Conto corrente cointestato e accertamento bancario: come funzionano i controlli
Il conto corrente cointestato può essere soggetto ad accertamento fiscale da parte dell'amministrazione finanziaria. Scopri a quali condizioni e con che limiti nel seguente articolo.
- Il conto corrente cointestato è un conto presso un istituto postale o bancario tramite il quale più soggetti titolari realizzano operazioni.
- La Cassazione, soprattutto di recente, è più volte intervenuta al fine di stabilire quali siano i limiti dell’accertamento fiscale sul conto corrente cointestato.
- Anche rispetto ai conti correnti cointestati è infatti possibile effettuare un accertamento mediante presunzione legale.
Più volte ci siamo occupati della disciplina del conto corrente e della particolare fattispecie del conto corrente cointestato. Questo è un istituto che comporta indubbi vantaggi, tra i quali quello di realizzare in modo semplice e facile le operazioni bancarie da parte di più soggetti.
Tuttavia, ne può derivare anche una serie di svantaggi. Per esempio, se tuo marito è soggetto ad accertamento fiscale e avete un conto cointestato, l’accertamento si estende anche a questo conto, ponendo sotto i riflettori anche le tue spese, operazioni o versamenti.
Nel seguente articolo ti spiegheremo come può avvenire l’accertamento fiscale su conto corrente cointestato ed entro quali limiti.
Conto corrente cointestato: come funziona
Può accadere che il titolare del conto corrente bancario non sia un singolo soggetto: possono infatti anche essere aperti i cosiddetti conti correnti cointestati, cioè dove vi sono più titolari. Il conto cointestato si può aprire anche in Posta.
In questo caso, le operazioni potranno essere effettuate da entrambi i soggetti, in base regole diversa a seconda che:
- siano a firma congiunta: serve l’autorizzazione di ciascuna delle parti per eseguire le singole operazioni;
- o siano a firma disgiunta: in tale ipotesi, invece, ciascuno dei cointestatari può compiere operazioni bancarie, senza l’autorizzazione degli altri.
In genere, si ritiene che le somme versate sul conto cointestato appartengano in parti uguali a ciascuno dei contitolari. Questi ultimi possono però pattuire quote differenti: per farlo serve un accordo scritto.
L‘ipotesi più frequente di conto cointestato è quella tra coniugi oppure tra genitori e figli, giacché comporta numerosi vantaggi, come quello di gestire efficientemente i bisogni della famiglia oppure di consentire ai figli di prelevare per conto del genitore anziano.
Per saperne di più in merito, approfondisci l’argomento leggendo anche: Conto corrente cointestato: la guida
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Conto corrente cointestato e accertamento fiscale
L’amministrazione finanziaria può procedere a effettuare degli accertamenti bancari sul conto corrente cointestato, soprattutto quando i cointestatari abbiano particolari rapporti di parentela. A tal proposito, la Corte di Cassazione ha sostenuto che è possibile individuare movimenti non giustificati anche sui conti correnti cointestati.
I controlli possono essere di tre tipi:
- conti intestati al contribuente soggetto di attenzione da parte dell’amministrazione finanziaria;
- conti cointestati al contribuente e ai suoi congiunti;
- conti intestati solo ai congiunti, sui quali il contribuente ha delega ad agire.
Nell’esercizio dell’attività di accertamento, il Fisco può chiedere alla banca o all’ente creditizio o finanziario i documenti che reputa più opportuni. Questi documenti devono riguardare i rapporti che sono intrattenuti dal cliente, anche con soggetti terzi. È necessario, però, che il conto sia direttamente, anche tramite delega, nella sua disponibilità.
Per quanto riguarda le condizioni per l’accertamento, queste sono:
- la formale intestazione del conto;
- oppure la disponibilità di fatto del conto.
In queste circostanze, diventa operativa la presunzione per cui gli importi versati sui conti correnti cointestati devono essere considerati provenienti dall’attività lavorativa svolta dal contribuente soggetto ad accertamento.
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Conto corrente cointestato e meccanismo presuntivo
Con riguardo al conto corrente cointestato si è di recente posta la questione circa la possibilità di procedere ad alcuni accertamenti da parte del Fisco, nel caso in cui sia cointestato a due coniugi.
La questione è stata affrontata in diverse pronunce della Cassazione, dove, sostanzialmente, è stata data ragione al fisco, il quale aveva proceduto ad un accertamento mediante metodo presuntivo e non solo.
Laddove sui conti vi siano movimenti poco trasparenti, la Cassazione ha affermato che sia possibile procedere ad un accertamento mediante il meccanismo presuntivo, secondo la presunzione legale del maggior reddito.
Possono essere soggetti ad accertamento:
- lavoratore autonomo;
- lavoratore a Partita IVA, commerciante; dipendente privato o pubblico;
- privato cittadino;
- pensionato.
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Conto cointestato tra coniugi
Una delle ipotesi più comuni di conto corrente cointestato è quello tra coniugi: è proprio rispetto ad un conto cointestato tra coniugi si è posto il problema dell’accertamento da parte dell’Agenzia delle Entrate.
Nel caso in esame, sul conto erano state versate somme solo dalla moglie, ma erano poi state prelevate dal marito in un secondo momento. Nonostante si trattasse di un conto corrente cointestato, si è ritenuto che, in mancanza di un espresso consenso della moglie, il marito ha posto in essere una condotta illecita.
La scelta della Cassazione di dare ragione al fisco è stata piuttosto innovativa, perché, in sostanza, si afferma che, anche ove il conto corrente sia cointestato, se le somme sono versate da un unico cointestatario, queste sono di sua proprietà.
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Controlli fiscali sul cc cointestato e prova
L’accertamento sul conto corrente è effettuato, anche se cointestato, tramite presunzione di maggior reddito. Cosa significa? L’amministrazione finanziaria determina il reddito del soggetto in base alle spese che lo stesso ha sostenuto: è èroprio per questo che si parla di presunzione.
Vi è poi un’inversione dell’onere della prova, perché a quel punto è il contribuente a dover provare la legittima provenienza delle risorse con cui ha provveduto alle spese.
Questo è stato anche chiarito dalla Cassazione in una recente ordinanza, la n. 18245 del 2022. Il caso era stato presentato da un contribuente che era dipendente pubblico. A quest’ultimo erano stati contestati dei versamenti effettuati sul proprio conto corrente.
Il ricorso era stato, in prima istanza, rigettato dalla Commissione tributaria di primo grado, per poi essere accolto dalla Commissione di secondo grado. Il contribuente aveva versato sul conto corrente sia il reddito come dipendente pubblico sia vincite da gioco maturate all’estero, ma non aveva dato prova dell’effettiva provenienza di queste somme.
La Cassazione sul punto ha ritenuto che il contribuente avesse provato solo gli accessi alle case da gioco e non le vincite. Quindi, rispetto a questi versamenti, poteva operare la presunzione di maggior reddito. La Suprema Corte, inoltre, ha ribadito che la presunzione legale relativa alla disponibilità di maggior reddito è desumibile anche dai movimenti bancari. Questa opera per tutti i contribuenti, non solo per i titolari di impresa.
I giudici hanno sostenuto che i versamenti ingiustificati su conti correnti bancari, anche di dipendenti privati, pubblici e pensionati, sono considerati ricavi.
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Onere della prova contraria
Il contribuente può però provare che quei versamenti ingiustificati non costituiscono ricavi, quindi può fornire la c.d. prova contraria. Questo onere può essere assolto anche mediante presunzioni semplici, da sottoporre a verifica del giudice.
Il contribuente deve individuare i fatti noti dai quali è possibile dedurre i fatti ignoti, correlando ogni indizio ai movimenti bancari. Gli indizi devono essere gravi, precisi e concordanti.
In sintesi, le operazioni bancarie di versamento hanno efficacia presuntiva di maggiore disponibilità reddituale per tutti i contribuenti, salvo idonea giustificazione.
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Conto corrente cointestato – Domande frequenti
Il conto corrente cointestato è un conto di cui più soggetti sono titolari. che potrebbe comportare rischi di natura fiscale, oppure legati a liti tra gli eredi in caso di morte di un cointestatario.
L’accertamento fiscale sul conto corrente cointestato avviene in base a presunzione di maggior reddito, cioè i versamenti effettuati si presumono reddito da attività lavorativa.
L’accertamento fiscale su conto corrente è ammissibile nel rispetto di determinate regole: scopri di più sulle ultime sentenze della Cassazione nella nostra guida.
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