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Vendita mascherine a prezzi elevati: è sempre reato penale?

La speculazione sulle mascherine può rappresentare reato, ma non sempre rientra nell'illecito penale di cui all'art. 501 bis c.p.

mascherine vendita prezzo

In questo momento di emergenza sanitaria connessa alla situazione epidemiologica dovuta alla diffusione del covid-19 (coronavirus) la vendita di mascherine a prezzi particolarmente elevati potrebbe configurare il reato di cui all’art. 501 bis c.p.

È senz’altro deprecabile il comportamento di chi, in una situazione di emergenza sanitaria, tenta di speculare sulla vendita di merci, quali le mascherine, ritenute di primaria importanza. Tuttavia esistono dei distinguo da tener presente nell’applicazione della legge e nella sua interpretazione.

Mascherine a prezzi troppo alti: il Tribunale del Riesame di Lecce

In particolare, con ordinanza del 21 aprile 2020, il Tribunale del Riesame di Lecce si è così espresso: «la vendita di mascherine protettive, da parte di un operatore commerciale, ad un prezzo irragionevolmente elevato è una condotta suscettibile, in astratto, di integrare gli estremi del delitto di cui all’art. 501 bis c.p.: si tratta, infatti, di un’azione che rientra nel concetto di “manovra speculativa“, avente ad oggetto “beni di prima necessità“, realizzata “nell’esercizio di un’attività commerciale“».

Tuttavia «è necessario verificare se la condotta posta in essere, in considerazione delle dimensioni dell’impresa, della quantità delle merci vendute e della possibile influenza sui comportamenti degli altri operatori del settore, possa tradursi in un rincaro dei prezzi generalizzato o, comunque, diffuso. In caso contrario, essa si rivela insuscettibile di incidere sul “mercato interno” o […] sul “mercato locale” (inteso come un’ampia zona del territorio dello Stato), dunque non in grado di ledere la “pubblica economia” (quindi di influire sulla “situazione economica generale”), non rientrando nell’alveo applicativo del delitto previsto dall’art. 501 bis c.p.».

Facendo applicazione di tali principi, il Tribunale ha escluso che la vendita, da parte di un singolo ed isolato dettagliante, di circa 2.000 mascherine protettive ad un prezzo ingiustificatamente elevato possa integrare il delitto di manovre speculative su merci.

In pratica, a parere del collegio giudicante allo stato attuale della normativa, la vendita a prezzi ingiustificati di mascherine, disinfettanti, guanti e altri beni di prima necessità legati all’emergenza Coronavirus non integra, se non in ipotesi di manovre speculative realizzate su larga scala, l’illecito penale di cui all’art. 501 bis c.p. (manovre speculative su merci).

La sanzione amministrativa ipotizzata dall’Esecutivo, pur inserita in una bozza di decreto legge, non si è poi tradotta, allo stato, in alcun atto normativo. Ne deriva un pericoloso vuoto sanzionatorio, che verrà probabilmente specificamente normato nel momento in cui, come sembra ineluttabile in ragione dell’emergenza sanitaria in atto, verrà imposto, per legge, l’obbligo generalizzato di indossare la mascherina protettiva all’esterno del proprio domicilio (quantomeno nei luoghi pubblici chiusi).

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GIOVANNI CARBONE
Avvocato civilista
Avvocato civilista, ha conseguito anche un Master Universitario di II livello in Diritto amministrativo. È inoltre esperto di diritto civile e diritto penale e parla fluentemente il francese.
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