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Aborto: lei vuole tenere il bambino e lui no, a chi spetta la scelta?

Come funziona la procedura per abortire in Italia? E cosa succede nei casi i cui il padre vuole far abortire la futura madre? Leggi il nostro approfondimento sulla legge 194.

quando l'aborto è legale in italia
  • L’aborto in Italia è regolato dalla legge n. 194/1978.
  • La norma stabilisce le tempistiche entro le quali la procedura è legalmente consentita.
  • Sull’eventuale decisione di abortire (o non abortire), la volontà della madre sarebbe predominante su quella del padre.

In Italia, l’aborto è stato introdotto con la legge n. 194 del 1978 con la quale è stata ammessa l’interruzione volontaria di gravidanza. La legge sull’aborto è stata una grande conquista e oggi permette alle donne che si trovano in determinate condizioni di non continuare la gestazione. 

Non vengono contemplati soltanto i casi nei quali la salute della donna in gravidanza o quella del bambino potrebbero essere a rischio, ma anche quelli nei quali non vi è la volontà da parte della madre di procedere con la maternità. Nonostante i diversi tentativi di alcuni partiti di minare l’applicazione della legge 194, l’inviolabile diritto delle donne di poter disporre liberamente del proprio corpo non è stato ancora demolito.

Ma come funziona, quindi, la procedura per abortire in Italia e cosa succede nei casi in cui la donna non volesse abortire, mentre l’uomo fosse favorevole all’interruzione di gravidanza? Analizziamo più nel dettaglio la normativa in vigore sul tema. 

La legge sull’aborto in Italia: cosa sapere

La legge sull’aborto del 1978 ha introdotto la distinzione tra l’aborto che è possibile fare entro un determinato periodo di tempo e l’aborto terapeutico. Nel primo caso, l’aborto è consentito esclusivamente entro i primi 3 mesi di gravidanza. Al contrario, l’aborto terapeutico può essere praticato in qualsiasi momento, nel caso in cui le condizioni di salute lo rendessero necessario

Nell’ordinamento giuridico italiano la donna ha la possibilità di abortire nei primi 90 giorni dal concepimento:

  1. qualora fossero presenti condizioni di salute poco favorevoli, non solo dal punto di vista fisico, ma anche sotto il profilo psichico;
  2. nel caso in cui non ci fossero le condizioni economiche, familiari o sociali per poter portare avanti la gravidanza, il parto e la successiva maternità. 

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Quando l’aborto è reato?

Nell’ipotesi in cui si dovesse abortire senza rientrare nei casi contemplati dalla legge, si commetterebbe un reato. Costituirebbe un illecito anche abortire al di fuori delle strutture sanitarie o con metodi non conformi alle procedure mediche. 

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Cosa dice la legge 194 sull’aborto

La legge n. 194 del 1978 stabilisce che:

Per l’interruzione volontaria della gravidanza entro i primi novanta giorni, la donna che accusi circostanze per le quali la prosecuzione della gravidanza, il parto o la maternità comporterebbero un serio pericolo per la sua salute fisica o psichica, in relazione o al suo stato di salute, o alle sue condizioni economiche, o sociali o familiari, o alle circostanze in cui è avvenuto il concepimento, o a previsioni di anomalie o malformazioni del concepito, si rivolge ad un consultorio pubblico istituito […], o a una struttura socio-sanitaria a ciò abilitata dalla regione, o a un medico di sua fiducia.

La legge prevede anche che il consultorio o la struttura socio-sanitaria che si occuperanno dell’aborto abbiano il compito di:

  • garantire un supporto medico adeguato;
  • fornire assistenza non solo sotto il profilo sanitario, ma anche dal punto di vista morale, in particolar modo nei casi in cui l’interruzione di gravidanza sia legata esclusivamente a motivazioni di tipo economico o sociale.

Le strutture sanitarie dovrebbero anche cercare di proporre eventuali soluzioni che potrebbero sostenere la donna e metterla nella condizioni di non dover necessariamente abortire, oppure aiutarla nei casi in cui fosse una lavoratrice e avesse problemi a coniugare la gravidanza e la maternità con i suoi impegni lavorativi

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Chi ha il diritto di decidere in caso di aborto

L’aborto è sicuramente una decisione difficile da prendere, che avrà ripercussioni psicologiche sulla donna per diverso tempo. Questo è il motivo per il quale la legge ha scelto di dare alla donna un ruolo predominante quando si tratta di scegliere se interrompere una gravidanza

Di conseguenza, nell’ipotesi in cui la donna avesse intenzione di non abortire, ma il padre non fosse d’accordo e preferirebbe il contrario, sarebbe la volontà della donna ad avere il sopravvento

La legge si è messa totalmente nei panni della donna: sarà lei a dover affrontare il parto, a correre dei rischi per la propria salute, a dover affrontare il cambiamento fisico e mentale che la gravidanza porta con sé. Di conseguenza, è più che comprensibile comprendere come la decisione di abortire o continuare la gravidanza spetti a lei.

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legge aborto in Italia  a chi spetta la scelta

Qual è la funzione del padre durante la gravidanza?

In base alle motivazioni che condizionano una decisione così importante qual è l’aborto, la volontà della donna prevale dunque su quella del futuro padre. Una domanda lecita a questo punto è legata al ruolo della figura paterna: che funzione svolge in qualità di padre? 

Il futuro padre dovrebbe sostenere la donna nella sua decisione di voler abortire, ma solo nel caso in cui ci sia consenso da parte sua, quindi si tratti di una scelta consapevole, personale e non influenzata da opinioni altrui, ma non può in alcun modo costringerla ad agire contrariamente alla sua volontà

La donna ha, d’altra parte, il diritto di estromettere l’uomo dalla decisione finale in base alla quale saranno decise le sorti della gestazione: ciò significa che la donna può anche recarsi presso una struttura sanitaria o un consultorio in totale autonomia

Una minorenne può abortire?

Abbiamo visto che la legge sull’aborto è stata una novità epocale, soprattutto per il periodo storico nella quale è stata introdotta, che ha concesso alle donne il diritto irrinunciabile di poter disporre del proprio corpo, nel rispetto delle condizioni determinate dalla legge. 

Cosa succede nel caso in cui la volontà di abortire fosse quella di una minorenne? Si può prendere una decisione di questo tipo se non sono stati ancora compiuti 18 anni? La risposta è negativa, in quanto per abortire sarà necessaria l’approvazione dei genitori o di chiunque eserciti la responsabilità genitoriale, come per esempio un tutore legale. 

Il consenso da parte dei genitori è necessario soltanto nel caso in cui una minorenne decidesse di abortire: qualora avesse invece intenzione di non interrompere la gravidanza, mentre i genitori vorrebbero proseguire con l’aborto, non potrebbe essere obbligata a farlo. In questo caso, prevarrebbe il suo volere. 

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In quali casi un minorenne può abortire senza il consenso dei genitori?

Quali sono le eccezioni esistenti rispetto a quanto detto finora, ovvero ci sono delle procedure che permettono a una minorenne di far valere la propria volontà su quella dei genitori non favorevoli all’aborto?

In caso di dissenso da parte dei genitori o nei casi in cui, per ragioni differenti, non potessero essere interpellati o la minorenne decidesse di non condividere informazioni riguardanti la condizione nella quale si trova:

  • il medico o la struttura sanitaria alla quale ci si è rivolti possono interpellare il giudice territorialmente competente affinché venga presa una decisione sulla questione;
  • il giudice avrà a sua disposizione 5 giorni di tempo per sentire la minorenne incinta e analizzare il suo punto di vista;
  • a questo punto, il giudice potrà autorizzare la giovane a interrompere la gravidanza, anche senza il sì dei suoi genitori.

L’aborto può essere portato a termine da una minore che non ha l’assenso dei genitori anche nei casi in cui la gravidanza rappresenti un pericolo per la sua salute: in questa circostanza, sarà il medico, nei primi 90 giorni dal concepimento, a decretare l’urgenza di intervenire con un’interruzione di gravidanza. 

Lo potrà fare anche senza richiedere l’intervento del giudice e riuscire ad abortire in via d’urgenza. Inoltre, se la gravidanza rappresenta un pericolo per la vita della minorenne, il medico può stabilire che venga praticato l’aborto anche dopo i primi 90 giorni dal concepimento. 

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quando l'aborto è reato

Legislazione sull’aborto in Italia: riassunto

Nella tabella in basso è stato riportato uno schema che riassume le varie casistiche nelle quali è possibile ricorrere all’aborto in Italia. 

Tipologia di soggettoEntro i primi 90 giorniDopo 90 giorni
MaggiorennePuò abortire sempre entro i primi 90 giorni. Non ha bisogno del consenso del padre.Solo nei casi in cui la gravidanza potrebbe mettere la futura madre in pericolo di vita. 
MinorennePuò abortire solo con l’assenso dei genitori o da parte di chi esercita la responsabilità genitoriale. Nei casi in cui i genitori non fossero favorevoli, o il minore non volesse informarli sulla gravidanza, il medico dovrà avvertire il giudice tutelare affinché possa concedere un’eventuale autorizzazione ad abortire. Nei casi di pericolo di vita, l’aborto potrà essere effettuato anche senza l’intervento del giudice e dei genitori. Solo nei casi in cui la gravidanza potrebbe mettere la futura madre in pericolo di vita. 

Aborto – Domande frequenti

Posso abortire perché non ho abbastanza soldi?

Sì, la legge italiana prevede che l’interruzione di gravidanza possa avvenire entro i primi 90 giorni non solo per motivi di salute, ma anche per motivazioni di tipo economico o sociale. 

Posso abortire dopo i primi 90 giorni?

Sì, in questi casi si parla di aborto terapeutico e si verifica nei casi in cui la gravidanza rappresenti un rischio molto grave per le condizioni di salute della donna. 

Posso tenere il bambino anche se il padre non lo vuole?

Sì, la legge italiana prevede che la volontà della madre prevalga per le decisioni riguardanti una possibile interruzione di gravidanza, qualora non fosse uguale a quella del futuro padre. 

Posso abortire se sono minorenne?

I minorenni possono abortire, ma solo se hanno l’assenso da parte dei genitori o di chi ne esercita la responsabilità genitoriale. 

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Maria Saia
Esperta di diritti delle donne
Ha respirato per più di 20 anni la stessa aria di Falcone e Borsellino e ne condivide, ancora oggi, il sogno utopico di un mondo senza mafie e ingiustizie. Non a caso, “È la giustizia, non la carità, che manca nel mondo” è una delle sue citazioni preferite. Su deQuo, scrive di bonus e agevolazioni statali e di diritti della persona - in particolare, di diritti delle donne.
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