Buongiorno Il codice civile consente (con alcune eccezioni) il recesso del socio con diritto di rimborso della propria quota, ma è necessario verificare cosa dispongano in proposito lo statuto sociale ed eventuali patti parasociali, che dovrebbero essere in suo possesso. Un'altra soluzione per uscire dalla società è quella (che presuppone tuttavia un accordo con l'altro socio), della scissione non proporzionale. Si prevede, cioè, la divisione del patrimonio della società tra i soci evitando la liquidazione della stessa ma scindendola in due società dove ad ognuna farà capo uno dei due soci. Si tratta di un’operazione neutra, che non comporta trasferimento e pertanto non è soggetta a nessuna imposta diretta, ma solo all’imposta di registro di 200 euro. Altra soluzione, visto che il suo socio è in maggioranza, è quello di offrirgli in vendita la Sua quota; anche qui, comunque, bisogna esaminare le carte sociali sopra citate per verificare se abbiate una disciplina in proposito. E' possibile, poi, certamente dimettersi da amministratore. Quanto alla responsabilità per debiti sociali esiste una netta separazione tra patrimonio dei soci e patrimonio sociale (c.d. autonomia patrimoniale perfetta); una volta cancellata la società, in esito alla fase di liquidazione, tuttavia, i creditori sociali insoddisfatti potranno eventualmente aggredire il patrimonio dei soci nei limiti del valore della quota percepita in sede di liquidazione da ciascuno di questi. Quanto alla responsabilità come amministratore, è un discorso a parte, che tuttavia non mi pare essere stato sollevato nel Suo quesito. Se desidera assistenza specifica, anche per negoziare il Suo exit con l'altro socio, La informo che collaboro con un Studio specializzato, fra l'altro, proprio in questioni societarie, ove casi come il Suo e anche più complessi, sono all'ordine del giorno. Mi contatti, pure, senza impegno a: v.novelloATlegdlexPUNTOcom.