Codice Ateco escort in vigore dal 1° aprile 2025: cosa è cambiato?
I primi giorni della primavera 2025 hanno portato una novità rivoluzionaria: è stato, infatti, introdotto il codice Ateco per escort e sex worker. Vediamo cosa è successo a partire da quel momento.
- Fino a qualche mese fa, i/le sex worker potevano lavorare come autonomi, senza commettere un reato.
- Tuttavia, non avevano la possibilità di aprire la partita IVA, emettere fattura e pagare imposte e contributi.
- Oggi le cose sono diverse, grazie all’introduzione di un nuovo codice Ateco per i servizi offerti da escort e operatori del sesso.
Quando si pensa alla prostituzione (non solo al femminile, ma anche al maschile), solitamente ci sono due scuole di pensiero. C’è chi pensa che regolarizzare la posizione dei lavoratori del sesso sarebbe il modo migliore per dare a queste persone pari diritti e dignità, offrendo loro la possibilità di pagare imposte e contributi, come qualsiasi altro contribuente.
E chi, permeato e indottrinato da un contesto sociale in cui la religione ha un peso considerevole nel forgiare certi pensieri, vede il sesso a pagamento come qualcosa di oltraggioso, vergognoso, segno di decadenza e immoralità.
Eppure, fazioni a parte, da tempo si parla proprio di questo: di rendere quello della prostituzione un mestiere in regola anche dal punto di vista fiscale – ricordiamo, infatti, che la prostituzione in Italia non è un reato.
Le cose dovrebbero quindi essere già cambiate, anche a livello teorico, dato che, dal 1° aprile 2025, è in vigore il codice Ateco per le attività di escort e sex worker. Vediamo, allora, quali scenari si sono aperti negli ultimi mesi proprio in relazione a questa novità.
Codice Ateco escort: cosa cambia
La nuova classificazione ISTAT delle attività economiche Ateco 2025, operativa nel Registro delle Imprese, ha portato, dal 1° aprile 2025, alla creazione di un codice Ateco che può essere utilizzato da quelle persone che svolgono attività di escort e sex worker.
Nello specifico:
- si tratta del codice 96.99.92;
- la sua denominazione specifica è “servizi di incontro ed eventi simili“.
Si tratta di una vera e propria svolta, che ha un peso e un valore considerevole, sia a livello fiscale, sia sociale, ma che, fin dalla sua approvazione, ha suscitato non poche polemiche, non solo da parte dell’opinione pubblica, ma anche di giuristi e professionisti che operano in ambito legale.
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La prostituzione è legale in Italia?
Questo argomento genera, spesso, grande confusione, nel senso che buona parte degli italiani è convinta che la prostituzione – quindi offrire servizi sessuali in cambio di denaro – sia una pratica vietata dalla legge.
La realtà è ben diversa. In Italia, infatti, quello svolto dai professionisti del sesso non è un mestiere illegale. Le difficoltà presenti finora erano, infatti, legate all’impossibilità di trovare una quadra fiscale, che permettesse di regolamentare questa attività.
Le case chiuse (le ben note “case di tolleranza”) sono state infatti abolite dalla legge Merlin (n. 75/1958), che non ha però proibito l’attività autonoma e non intermediaria.
Questo sistema ha però favorito la proliferazione di pratiche non consentite dalla legge (che sono quindi punibili penalmente), quali:
- lo sfruttamento e e il favoreggiamento della prostituzione;
- il reclutamento o l’induzione alla prostituzione;
- la gestione di immobili destinati alla pratica di attività sessuali a pagamento.
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Inquadramento fiscale escort e possibili sviluppi
Uno dei punti più criticati del nuovo codice Ateco è relativo a una sua incompatibilità con il codice penale. La sua descrizione, infatti, comprende non solo la dicitura “fornitura o organizzazione di servizi sessuali”, ma anche la gestione di locali e incontri destinati a incontri di natura sessuale.
Questa seconda parte è piuttosto controversa in quanto va proprio in contrapposizione con i divieti che abbiamo citato, quale quello di punire chi favorisce o induce altri a prostituirsi fornendo gli immobili nei quali farlo. La legge prevede, infatti, la pena della reclusione da quattro a otto anni e la multa da 5.000 a 25.000 euro per chiunque organizza, traendone profitto, la prostituzione altrui.
Un altro problema legale potrebbe poi essere legato alla privacy dei clienti: come sarà possibile inviare al Sistema di Interscambio le fatture elettroniche, mantenendo al contempo la riservatezza dei dati personali?
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Sex worker e partita IVA
Per quanto riguarda, invece, il trattamento prettamente fiscale, il nuovo codice ateco 96.99.22 (che ricordiamo è la “classificazione delle attività economiche adottata dall’ISTAT per finalità statistiche, cioè per la produzione e la diffusione di dati statistici ufficiali”) permette, di fatto, ai e alle sex worker di aprire la partita IVA e di emettere fattura.
I lavoratori e le lavoratrici del sesso avranno, quindi, la possibilità di scegliere, in relazione al proprio fatturato, tra:
- il regime forfettario, se i loro incassi non superano gli 85.000 euro annui;
- il regime ordinario.
Il nuovo codice Ateco, comunque, include anche altre tipologie di servizi alla persona, quali possono essere quelli di accompagnamento proposti dalle agenzia matrimoniali e d’incontro, l’organizzazione di feste e cerimonie, le attività di speed networking, i servizi di cura degli animali domestici.
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