Cos’è il patto di Stabilità: via libera da parte dell’UE
Il Nuovo Patto di Stabilità è stato approvato da pochi giorni. Cosa prevede? Non sono molte le modifiche apportate al precedente regime. Scopriamo di seguito quali novità sono all'orizzonte.
- Il nuovo Patto di Stabilità è stato approvato.
- Per i prossimi anni, si attende un nuova stretta sulla gestione dei conti nei Paesi dell’Unione Europea.
- Il Patto di Stabilità tendenzialmente resta invariato, con alcune modifiche, ma poche novità. Soprattutto, non è stata realizzata la differenziazione tra Stati, come paventato inizialmente.
Il patto di stabilità e crescita (PSC) è un accordo internazionale concluso dagli Stati dell’Unione Europea. Questo, sottoscritto per la prima volta nel 1997 ad Amsterdam dagli Stati membri, ha come funzione quella di coordinare le politiche fiscali dei paesi dell’eurozona.
Esso è finalizzato al controllo delle rispettive politiche di bilancio pubbliche, allo scopo di mantenere fermi i requisiti di adesione all’Unione economica e monetaria dell’Unione europea (Eurozona), ovvero rafforzare il percorso d’integrazione monetaria intrapreso.
Proprio in questi giorni, è stato definitivamente approvato il nuovo Patto di Stabilità. Non sono molte le novità introdotte, ma è stato previsto un lieve irrigidimento delle politiche sovranazionali. Di seguito, ti indicheremo le principali novità della disciplina in esame.
Cosa prevede il nuovo Patto di Stabilità?
Proprio in queste ultime ore è giunta la notizia dell’ultimo “sì” al nuovo Patto di Stabilità. La Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha, infatti, reso noto di essere soddisfatta della nuova misura, sebbene abbia lasciato intendere un lieve scontento rispetto alle posizioni assunte da alcuni Paesi in sede di revisione del patto.
A quali Stati si riferisca, è facilmente intuibile: d’altronde, sia Germania che Paesi Bassi, ma anche l’Olanda, tendenzialmente spingono verso misure maggiormente severe, che tutelino gli interessi dei Paesi a più alto PIL.
La struttura del Patto di Stabilità resta pressoché equivalente. È stato, poi, previsto l’onere, anche per gli Stati più ricchi, di adottare un piano quadriennale, per la riorganizzazione strutturale del sistema fiscale. Il piano può avere durata di sette anni, se lo Stato si impegna a porre in essere investimenti.
L’obiettivo principale del nuovo Piano di stabilità è quello di ridurre progressivamente il rapporto debito/PIL nel corso del prossimo decennio. Si richiede, invero, che il debito sia ridotto di un punto su PIL per ogni anno in media. Tale obiettivo è sottoposto a controllo della Commissione, che a tal fine utilizzare l’evoluzione della spesa primaria netta.
Tale regola quantitativa vale nella stessa misura per tutti i Paesi con un rapporto debito su PIL maggiore del 90%. In origine era stata ipotizzata la differenziazione del percorso di aggiustamento dei diversi Paesi sulla base delle loro caratteristiche specifiche.
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Vincolo di disavanzo: che cos’è?
Il piano prevede un ulteriore vincolo sul disavanzo. Fino a questo momento, infatti, gli Stati si sono impegnate a mantenere il deficit sul PIL:
- sotto la soglia del 3%;
- per i Paesi con debito su PIL maggiore del 90%, alla fine del percorso di aggiustamento il disavanzo deve scendere sotto l’1,5 %del PIL.
Il Piano prevede anche il percorso che ciascun Paese deve seguire. In particolare, si richiede un miglioramento del deficit primario (strutturale) dello 0,4% all’anno in media nel caso di un piano di durata quadriennale e dello 0,25% all’anno in media nel caso di un piano settennale.
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Procedura di disavanzo eccessivo
Il meccanismo sopra delineato si applica solo ai Paesi che non sono sottoposti ad una procedura di deficit eccessivo. Sono sottoposti a tale procedura gli Stati con un decit sul PIL inferiore al 3%. I Paesi in questione devono quindi riportare il PIL sopra la soglia del 3% e poi potranno applicare la relativa procedura. Dopo aver superato la soglia, devono presentare il piano di strutturazione fiscale.
Anche l’Italia presumibilmente sarà tra questi Stati. La Commissione europea, infatti, intende aprire nel 2024 una procedura di infrazione contro l’Italia, in quanto, a seguito della legge di Bilancio 2024, il deficit salirà al 5,3% del PIL, con una previsione del 4,3% del PIL nel 2024.
La procedura di infrazione, a sua volta, impone un percorso di aggiustamento (sostenuto da possibili sanzioni), tipicamente di durata triennale, che prevede una correzione del deficit (strutturale) di almeno lo 0,5% del PIL all’anno.
L’Italia, invero, potrà beneficiare di un aiuto ulteriore, così come anche altri Paesi a debito elevato. La Commissione, nel determinare la correzione dei conti pubblici prevista nel triennio 2025-2027, terrà in considerazione l’incremento nella spesa per interessi intervenuta nel periodo, causata dall’aumento dell’inflazione, che ha determinato il conseguente inasprimento dei tassi da parte della BCE.
Quindi, la riduzione dell’0,5% del PIL all’anno sarà soggetta ad uno sconto. Il vantaggio opera per il triennio, inoltre, quando l’Italia uscirà dalla procedura; a quel punto, con il piano di aggiustamento, ci sarà da raggiungere l’obiettivo dell’1,5% di deficit sul PIL, non più solo del 3%.
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Patto di stabilità – Domande frequenti
Il patto di stabilità è una convenzione internazionale pattuita dagli stati membri dell’Unione Europea, al fine di regolare la politiche fiscali interne.
Il nuovo patto di stabilità prevede l’obbligo di dotarsi di un piano quadriennale per la riduzione del debito pubblico.
Il patto di stabilità non ha previsto differenziazioni tra gli Stati, non è stata accolta infatti la proposta di introdurre delle differenze a seconda del PIL degli Stati membri.
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