Mia figlia dal 2001 è stata socia e DIPENDENTE di una srl fino a luglio 2019 quando la ditta è fallita. Io sono stato l'amministratore unico. Mia figlia aveva il 40% delle quote sociali fino all'anno 2011, nel 2011 a causa di un bilancio in perdita fu fatto un aumento di capitale per risanare le perdite, solo mia figlia lo fece e quindi dal 40% salì al 70% delle quote (il capitale sociale era 100.000 euro e mia figlia ne versò altri 50.000 ). Dopo il fallimento l'INPS le ha pagato il TFR, ma qualche mese dopo le ha richiesto indietro l'intera cifra perchè, secondo loro, avendo il 70% del capitale non poteva essere DIPENDENTE ma DOVEVA essere amministratore e quindi essere iscritta e versare contributi INPS nella gestione separata e non come dipendente e non le spetta il pagamento del TFR pagato dal fondo di garanzia. Mia figlia ha fatto opposizione attraverso un sindacato, 2 Ispettori dell'INPS hanno interrogato me, mia figlia, gli ex dipendenti, le altre due socie di minoranza. Noi abbiamo giustificato e dimostrato che l'amministratore dovevo farlo io per ragioni di esperienza e capacità, se lo avesse fatto mia figlia l'azienda ne avrebbe sofferto. Inoltre mia figlia si è trovata in questa situazione perchè nel 2011 per salvare la ditta ed il lavoro ai dipendenti ha fatto un aumento di capitale che l'ha fatta salire al 70% delle quote di capitale. In questo momento, in attesa di vedere cosa risponderà l'INPS alla opposizione di mia figlia, vorrei sapere la vostra opinione sui seguenti 2 punti: Conviene opporsi all'INPS ? quante possibilità ci potranno essere di vincere ? Oppure conviene lasciar perdere l'INPS, restituire i soldi del TFR, e chiamare alle sue responsabilità il commercialista che ha commesso questo errore ? Tenete presente che il commercialista con il suo studio ci faceva tutto, prima nota, amministrazione, bilanci, buste paga, F24, ecc.. ecc.. Il commercialista che è l'unico responsabile di questa situazione, non ci ha mai detto nulla, se ce lo avesse detto avremmo trovato più di una soluzione per evitare questo problema. Quindi dovrebbe essere lui l'unico a pagare direttamente o con la sua assicurazione. Comunque il Commercialista che conosco bene è il tipo che non ammette mai gli errori e quindi sarà difficile arrivare ad una soluzione senza dover ricorrere al Tribunale. Inoltre anche in Tribunale non ammetterà certo l'errore, anzi troverà anche giustificazioni fantasiose, non vere e inimmaginabili. RIPETO LA DOMANDA: IN CASI COME QUESTO CI SONO PIù PROBABILITà DI VINCERE CONTRO L'INPS O CONTRO IL COMMERCIALISTA?
Buonasera, la risposta ai suoi quesiti esige il dovuto approfondimento giuridico della situazione,previo esame della documentazione in suo possesso relativa alla situazione descritta. Sono a disposizione per fornirle formale parere in merito,mi occupo di diritto del lavoro; mi può contattare ai recapiti che trova sul mio profilo. Cordiali saluti Avv. Valeria Pietra - Pavia
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Buongiorno. Dal 1988 al 2012 ho lavorato con gestione inpdap e dal 2012 ad oggi lavoro come badante. Ho 60 anni e 35 anni in totale. Quando vado in pensione come lavoro usurante? Leggi tutto