Riforma fiscale Irpef 2023: ultimissime su aliquote e legge delega
La riforma fiscale porterà alla modifica delle aliquote IRPEF e ad alcune novità, come per esempio la flat tax per tutti. Ecco quali sono le ultime notizie in merito e il contenuto della nuova legge delega.
- La riforma fiscale 2023 mira a raggiungere diversi obiettivi: semplificare e ridurre la pressione fiscale, favorire gli investimenti e le assunzioni, creare un nuovo rapporto tra i contribuenti e l’amministrazione finanziaria.
- Le nuove regole, che riscrivono l’attuale sistema tributario, diventeranno operative entro 24 mesi dall’entrata in vigore della legge delega.
- Tra i cambiamenti in arrivo, ci sono la riforma dell’IRPEF, al fine di garantire l’equità orizzontale, la revisione della flat tax e la riduzione dell’aliquota IRES per le imprese.
La riforma fiscale 2023 è stata approvata dal Consiglio dei Ministri del 16 marzo 2023. Il disegno di legge delega mira a ridurre la pressione fiscale, favorendo investimenti e assunzioni.
La riduzione del carico fiscale viene intesa come un impulso alla crescita economica del Paese e alla natalità. Si cercherà pertanto di individuare dei meccanismi fiscali che possano costituire un supporto reale per le famiglie e i lavoratori, ma anche per le imprese.
Sono 24 i mesi a disposizione del Governo per emanare i decreti legislativi che porteranno alla revisione effettiva del sistema fiscale. Tra le novità più importanti, troviamo la riforma dell’IRPEF, che passerà tra 4 a 3 aliquote.
Tra le voci fiscali che saranno oggetto della riforma, ci sono poi anche IRES, IRAP, flat tax, oltre che le aliquote IVA e l’equiparazione della no tax area per i lavoratori dipendenti e i pensionati. Analizziamo di seguito i punti più importanti della legge delega.
Riforma fiscale IRPEF 2023: nuove aliquote
Il testo della legge delega ha previsto la revisione strutturale della tassazione sul reddito delle persone fisiche, al fine di raggiungere l’equità orizzontale.
Nella pratica, si cercherà di individuare una sola fascia di esenzione fiscale e lo stesso onere impositivo, a prescindere dalla categoria di reddito prodotto. Si potrà in questo modo favorire l’equiparazione tra i redditi da lavoro dipendente e i redditi da pensione.
A propositi della deducibilità, è stata prevista la possibilità di dedurre i contributi previdenziali obbligatori per la determinazione del reddito di categoria e l’eccedenza dal reddito globale, nei casi di incapienza.
In merito alle aliquote IRPEF, si dovrebbe passare dalle 4 attuali (oggetto di recenti modifiche) a 3 sole aliquote: questo cambiamento non è altro che il primo passo verso l’applicazione della flat tax per tutti.
La riduzione degli scaglioni IRPEF dovrebbe essere finanziata da alcune modifiche sulle detrazioni fiscali, per esempio con una forfettizzazione degli scaglioni di reddito, dal 4% a scendere all’aumentare del reddito. È stata anche prevista, come anticipato, l’equiparazione della no tax area per i lavoratori dipendenti e i pensionati.
Sul fronte tax expenditure, invece, ci dovrebbe essere un taglio a diverse agevolazioni fiscali in vigore, fatta eccezione per quelle relative a settori quali famiglia, salute, casa, istruzione, previdenza, risparmio energetico e rischio sismico.
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Novità sulle aliquote IRPEF
La semplificazione del sistema IRPEF dovrebbe superare l’attuale separazione netta tra la tipologia di reddito che varia in base alla sua natura, ovvero al fatto che sia:
- da lavoro dipendente;
- da lavoro autonomo;
- d’impresa;
- da fabbricati;
- reddito agrario;
- finanziario;
- redditi diversi.
Tutto questo dovrebbe portare a maggiore flessibilità per quel che riguarda l’applicazione delle deduzioni e dell’imponibile fiscale. Come potrebbero cambiare allora le aliquote IRPEF 2023?
Attualmente, sono previsti 4 scaglioni sul reddito da lavoro dipendente, ovvero è prevista un’aliquota al:
- 23%, per i redditi fino a 15.000 euro;
- 25%, per i redditi tra 15.001 e 28.000 euro;
- 35%, per la fascia 28.001-50.000 euro;
- 43%, per chi ha un reddito superiore a 50.000 euro annui.
Nella tabella di seguito abbiamo riportato quali sono le possibili ipotesi relative ai 3 nuovi scaglioni IRPEF previsti dalla riforma fiscale 2023.
Prima ipotesi scaglioni IRPEF riforma fiscale | Seconda ipotesi scaglioni IRPEF riforma fiscale |
23%: fino a 15.000 euro | 23%: fino a 28.000 euro |
27%: tra 15.000 e 50.000 euro | 33-35%: 28.001-50.000 |
43%: sopra i 50.000 euro | 43%: sopra i 50.000 euro |
Riforma fiscale 2023 e IRES: novità per il reddito d’impresa
La riforma fiscale tocca anche il sistema di tassazione dei redditi delle società e degli enti, per il quale è stata ipotizzata la riduzione dell’IRES, che dovrebbe passare dal 24% al 15%. L’idea alla base delle modifiche ipotizzate è Più assumi e investi, anche in prospettiva, meno paghi.
Tale riduzione dell’aliquota IRES sarebbe prevista nel caso in cui, nei due periodi d’imposta successivi a quello in cui è stato prodotto il reddito, si verifichino 2 condizioni:
- una somma che corrisponda a tale reddito (in tutto o in parte) dovrà essere impiegata in investimenti e in nuove assunzioni;
- gli utili non dovranno essere distribuiti o destinati ad attività che siano esterne all’esercizio dell’attività d’impresa.
La prima condizione, che non modifica gli attuali regimi di decontribuzione, è stata prevista al fine di fornire un contributo alla crescita economica e un incremento all’occupazione, in particolare verso quella di quei soggetti che hanno bisogno di maggiori tutele dallo Stato (si pensi alle persone con disabilità).
Gli investimenti, invece, dovranno essere effettuati in due periodi d’imposta successivi a quello in cui è stato prodotto il reddito sul quale viene applicata l’aliquota IRES ridotta.
Revisione IVA e IRAP
I criteri che dovrebbero portare alla revisione dell’IVA, invece, sono i seguenti:
- modifiche alla definizione dei presupposti dell’imposta in modo tale che siano più aderenti alla normativa UE e alle norme di esenzione;
- razionalizzazione del numero e della misura delle aliquote;
- cambiamenti al funzionamento della detrazione;
- revisione della disciplina del gruppo IVA allo scopo di semplificare le misure previste per l’accesso e l’applicazione dell’istituto.
In pratica, si potrebbe essere l’introduzione di un’aliquota zero su alcuni beni essenziali (che potrebbero essere pane, pasta e olio, ma non ci sono ancora elenchi ufficiali), e modifiche a beni e servizi con aliquote al 4%, 5%, 10% o 22% per fare in modo che siano più vicini alle norme europee.
Fa inoltre parte della volontà del Governo l’abrogazione dell’IRAP, che dovrebbe essere sostituita da una sovraimposta IRES, in modo tale da garantire un gettito fiscale equivalente nelle casse dello Stato.
Si potrebbero così finanziare le spese di tipo sanitario e le Regioni che oggi si ritrovano in condizioni di bilancio sanitario in rosso e che sono state obbligate a mettere in atto dei piani di rientro.
Flat tax incrementale
Una delle novità più significative della riforma fiscale 2023 è la cosiddetta flat tax incrementale (tassa piatta), la quale dovrebbe essere applicata a tutti i lavoratori dipendenti entro il 2027.
Si tratta di un’estensione dell’agevolazione fiscale concessa ai lavoratori con partita IVA sulla quota di reddito eccedente la parte imponibile.
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Lotta all’evasione fiscale
Considerato che l’evasione fiscale è uno dei problemi principali tra quelli presenti in Italia a livello fiscale, anche questo ambito è stato toccato dalla riforma approvata da poco dal Governo.
Nello specifico, ci saranno:
- alcune semplificazioni, per esempio in relazione alla dichiarazione dei redditi;
- la valorizzazione dello Statuto del contribuente;
- il rafforzamento di strumenti quali il concordato preventivo o la composizione negoziata della crisi d’impresa;
- effetti premiali per quelle imprese che, in presenza di comportamenti fiscali scorretti, scelgono spontaneamente di avvalersi dell’istituto del ravvedimento operoso.
Riforma fiscale: chi ci guadagna?
Quali saranno i possibili effetti sulla riforma fiscale sui soggetti coinvolti, quindi sui contribuenti, in particolare sui lavoratori dipendenti? Per rispondere a questa domanda, facciamo riferimento alle informazioni riportate sul sito del MEF in merito all’intervento sull’IRPEF.
Vengono evidenziati, in particolare, gli impatti retributivi degli interventi fiscali previsti di breve periodo per i lavoratori dipendenti e di medio periodo per tutti i contribuenti. Emerge che i guadagni di reddito disponibili più sensibili – in percentuale compresa tra l’1 e il 2% – ricadono:
- sulla fascia di reddito medio-bassa (13.000-19.000 euro);
- su quella medio-alta (37.000-35.000 euro).
I guadagni più bassi, in cui la percentuale di guadagno non supera l’1%, sono stati riportati nella tabella in basso, .
Fascia di reddito | Perché guadagna di meno dalla riforma IRPEF |
al di sotto dei 10 mila euro di reddito | vi è una difficoltà oggettiva a prevedere benefici maggiori dal momento che larga parte della popolazione in oggetto non paga imposta o paga importi estremamente bassi. Peraltro, ogni intervento sull’Irpef di questa fascia di reddito finisce necessariamente per interagire con gli strumenti di sostegno al reddito presenti nel nostro ordinamento, quali ad esempio il Reddito di Cittadinanza |
fascia tra i 20 mila e i 35 mila euro di reddito complessivo | accade che il vantaggio derivante dalla riduzione della seconda e della terza aliquota viene fortemente ridotto dal nuovo andamento della detrazione da lavoro dipendente che riassorbe al suo interno gli effetti del trattamento integrativo. Peraltro, la stessa rimodulazione della detrazione è stata finalizzata in primis a regolarizzare gli andamenti delle aliquote marginali effettive e ad evitare le perdite e solo in via residuale a direzionare gli impatti redistributivi |
fascia sopra i 60 mila euro di reddito | data la dimensione assoluta dello sgravio, che converge e si stabilizza a 270 euro annui oltre i 75 mila euro di reddito, il beneficio in termini di reddito disponibile diventa sostanzialmente irrilevante per i soggetti in queste fasce di reddito |
Riforma fiscale 2023 – Domande frequenti
La nuova riforma fiscale cambierà il sistema tributario italiano in vigore dagli anni ‘70 con tante importanti revisioni, come quelle su IRPEF e IRES.
Il Governo ha a sua disposizione 24 mesi di tempo per emanare i decreti attuativi che porteranno all’applicazione della riforma fiscale 2023, comprese le revisioni all’IRPEF.
Attualmente, la no tax area corrisponde a meno di 8.500 euro all’anno per i pensionati e a meno di 8.174 euro all’anno per i lavoratori dipendenti.
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