Quanti soldi si possono tenere in casa?
La legge non fissa un limite massimo di contanti che si possono custodire nell'abitazione, ma il Fisco e la Polizia possono intervenire in caso di sproporzione con il reddito dichiarato o di indizi di reato.
- La legge italiana non stabilisce nessun limite alla quantità di denaro contante che si può detenere in casa.
- Il possesso di contanti in casa non richiede al contribuente di dimostrarne la provenienza lecita (a differenza dei versamenti in banca).
- La Polizia Giudiziaria può accedere all’abitazione per controlli sui contanti solo con autorizzazione del magistrato, rilasciata esclusivamente in presenza di indizi di illeciti penali.
Custodire un “tesoretto” di contanti in casa è perfettamente lecito e non esiste una norma che ne vieti la detenzione in qualsiasi volume. La convenienza, tuttavia, è bilanciata da due fattori principali: la sicurezza e il rischio fiscale indiretto. Mentre il denaro sul conto corrente è sottoposto alla presunzione legale (ovvero, i versamenti ingiustificati sono considerati reddito non dichiarato), il denaro detenuto in casa non attiva automaticamente tale presunzione.
La detenzione di contanti può essere necessaria quando non è possibile dimostrarne la provenienza, come nel caso di un erede che trovi denaro non dichiarato. Simili ipotesi sono però riconducibili a un’origine criminosa del denaro: si tiene in casa perché non lo si può depositare in banca.
Quando si può rischiare un controllo fiscale a causa di un eventuale deposito di contanti nella propria abitazione? Vediamo cosa dice la normativa in materia e in quali casi ci può essere il rischio di un’eventuale perquisizione da parte delle Forze dell’Ordine.
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Soldi in casa non dichiarati: cosa rischio?
Il rischio fiscale non deriva dalla detenzione in sé, ma dalla potenziale sproporzione tra la somma custodita e il reddito dichiarato. Ad ogni modo, sappi che l’Agenzia delle Entrate non può accedere liberamente alla tua abitazione per verificare il contante.
Tuttavia, una enorme sproporzione tra il denaro presente in casa e il reddito dichiarato può essere assunta come indizio di evasione o di commissione di illeciti penali. Per esempio, risulta sospetto un pensionato con reddito mensile basso che custodisca centinaia di migliaia di euro in contanti.
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Tenere soldi contanti in casa: può essere un reato?
Detenere contanti in casa non è di per sé un reato, quindi. Tuttavia, la detenzione può portare al sequestro preventivo del denaro se emergono presunzioni gravi, precise e concordanti sulla sua possibile origine illecita.
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 37329/2025, ha confermato il sequestro di 75mila euro in contanti trovati a un soggetto disoccupato da anni, privo di reddito e con precedenti penali specifici, incapace di giustificare tale somma. L’insieme di questi elementi ha fatto ipotizzare un collegamento con attività criminali, legittimando l’intervento della magistratura.
La polizia giudiziaria può infatti fare accesso all’abitazione e, di conseguenza, controllare il contante solo su autorizzazione preventiva del magistrato, rilasciata in presenza di indizi di illeciti penali.
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Con quanti soldi contanti si può circolare e tenere in tasca?
Anche per la circolazione e la detenzione di contanti sulla persona non esiste un limite massimo fissato dalla legge. Si possono teoricamente portare con sé milioni di euro, a patto che il denaro non sia di provenienza illecita.
Il limite legale rilevante riguarda l’utilizzo dei contanti nei pagamenti. L’importo massimo per i pagamenti in contanti tra soggetti diversi è attualmente di 5.000 euro. Questo limite si applica a chi riceve o effettua il pagamento, non a chi detiene la somma.
Quanti contanti si possono versare in banca?
Non esiste un limite massimo alla somma di denaro contante che si può versare sul proprio conto corrente. Il problema non è la quantità versata, ma l’onere della prova che si attiva con l’operazione bancaria. Nel momento in cui si depositano contanti sul conto corrente, l’Agenzia delle Entrate può verificare l’operazione e chiederne la giustificazione.
Se non viene fornita una prova scritta della provenienza lecita (per esempio, donazioni documentate, vendita di beni, vincite già tassate), il Fisco è autorizzato a presumere che i versamenti ingiustificati siano reddito in nero, facendo scattare l’accertamento fiscale e le sanzioni. Solitamente, comunque, i controlli scattano quando viene superato l’importo di 10.000 euro al mese.
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