Infortunio sul lavoro: come ottenere il risarcimento del danno

Fare la camgirl o il camboy ha a che fare con il mondo della pornografia, ma non è la stessa cosa della prostituzione, pratica che in Italia è legale (non lo è, invece, lo sfruttamento e il favoreggiamento della prostituzione).
Anche la pornografia, nel nostro Paese, è assolutamente legale, mentre non lo è affatto e costituisce un reato, la detenzione di materiale pedopornografico. Il fenomeno delle camgirl (o dei camboy), che si è diffuso a macchia d’olio nel corso degli ultimi anni, rientra all’interno di questo settore.
Nella pratica, ragazze e ragazzi che hanno solitamente meno di 40 anni, si mostrano in web cam in intimo o del tutto svestiti, mentre praticano atti di autoerotismo, o simulano rapporti sessuali, anche con l’utilizzo di sex toy, in cambio di soldi.
Si differenzia dalla prostituzione per il fatto che non vi sia alcun contatto fisico con i propri clienti, ma unicamente un rapporto a distanza, reso possibile grazie a una connessione a Internet.
Fare la camgirl, attività che è esplosa in modo esponenzialmente durante i vari lockdown da coronavirus, permette di guadagnare soldi casa, anche nella forma dell’anonimato, poiché si può benissimo coprire il proprio volto, in modo tale da celare la propria identità.
Al di là dei numeri, una domanda che ci si può fare in merito a questa attività è se si tratti di una pratica legale. Se faccio la camgirl, in pratica, sto violando in qualche modo la legge? La risposta è negativa, ma per farlo si dovrà essere maggiorenni.
In aggiunta, considerato che non si tratta di prostituzione, non ci saranno conseguenze legali neanche per un eventuale sito che mette in contatto i clienti con le camgirl o i camboy, fornendo a queste ragazze e ragazzi degli spazi online per farsi trovare con maggiore facilità.
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Corre voce che chi svolga lavori legati al mondo del sesso non possa fare fattura ai propria clienti in quanto non esista un codice Ateco da poter utilizzare.
In realtà, si tratta di un falso mito: a precisare come stiano effettivamente le cose è stata la stessa Corte di Cassazione, la quale ha ribadito che prostitute e gigolò possano versare le imposte al fisco, sbarrando la casella Redditi Diversi presente sulla dichiarazione dei redditi.
Lo stesso discorso si applica nel caso delle camgirl o dei camboy: trattandosi di lavoratori autonomi a tutti gli effetti, sono persone che dovranno aprire una partita IVA e che avranno anche la possibilità di aderire al regime forfettario, nel caso in cui non superino il reddito lordo di 65.000 euro annui.
Qualora non si dovessero superare i 5.000 euro annui, si potrà invece procedere anche senza la partita IVA, rilasciando ai propri clienti delle ricevute per prestazione occasionale, chiamate anche ritenute d’acconto.