Eliminazione cookie di terze parti: la privacy è al sicuro?
Google ha intenzione di eliminare del tutto i cookie di terze parti intorno alla metà del 2024: ecco quali potrebbero essere le possibili conseguenze per la privacy degli utenti e per chi opera nel settore della pubblicità online.
Nel 2024 Google eliminerà del tutto i cookie di terze parti da Chrome, uno dei browser più utilizzati al mondo. L’operazione è già iniziata nel 2023, ma sarà completata definitivamente nei prossimi mesi.
Di fronte a un simile scenario, si ipotizza un contesto permeato da condotte meno lesive per la privacy degli utenti. Le cose stanno effettivamente così? La riservatezza degli utenti sarà davvero al sicuro? Da cosa saranno sostituiti i cookie di terze parti?
In questa guida analizzeremo la direzione verso la quale si stanno muovendo i colossi del settore – Google è stato infatti preceduto da altre aziende – e quali saranno le reali implicazioni per gli utenti del web.
Cookie: a cosa servono
I cookie sono dei file di testo della dimensione di pochi byte che permettono ai siti web di memorizzare le azioni e le preferenze degli utenti, per fare in modo che gli stessi non debbano reinserirle nel momento in cui tornano su quel determinato sito. Si pensi, per esempio, alla lingua o alla selezione del Paese su un e-commerce presente a livello internazionale.
Quindi, a seconda dell’utilizzo, i cookie possono servire a:
- memorizzare le preferenze degli utenti;
- personalizzare l’esperienza di navigazione, mostrando contenuti pertinenti;
- misurare l’efficacia della pubblicità;
- raccogliere dati di navigazione.
Nello specifico, si distingue tra due tipologie di cookie:
- i cookie di prima parte, che possono essere cookie essenziali, funzionali (migliorano l’esperienza di navigazione) e di performance (raccolgono informazioni statistiche), e non vengono mai trasmessi a terzi senza il consenso dell’utente;
- i cookie di terze parti (third-party cookies), ovvero quelli che vengono inseriti da fornitori terzi sul sito nel quale si sta navigando.
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Cosa sono i cookie di terze parti
I cookie di terze parti sono anche noti come tracking code: permettono di analizzare gli interessi degli utenti sul web, mostrando loro pubblicità mirate nel momento in cui navigano su altri siti.
A differenza dei cookie di prima parte, che sono consentiti dai vari browser, quelli di terze parti sono stati progressivamente bloccati. Il motivo è legato al fatto che il tracciamento del comportamento degli utenti in rete è considerato un’invasione e una lesione della loro privacy.
Facciamo un esempio: un utente ha visualizzato un sito di biancheria intima per effettuare un acquisto, non portandolo a termine. In un secondo momento, mentre sta navigando su un altro sito in compagnia di altre persone, si ritrova la pubblicità degli indumenti visualizzati in precedenza sull’altro sito. Questo succede proprio per la presenza dei cookie di terze parti.
LEGGI anche la nostra guida sulla Cookie law: come adeguarsi alla normativa sui cookie
Addio ai cookie di terze parti
La sempre maggiore attenzione al tema della privacy in rete e la spinta arrivata direttamente dalle Autorità europee ha portato grandi colossi del tech a rivalutare il modo in cui avviene il tracciamento online degli utenti.
L’Unione europea è intervenuta sul tema con l’approvazione di normative ad hoc, come il Digital Services Act e il Digital Markets Act. Tra i primi browser a limitare i cookie di terze parti si annoverano Firefox di Mozilla e Safari di Apple, ma il vero pioniere è stato Google.
Il gigante di Cupertino ha infatti lanciato, nel 2022, Privacy Sandbox, che ha rappresentato il primo passo verso la Post Third-Party Cookie Era. L’ipotesi di addio ai cookie di terze parti è scaturita per la prima volta nel 2020, suscitando una forte opposizione da parte del mercato pubblicitario. Adesso che siamo giunti al 2024, la decisione appare ormai inevitabile.
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Tracciamento online: la privacy è al sicuro?
Una domanda che sorge spontanea di fronte alla notizia dell’eliminazione dei cookie di terze parti è: da cosa saranno rimpiazzati? A questa, ne segue subito un’altra: la riservatezza del comportamento degli utenti online sarà davvero oggetto di maggiori tutele?
Per rispondere alla prima domanda, Google avrebbe intenzione di implementare nuove tecnologie che, all’interno dell’iniziativa Privacy Sandbox, siano più rispettose della privacy e conformi alla legge sulla protezione dei dati.
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Tra le possibili soluzioni messe in campo da Google, troviamo per esempio:
- FLEDGE, che dovrebbe raggruppare in gruppi target gli utenti di un determinato sito;
- Topics, che, in relazione alla loro ultime visite, attribuisce agli utenti dei segmenti di gruppi target.
Soluzioni alternative dovranno poi essere trovate da tutte quelle aziende che utilizzano i cookie di terze parti in ambito pubblicitario, che si ritroveranno ad avere un canale in meno per raggiungere i loro potenziali clienti.
Fatto sta che, se da un lato gli strumenti nelle mani delle big tech e delle aziende che guadagnano dalla pubblicità legata ai cookie di terze parti dovranno cambiare, la legislazione sulla protezione dei dati personali – il famigerato GDPR – rimane la stessa. Il rischio è che le nuove proposte andranno ugualmente a minare la privacy degli utenti, con tecnologie e condotte più complesse sia in termini di classificazione che di regolamentazione.
Come sarebbe Internet senza i cookie di terze parti?
Quali saranno le conseguenze reali per gli utenti della rete quando l’eliminazione dei cookie di terzi parti sarà stata completata? Al momento, non è possibile dare una risposta esaustiva in quanto siamo in una fase di transizione.
La migliore delle ipotesi è che la scomparsa di questa forma di tracciamento dei dati porti all’elaborazione di sistemi che si basino maggiormente sulla trasparenza e sul rispetto delle norme in vigore a proposito di privacy.
Parlando di Google, la società è già in possesso di un numero esorbitante di dati degli utenti, quindi, a differenza degli operatori pubblicitari, non subirà un tracollo derivante dalla scomparsa dei cookie di terze parti.
Sarà il 2024 a darci le prime conferme su quello che potrebbe essere un cambiamento epocale, oppure sulla nascita di sistemi alternativi non in grado di superare il problema della tutela dei dati personali degli internauti.
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