PNRR: cos’è e a cosa serve

Il limite dell’uso di contanti nelle transazioni fra privati o con la Pubblica amministrazione consiste in una soglia massima che può essere scambiata. Alla base delle disposizioni in vigore c’è la legge antiriciclaggio e una strategia più ampia messa in campo dal Governo per combattere l’evasione fiscale.
I limiti nell’uso di contante nel tempo sono cambiati. Per esempio, il decreto Milleproroghe aveva portato alcune novità che sono state in vigore per tutto il 2022, quando il limite per i pagamenti in contante era di 2.000 euro. Dal 1° gennaio 2023, il nuovo Governo ha stabilito un nuovo tetto.
Ripercorriamo insieme l’evoluzione del limite sui pagamenti in contanti in Italia, con un focus sui cambiamenti introdotti nel 2023 e il dettaglio delle sanzioni da pagare per chi non dovesse rispettarli.
Il tetto massimo per i pagamenti in contanti fissato nel 2022 è pari a 2.000 euro, limite che era già in vigore nei due anni precedenti. Dopo una prima decisione per la quale il limite sarebbe sceso a 1.000 euro, un emendamento approvato dal decreto Milleproroghe ha confermato invece la soglia di 2.000 euro per tutto il 2022.
La decorrenza di tale limite è stata confermata già a partire dal 1° gennaio 2022. Per il 2023 era stato fissato un limite ancora più stringente, per il quale sarebbe possibile scambiare in contanti fino a un massimo di 1.000 euro. Tale norma è stata spazzata via dal nuovo Governo.
A partire dal 1° gennaio 2023, il nuovo limite massimo fissato per i pagamenti in contanti corrisponde a 5.000 euro. Il nuovo tetto introdotto dal Governo, che è stato oggetto di numerose discussioni e che in precedenza era stato addirittura ipotizzato a 10.000 euro, si pone in controtendenza rispetto alla strategia passata.
In un momento storico in cui l’utilizzo del contante rappresenta un possibile veicolo di trasmissione del covid-19, infatti spingere i consumatori a utilizzarlo sempre meno, prediligendo i pagamenti elettronici, era un ottimo modo non solo per rendere il denaro tracciabile, ma anche una mossa vincente per la salute pubblica.
Chi non rispetterà il nuovo limite per il pagamento in contanti sarà soggetto al pagamento di alcune sanzioni, che saranno applicate solo a chi effettua la dazione di denaro ma anche quello che lo riceve.
Le regole prevedono che:
Per quanto riguarda, invece, il versamento di contanti in banca, non sono stati previsti dei limiti – salvo che, in base al principio di congruità, se quanto versato è di gran lunga superiore a quanto indicato sulla dichiarazione dei redditi, potrebbero scattare dei controlli da parte del Fisco.
La soglia massima relativa al limite di contanti ha subito un’evoluzione nel tempo in base alle legislazioni che si sono susseguite e agli interventi governativi. Per esempio, fino al 2016, il tetto massimo per la circolazione del denaro contante era pari a 1.000: con la legge di Stabilità dello stesso anno è stato portato a 3.000 euro.
Quello attuale rappresenta il primo cambiamento introdotto da quel famoso 2016, quando l’innalzamento della soglia massima di denaro contante aveva provocato non poche reazioni negative, sebbene l’allora ministro dell’economia Padoan avesse escluso una correlazione diretta fra denaro contante ed evasione fiscale.
Tornando indietro, invece, possiamo notare un’inversione di tendenza e un nuovo passo in avanti nel periodo intercorso fra il 2007 e il 2010, quando il limite di contanti è passato da 5.000 euro e 12.500 euro, poi poi ritornare al tetto massimo di 5.000 nel 2010.
Nella tabella in basso sono state riepilogate tutte le variazioni che hanno contrassegnato la soglia di denaro contante dal 1991, quando era ancora in vigore la lira, al 2023, anno a partire dal quale la soglia sarà pari a 5.000 euro.
Norma di riferimento | Decorrenza | Limite pagamento contanti |
Art. 1 Dl 143/1991 | 09/05/1991 | 20.000.000 di lire |
Limite Utilizzo Contanti convertito in Euro | 01/01/2002 | 10.329,14 euro |
Articolo 49, Dlgs 231/2007 | 26/12/2002 | 12.500,00 euro |
Articolo 49, Dlgs 231/2007 | 30/04/2008 | 5.000,00 euro |
Articolo 32, Dl 112/2008 | 25/06/2008 | 12.500,00 euro |
Articolo 20, Dl 78/2010 | 31/05/2010 | 5.000,00 euro |
Articolo 2, Dl 138/2011 | 13/08/2011 | 2.500,00 euro |
Articolo 12, Dl 201/2011 | 06/12/2011 | 1.000,00 euro |
Legge di stabilità 2016 | 01/01/2016 | 3.000,00 euro |
Legge di Bilancio 2020, L. 160/2019 | 01/07/2020 | 2.000,00 euro |
Emendamento al decreto Milleproroghe – Decreto Legge 30 dicembre 2021 n. 228 | 01/01/2022 | 2.000,00 euro |
Legge di Bilancio 2023, L. 29 dicembre 2022, n. 197 | 01/01/2023 | 5.000,00 euro |
L’impegno del Governo per limitare il riciclaggio di denaro e combattere contro l’evasione fiscale non si limiterà soltanto all’abbassamento della soglia massima prevista per i pagamenti in contanti.
Ci saranno anche altre misure da dover rispettare, tra le quali rientrano:
Il limite per i pagamenti in contante di 2.000 euro non è invece valido per gli stranieri non residenti, per i quali è previsto un tetto massimo di 14.999,99 euro.
Paese | Tetto contanti in vigore |
Grecia | 500 euro |
Spagna, Francia, e Svezia | 1.000 euro |
Romania | 2.000 euro |
Danimarca | 2.700 euro |
Belgio e Portogallo e Lituania | 3.000 euro |
Polonia | 3.300 euro |
Lettonia | 5.000 euro |
Lettonia | 7.200 euro |
Repubblica Ceca e Malta. | 10.000 euro |
In Austria, Germania, Lussemburgo, Olanda, Ungheria, Irlanda, Estonia, Finlandia e a Cipro, invece, non ci sono limiti ai pagamenti in contanti. A dicembre 2022, il Consiglio dell’Unione europea ha introdotto un tetto massimo per i pagamenti in contanti a 10.000 euro.
Dal 1° gennaio 2023 sarà possibile pagare in contanti un importo massimo di 5.000 euro.
In Italia non esiste un vero e proprio limite per il prelievo di contanti: sono i singoli istituti di credito che stabiliscono delle soglie giornaliere e mensili.
La legge sul tetto ai contanti non prevede alcuna limitazione sull’importo di denaro che si può conservare in casa, fermo restando che non si tratta di una scelta consigliata, vista l’inflazione attuale.