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Azione revocatoria fallimentare: termini e conseguenze

Quali sono le conseguenze dell'azione revocatoria fallimentare? Come si esercita? Scopriamolo insieme, analizzando anche su quali atti non potrà essere esercitata e la differenza rispetto all'azione revocatoria ordinaria.

azione revocatoria fallimentare

La revocatoria fallimentare è lo strumento attraverso il quale si ricostituisce il patrimonio del fallito, intervenendo sugli atti posti in essere da quest’ultimo prima della dichiarazione di fallimento, privandoli di effetto. 

Quali sono i presupposti dell’azione fallimentare? Quali i termini di prescrizione? Quali gli atti esenti da revocatoria fallimentare?

Analizziamo insieme l’argomento, illustrando anche la differenza rispetto all’azione revocatoria ordinaria

Come funziona

L’azione revocatoria fallimentare potrà essere esercitata dal curatore fallimentare, il quale avrà il diritto di proporla in Tribunale:

  • entro 3 anni dalla dichiarazione del fallimento;
  • non oltre 5 anni dal compimento dell’atto

In caso di mancato rispetto di tali termini, si andrebbe incontro alla decadenza della possibilità di esercitare tale azione

In questo modo, tutti gli atti di disposizione, i pagamenti e le garanzie che sono stati messi in essere nell’anno o nei 6 mesi che hanno preceduto il fallimento sarebbero considerati inefficaci, tranne nell’ipotesi in cui l’altra parte dimostri di non essere a conoscenza dello stato di insolvenza del debitore. 

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Quali sono gli atti revocabili

Ci sono regole diverse a seconda che la revoca intervenga sugli atti a titolo gratuito, oppure sugli atti a titolo oneroso

Nel caso degli atti gratuiti compiuti dal fallito nei 2 anni antecedenti il fallimento – che potranno essere remissioni, rinunzie, adempimenti di debiti altrui – la revoca sarà ope legis. Lo stesso vale per i pagamenti di crediti che scadevano nel giorno della dichiarazione di fallimento, o in un momento successivo. 

Tali atti sono privi di effetto: qualsiasi azione da parte del creditore per dichiararne l’inefficacia avrà natura dichiarativa e non sarà soggetta a prescrizione

Atti a titolo oneroso

Nel caso degli atti a titolo oneroso, invece, vengono individuati 4 tipi di atto compiuti dal fallito nell’anno o nei 6 mesi antecedenti il fallimento e sui quali si potrà esercitare l’azione revocatoria. 

In particolare, si tratta di:

  1. atti in cui le prestazioni eseguite o le obbligazioni assunte dal fallito superano di più di 1/4 quello che il fallito ha ricevuto o gli è stato promesso;
  2. atti estintivi di debiti pecuniari scaduti ed esigibili che non sono stati effettuati con danaro o con altri mezzi normali di pagamento; 
  3. pegni, anticresi e ipoteche volontarie relativi a debiti preesistenti non scaduti; 
  4. pegni, anticresi e ipoteche giudiziali o volontarie relativi, invece, a debiti scaduti.

Presupposti

Per procedere alla revocazione da parte di terzi creditori che hanno ricevuto i pagamenti è richiesto il requisito della conoscenza dello stato di insolvenza della società

A questo proposito, la Corte di Cassazione si è espressa con la sentenza n. 26061/2017, con la quale ha precisato che:

“In tema di prova per presunzioni, questa Corte ha ripetutamente affermato che il procedimento che occorre necessariamente seguire ai fini della valutazione degli indizi si articola in un duplice apprezzamento, costituito in primo luogo dalla valutazione analitica di ciascuno degli elementi indiziari, ai fini dell’eliminazione di quelli intrinsecamente privi di rilevanza e della conservazione di quelli che, presi singolarmente, rivestano i caratteri della precisione e della gravità, ossia presentino una positività parziale o almeno potenziale di efficacia probatoria; 

successivamente, occorre invece procedere a una valutazione complessiva di tutti gli elementi presuntivi isolati, al fine di accertare se essi siano concordanti e se la loro combinazione sia in grado di fornire una valida prova presuntiva, che magari non potrebbe dirsi raggiunta con certezza considerando atomisticamente uno o alcuni indizi”. 

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Atti esenti dalla revocatoria fallimentare

Ci sono anche alcuni atti che non potranno essere oggetto di revocatoria fallimentare. Si tratta di 7 categorie di atti, ovvero:

  1. pagamenti di beni e servizi effettuati nell’esercizio dell’attività di impresa nei termini d’uso;
  2. rimesse effettuate su un conto corrente bancario, a condizione che non abbiano ridotto in maniera consistente e durevole l’esposizione debitoria del fallito nei confronti della banca;
  3. vendite e preliminari di vendita a giusto prezzo aventi ad oggetto immobili ad uso abitativo, destinati a costituire l’abitazione principale dell’acquirente o di suoi parenti e affini entro il terzo grado, oppure la sede principale dell’impresa dell’acquirente;
  4. atti, pagamenti e garanzie concesse su beni del debitore a patto che siano posti in essere in esecuzione di un piano, che garantisca il risanamento dell’esposizione debitoria e il relativo riequilibrio finanziario;
  5. atti, pagamenti e garanzie posti in essere in esecuzione del concordato preventivo, dell’amministrazione controllata, dell’accordo omologato ai sensi dell’art. 182-bis;
  6. pagamenti dei corrispettivi per prestazioni di lavoro che sono state effettuate da dipendenti ed altri collaboratori del fallito;
  7. pagamenti di debiti liquidi ed esigibili eseguiti alla scadenza al fine di accedere alle procedure concorsuali di amministrazione controllata e di concordato preventivo.

Differenza tra revocatoria ordinaria e revocatoria fallimentare

Nel corso di una procedura fallimentare, il curatore avrà anche il diritto di poter esercitare l’azione revocatoria ordinaria

Si ricorda che i presupposti per procedere con tale azione – e rendere inefficace gli atti compiuti dal debitore – sono:

  • l’aver aggravato il dissesto;
  • che il debitore sia consapevole che il suo atto sia pregiudizievole;
  • che il terzo sia conscio di partecipare a una frode

L’azione revocatoria ordinaria permette di tutelare i diritti di tutti i creditori del fallito e non soltanto quelli del creditore che ha esercitato un’azione revocatoria. 

Considerato, comunque, che i presupposti e l’eventus damni alla base dell’azione revocatoria ordinaria sono più complessi da dimostrare, nella maggior parte dei casi viene messa in secondo piano e si ricorre all’azione revocatoria fallimentare

Azione revocatoria fallimentare  – Domande frequenti

Quando si prescrive l’azione revocatoria?

Ci sono dei termini specifici che il creditore deve rispettare per poter esercitare l’azione revocatoria fallimentare: scopri quali sono.

Quali atti di disposizione sono sottoposti alla revocatoria fallimentare?

Ci sono alcuni atti che possono essere oggetto di azione revocatoria fallimentare e altri no: clicca per conoscere quali sono.

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