Conto corrente cointestato: la guida
Che cos'è un conto corrente cointestato? Come funziona? Quali sono le regole, per esempio in caso di successione? Cosa accade se uno dei correntisti muore? Trovi tutto quello che c'è da sapere nella guida di deQuo.
- Il conto corrente cointestato è un contratto concluso con la banca per gestire somme di denaro che prevede la presenza di più titolari.
- Può essere a firma congiunta – in questo caso le operazioni devono essere autorizzate da entrambe le parti – o a firma disgiunta, cioè ciascuno può compiere le operazioni individualmente.
- Il conto corrente deve necessariamente nascere cointestato, non può divenire tale in un secondo momento.
Il conto corrente è un contratto che viene concluso con la banca. Può essere cointestato quando i titolari sono più soggetti, sia due o più di due. Questo istituto comporta molteplici vantaggi di varia natura, soprattutto quando devono essere prese delle decisioni celermente.
Nel seguente articolo esamineremo l’istituto e le varie implicazioni. Ci soffermeremo sulle conseguenze nell’ipotesi di successione e sulle regole che vengono adottate in caso di operazioni fondamentali, come il prelievo.
- Conto cointestato: cos’è?
- Conto corrente cointestato genitore figlio
- Quanto si può prelevare da un conto corrente cointestato?
- Conto corrente cointestato alimentato da un solo coniuge
- Trasferimento denaro da conto cointestato a conto monointestato
- Rischi conto corrente cointestato
- Conto corrente cointestato: quando il prelievo è appropriazione?
- Conto corrente cointestato in caso di morte
Conto cointestato: cos’è?
Il conto corrente cointestato è un contratto stipulato tra due o più soggetti e un istituto di credito. Questo deve necessariamente nascere cointestato: ciò significa che non può in alcun modo essere trasformato in un conto corrente cointestato in un secondo momento.
Il contratto in questione consente di realizzare più operazioni, anche separatamente, agli intestatari. Questi sono considerati creditori o debitori in solido rispetto al saldo del conto corrente. Dunque, è possibile affermare sul punto che:
- il conto corrente può essere intestato a più persone;
- queste ultime possono avere la facoltà di eseguire operazioni agendo separatamente (firma disgiunta) o congiuntamente (firma congiunta);
- inoltre, i cointestatari sono considerati condebitori e concreditori in solido del saldo.
Come già anticipato, il contro corrente cointestato può essere a:
- a firma congiunta: in questo caso è possibile compiere tutte le operazioni solo con il consenso di entrambi i cointestatari;
- a firma disgiunta: in tale ipotesi ogni cointestatario può compiere individualmente le operazioni, senza il consenso o la firma dell’altro.
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Conto corrente cointestato genitore figlio
Tra le ipotesi più comuni di conto corrente cointestato, c’è quello concluso da genitori e figli, o anche tra coniugi. Questo potrebbe essere uno strumento molto utile per genitori e figli in quanto offre diversi vantaggi, come per esempio:
- un risparmio sul pagamento delle spese di gestione,;
- la possibilità di accreditare diverse entrate sullo stesso conto;
- la facilità di gestione dei soldi laddove dovessero verificarsi imprevisti.
Se, in via esemplificativa, uno dei genitori non è in grado di recarsi allo sportello, perché disabile, potrebbe direttamente prelevare il figlio. Dobbiamo però distinguere a seconda che il conto corrente sia a firma disgiunta o congiunta.
Nel primo caso, ciascuna delle parti può:
- prelevare con il bancomat;
- effettuare pagamenti;
- ricevere ed effettuare bonifici;
- emettere assegni;
- gestire i titoli separatamente.
Nel secondo caso, invece, possono essere compiute le predette operazioni solo se vi è il consenso dell’altro cointestatario.
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Quanto si può prelevare da un conto corrente cointestato?
I titolari del conto corrente cointestato, normalmente, possono prelevare le somme che reputano più opportune, nei limiti che sono stati pattuiti con la banca. L’istituto di credito, infatti, pone sempre dei limiti alle somme che possono essere quotidianamente prelevate.
Inoltre, sono previsti dei limiti imposti anche dalla legge. Questa, infatti, impone di non prelevare mai una somma superiore a quella della propria quota di comproprietà. Tale quota deve essere individuata dalle parti, che però, molto spesso, non provvedono a tale adempimento con il contratto. Quindi, la giurisprudenza ha affermato che, in assenza di un patto contrario, bisogna presumere che il conto vada diviso in parti uguali. Se le parti del conto cointestato sono due, la quota è pari alla metà, se invece sono tre persone, a ciascuna spetta un terzo.
Se si vogliono stabilire quote diverse, cioè non in parti uguali, è necessaria una specifica pattuizione, in forma scritta. In assenza di pattuizione, la divisione non assume rilievo nei confronti della banca, perché rispetto all’istituto di credito, i cointestatari sono obbligati in solido. Quindi, ciascuna parte può chiedere anche una somma superiore alla propria quota. La banca non è tenuta a verificare se il richiedente ha effettuato un prelievo per un importo superiore.
Tuttavia, il cointestatario che preleva la somma superiore è debitore nei confronti dell’altro che può agire in rivalsa. Non può, invece, agire in rivalsa nei confronti della banca, che non è obbligata.
Come prelevare da un conto cointestato?
Anche in caso di prelievo si pone il problema delle modalità che devono essere adottate in caso di conto cointestato.
Se il conto cointestato è a firma disgiunta, non si pongono problemi. Se, invece, è a firma congiunta è necessaria la firma di ciascuno dei cointestatari.
Conto corrente cointestato alimentato da un solo coniuge
Normalmente, il saldo del conto corrente cointestato spetta in via presuntiva per il 50% a ciascuno dei coniugi. Tuttavia, se il conto è alimentato da un solo coniuge o prevalentemente da tale coniuge e i coniugi siano in regime di separazione dei beni, il saldo spetta integralmente al coniuge che ha alimentato il conto corrente.
Se il conto corrente è, invece, alimentato anche solo in parte dall’altro, si deve accertare che siano state utilizzate le somme. Il coniuge che abbia alimentato in via secondaria il conto potrebbe già aver beneficiato delle sue somme. In ogni caso, la divisione deve essere proporzionata alla quota di ciascuno.
Se, invece, i coniugi sono in comunione legale, allora le somme versate entrano in comunione, salvo le eccezioni previste dalla legge alla comunione, quindi opera la regola generale. Quindi, a ciascuno dei coniugi spetta il 50% delle somme versate, anche se il conto è alimentato da un solo coniuge.
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Cosa non si può fare con un conto cointestato?
Con il conto corrente cointestato, in realtà, si può fare tutto quello che è possibile fare in caso di conto corrente ordinario. Come già detto, si deve tuttavia distinguere tra conto corrente a firma disgiunta e congiunta. Nel primo caso, possono essere compiute tutte le operazioni ammissibili.
Nel secondo caso, le parti devono previamente autorizzate le operazioni da concludere. Queste operazioni, possono essere poste in essere solo se c’è la firma di entrambi i coniugi.
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Estinzione conto corrente cointestato firme disgiunte
Per chiudere il conto corrente, anche se cointestato, è necessario fare una richiesta alla banca. Se il soggetto titolare non è dotato della capacità giuridica, la richiesta può essere effettuata dal rappresentante legale.
Le persone delegate dagli intestatari ad operare sul conto non possono, invece, chiedere la chiusura. Potrebbe però essere espressamente concordato che il delegato abbia anche tale facoltà.
Se il conto corrente è a firma disgiunta, è sufficiente che la chiusura sia firmata da un solo cointestatario, mentre se è un a firma congiunta è necessaria la firma di tutti i cointestatari.
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Trasferimento denaro da conto cointestato a conto monointestato
I coniugi potrebbero essere interessati a trasferire denaro da conto cointestato al conto di uno solo dei coniugi. Il trasferimento è sempre ammesso, non vi è limite alcuno.
Un tempo si riteneva che potesse integrare una liberalità, una forma di donazione indiretta. Il codice civile, però, vietava le donazioni tra coniugi, dunque, questa operazione destava comunque dei dubbi della dottrina e della giurisprudenza. Il problema non si poneva per i cointestatari che non fossero coniugi.
Ad oggi, questa disposizione è stata abrogata: per questa ragione è possibile anche un trasferimento da un conto corrente cointestato ad uno monointestato.
Come sempre, ci sono delle differenze a seconda che il conto sia congiunto o disgiunto:
- nel caso in cui sia congiunto, è necessaria la firma di entrambi i coniugi;
- nel secondo caso, invece, non è necessaria la firma di entrambi.
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Rischi conto corrente cointestato
Il conto corrente cointestato può comportare anche alcuni rischi, oltre che molteplici vantaggi. In primo luogo, il conto corrente cointestato può attirare l’attenzione dell’Agenzia delle Entrate, che potrebbe decidere di svolgere dei controlli sui prelievi di denaro illecito.
Molto spesso, il controllo è effettuato per verificare la regolarità del prelievo IRPEF. La Cassazione ha stabilito che il fisco può procedere a delle valutazioni sulla regolarità dei movimenti, al fine di stabilire se sono illeciti. Un’altra possibile conseguenza indesiderata in caso di conto cointestato è il pignoramento.
Se uno dei coniugi è inadempiente ad una propria obbligazione, il creditore può decidere di pignorare il conto corrente cointestato. Questa è una procedura esecutiva, tramite la quale il creditore si soddisfa in via coattiva. Assume le forme del pignoramento presso terzi, perché in sostanza comunque è effettuato nei confronti della banca, che dispone del denaro per conto del correntista.
Tuttavia, in questo caso, il pignoramento può avere ad oggetto solo la quota del correntista inadempiente. Quindi, se non è disposto diversamente dalle parti, può essere pignorato il 50% delle somme presenti sul conto corrente.
La stessa banca potrebbe decidere di compensare un proprio credito vantato nei confronti del correntista. Per esempio, se Tizio è intestatario di un conto con Caio, se quest’ultimo è debitore della banca, questa può prelevare direttamente dal conto senza che sia altrimenti autorizzata, nei limiti della quota di Caio.
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Conto corrente cointestato: quando il prelievo è appropriazione?
Normalmente, il cointestatario può prelevare solo nei limiti della propria somma. Se il cointestatario preleva una somma superiore a quella che è la quota propria, la condotta può integrare il reato di appropriazione indebita. Questo accade sia se il conto è a firma congiunta sia se è a firma disgiunta.
L’azione penale può essere per appropriazione indebita, se il co-intestatario, nonostante l’autorizzazione a compiere separatamente le operazioni bancarie, anche in assenza di consenso espresso o implicito degli altri intestatari, preleva una somma superiore alla propria quota. In questo caso, è necessario che sia stata sporta una querela presso la polizia o in procura.
Può anche essere esercitata un’azione civile per ottenere la restituzione della somme dovute, che superano la quota di spettanza. Se la somma, quindi, è prelevata ed utilizzata per scopi personali, è possibile agire giudizialmente in tutela del proprio diritto.
Cosa succede se le parti sono due coniugi? Il reato di appropriazione indebita non può essere contestato da un coniuge all’altro. Infatti, il codice penale esclude che siano perseguibili nell’ambito familiare reati contro il patrimonio. La norma è posta in tutela dei rapporti familiari, ritenuti prevalenti rispetto alla tutela del patrimonio.
Puoi approfondire l’argomento leggendo anche: Reato di appropriazione indebita: significato, esempio, pena
Conto corrente cointestato in caso di morte
Nel caso di morte di uno dei coniugi cointestatari del conto corrente possono verificarsi due situazioni:
- il contitolare superstite può disporre della sua quota;
- l’altra metà è bloccata dalla banca in attesa dell’apertura della successione.
Tuttavia, se il conto è a firma congiunta, viene bloccato l’intero conto fino alla conclusione della procedura della successione.
Quindi, la liquidazione del conto corrente è possibile solo quando l’eredità è stata accettata e la banca ha ricevuto la dichiarazione di successione. Quest’ultima è un documento che contiene un elenco di tutti i beni compresi nell’asse ereditario, che viene presentato anche all’Agenzia delle entrate.
Dopo la comunicazione della documentazione, la banca sblocca il conto per distribuire le quote. La dichiarazione non deve essere comunicata se:
- l’eredità è devoluta al coniuge e ai parenti il linea retta del defunto, quindi discendenti e ascendenti;
- l’intero valore dell’asse ereditario non superi i 100 mila euro e non comprenda beni immobili o diritti reali immobiliari. In questo secondo caso, deve essere presentato alla banca un documento che certifica la qualità di erede e attesti l’esonero della presentazione della dichiarazione di successione;
- se prima di un anno dalla morte, i chiamati hanno rinunciato all’eredità o hanno chiesto la nomina del curatore.
Chi sono gli eredi di un conto corrente cointestato?
Anche nel caso di decesso di tutti i cointestatari, opera un meccanismo affine. Dunque, la banca procede a bloccare il conto corrente fin quando non è comunicato il documento di successione, salvo casi eccezionali.
Fino a quel momento, è possibile ottenere la liquidazione delle somme contenute sul conto corrente fin quando non è conclusa la successione.
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Conto corrente cointestato – domande frequenti
In caso di conto corrente cointestato, è possibile revocare un cointestatario tramite recesso unilaterale di una delle parti, oppure direttamente procedendo con la chiusura del conto.
In caso di conto corrente cointestato a firma disgiunta, la banca può decidere di bloccare il conto corrente limitatamente alla quota del defunto.
Dal conto corrente cointestato non può essere prelevato tutto, ma il cointestatario può prelevare solo nei limiti della quota.
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