I poliziotti di Verona dimostrano che non si deve abolire il reato di tortura
I fatti commessi dai poliziotti dalla Questura di Verona: analisi dei reati commessi e di come il Italia ci sia ancora bisogno di punire chi commette il reato di tortura.
La Questura degli orrori: così potremmo definire la vicenda venuta fuori quasi per caso, durante lo svolgimento di un’altra indagine, che ha visto come protagonisti 5 poliziotti impiegati nella Questura di Verona.
Ammanettati dagli stessi colleghi, sono stati subito messi agli arresti domiciliari, misura cautelare voluta fin da subito dal GIP del Tribunale di Verona. Violenze disumane sono state perpetrate ai danni di cittadini stranieri o senzatetto, che si trovavano in stato di fermo.
Calci, pugni e umiliazioni che ricordano molto la scena ripresa da alcune telecamera a Milano, qualche settimana fa, quando una donna transgender è stata presa brutalmente a manganellate da alcuni membri della polizia locale.
Abuso d’ufficio contro stranieri, senzatetto e tossicodipendenti
I poliziotti indagati dal Tribunale di Verona sono 5. I fatti per i quali sono stati accusati risalgono al periodo compreso tra il mese di luglio 2022 e marzo 2023.
Disumani e tremendi i trattamenti riservati alle persone che si trovavano, per motivi differenti, sotto la loro custodia. Tra i crimini per i quali sono stati accusati si annoverano:
- il reato di tortura;
- lesioni;
- falso e omissioni di atti d’ufficio;
- reato di peculato e abuso d’ufficio.
Gli stessi si davano consigli per commettere tali atrocità in modo tale non non essere ripresi dalle telecamere degli uffici della Questura: Evitiamo di alzare le mani nell’acquario, se dovete dare qualche schiaffo fatelo nei corridoi.
Le vittime sono state brutalizzate nei modi peggiori. Chi è stato preso a calci e schiaffi fino a perdere i sensi – uno dei poliziotti gli ha urinato addosso affermando So io come farlo svegliare.
C’è chi è stato utilizzato per pulire il pavimento sporco della sua stessa urina, e chi è stato ferito con lo spray urticante rivolto direttamente sul viso.
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L’importanza delle intercettazioni
I fatti descritti sono venuti a galla nel corso di un’altra indagine, in particolare da un’intercettazione telefonica nella quale un agente di vantava di avere messo al suo posto con due schiaffi una persona fermata.
Violenze che hanno violato la dignità delle vittime, accompagnate spesso da insulti razzisti e xenofobi.
Come si evince infatti dalle parole del GIP Livia Magri
I soprusi, le vessazioni e le prevaricazioni poste in essere dagli indagati risultano aver coinvolto, in misura pressoché esclusiva soggetti di nazionalità straniera, senza fissa dimora, ovvero affetti da gravi dipendenze da alcol o stupefacenti, dunque soggetti particolarmente ‘deboli’.
Oltre ai poliziotti ai quali sono stati applicati gli arresti domiciliari, sono stati trasferiti e diventati oggetto di indagine anche coloro i quali potevano sapere qualcosa, ma non hanno mosso un dito per cercare di fermare, denunciare o limitare in qualche modo gli abusi.
Per i 5 poliziotti colpevoli è stata richiesta la sospensione momentanea dal servizio. Gli stessi, al momento, non sono più operativi nella squadra volanti, ma risultano ancora impiegati presso gli uffici di lungadige Galtarossa.
Un possibile caso non isolato e il problema della profilazione razziale
Nonostante il sindacato della Polizia Siulp difenda il buon nome della Questura di Verona affermando che I casi oggetto di indagine sono pochi perché la stragrande maggioranza degli agenti lavora seguendo le regole, i dati di altre inchieste lo smentiscono.
Sono diversi gli uomini extracomunitari che, nel tempo, hanno denunciato gli agenti della polizia per lesioni. Le violenze xenofobe e razziste non paiono dunque affatto casi isolati e anomali.
Un fenomeno molto diffuso tra le Forze dell’Ordine è, infatti, quello della profilazione razziale, ovvero del procedere nelle operazioni di sorveglianza, controllo e indagini a partire da motivazioni di razza, in primis il colore della pelle, seguite da lingua, religione, nazionalità, senza nessun’altra motivazione oggettiva.
Recenti rapporti dell’Unione europea hanno confermato che il 70% delle persone afrodiscendenti che sono state fermate dalla Polizia in Italia ha subito una profilazione razziale, quindi è stato fermato principalmente per il fatto di avere la pelle nera.
L’errore di ridimensionare il reato di tortura
Il caso della polizia di Verona ha messo in evidenza l’importanza delle intercettazione e del reato di tortura, due strumenti che l’attuale Governo di destra sta cercando di rivedere e che vorrebbe ridimensionare. Tornare indietro su un reato che è stato introdotto nel 2017 sarebbe davvero un triste e contestabile ritorno al passato.
Tale scelta, stando alle parole di Mauro Palma, garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, metterebbe a rischio i processi in corso e diffonderebbe una percezione di impunità.
Il garante sottolinea inoltre che lo scetticismo nei confronti del testo legislativo è stato superato dai fatti. Il merito è stato soprattutto della magistratura giudicante: ha distinto fra i reati gravi ma minori e quelli riconducibili alla tortura.
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