo psico-fisico, il quale può culminare con le dimissioni volontarie dal posto di lavoro.
Il bossing è una forma di mobbing messa in atto dal datore di lavoro nei confronti di un dipendente, con pratiche quali il demansionamento o l’esclusione da meeting e attività aziendali.
Il mobbing orizzontale è una forma di mobbing messa in atto nei confronti di un lavoratore da parte dei suoi colleghi di lavoro.
Il mobbing strategico è una forma di mobbing che ha come obiettivo quello di condurre il dipendente vessato al licenziamento volontario.