Il reato di abuso d’ufficio è stato abolito
Quando si configura il reato di abuso d’ufficio, quali sono le sue caratteristiche, come elemento soggettivo e oggettivo, e la procedibilità e come viene punito dalla legge.
L’abuso d’ufficio è un reato disciplinato dall’articolo 323 del Codice Penale: viene commesso dal pubblico ufficiale o dall’incaricato di pubblico servizio che “nello svolgimento delle funzioni o del servizio, in violazione di norme di legge o di regolamento, ovvero omettendo di astenersi in presenza di un interesse proprio o di un prossimo congiunto o negli altri casi prescritti, intenzionalmente procura a sé o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale“.
Si tratta di un reato che è stato oggetto di riforma nel tempo, in particolare con la legge n. 86/1990 e la legge n. 234/1997, che hanno reso l’astrattezza della norma più concreta, delimitandola dentro confini più delineati che ne hanno ridefinito l’assetto.
Il Ddl Nordio ha definitivamente portato alla definitiva soppressione dell’abuso di ufficio. I sostenitori di questa importante decisione hanno messo in evidenza alcuni dati, ovvero che nel 2021, su 5418 procedimenti aperti, soltanto 9 sono terminati in sentenze definitive di condanna.
Di seguito saranno presentate quali erano le caratteristiche specifiche del reato di abuso d’ufficio, in particolare in relazione alla pena prevista, alla sua procedibilità e al termine di prescrizione fissato dalla legge, che da oggi non saranno comunque più in vigore.
Caratteristiche del reato di abuso d’ufficio
Il reato d’abuso d’ufficio mira a tutelare il bene giuridico rappresentato dall’efficienza, imparzialità e trasparenza della Pubblica Amministrazione, ovvero dei principi dell’articolo 97 della Costituzione, per i quali deve essere garantito il diritto di uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla P.A.
Secondo il parere della giurisprudenza dominante, il reato d’abuso d’ufficio lede anche il privato cittadino quando produce un ingiusto danno: la persona viene offesa perché il comportamento del pubblico ufficiale o dell’incaricato di servizio pubblico danneggia i suoi diritti.
La sentenza n. 17642 del 2008 della Cassazione ha stabilito che “il reato di abuso di ufficio finalizzato ad arrecare ad altri un danno ingiusto ha natura plurioffensiva, in quanto è idoneo a ledere, oltre all’interesse pubblico al buon andamento e alla trasparenza della P.A., il concorrente interesse del privato a non essere turbato nei suoi diritti dal comportamento illegittimo e ingiusto del pubblico ufficiale.
Ne consegue che il privato danneggiato riveste la qualità di persona offesa dal reato ed è legittimato a proporre opposizione avverso la richiesta di archiviazione del pubblico ministero“.
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Abuso d’ufficio: il soggetto attivo
L’abuso d’ufficio rappresenta un reato proprio in quanto poteva essere commesso soltanto da un pubblico ufficiale o da un incaricato di pubblico servizio: fa parte a pieno titolo dei reati contro la Pubblica Amministrazione.
Tra i soggetti attivi del reato di abuso d’ufficio possono dunque essere elencati:
- il notaio;
- il medico specialista di una struttura pubblica;
- il dipendente di Poste Italiane S.p.A., che si occupa dell’accettazione della corrispondenza;
- il magistrato.
Al delitto possono comunque concorrere anche i privati ai quali è destinato un determinato beneficio derivante dall’abuso d’ufficio commesso da un agente. Considerato che il privato cittadino non è tenuto a conoscere le norme che regolano l’attività del pubblico funzionario, per provare il corcorso del privato alla colpa, si dovrà “dimostrare che questi abbia svolto una effettiva attività di istigazione o agevolazione rispetto all’esecuzione del reato“, come ribadito dalla sentenza della Cassazione n. 8121/2000.
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Abuso d’ufficio: elemento oggettivo
Il reato di abuso d’ufficio sussisteva quando una determinata azione fosse commessa dal pubblico ufficiale nello svolgimento delle funzioni o del servizio. Secondo la giurisprudenza, tale reato si configurava, inoltre, quando il potere venisse esercitato per scopi diversi rispetto a quelli previsti dalla propria funzione pubblica.
Rispetto al passato, l’abuso d’ufficio non era più considerato un reato di pura condotta, ma un reato evento che si considera integrato solo quando l’azione commessa dal funzionario pubblico procuri un vantaggio patrimoniale ingiusto a sé o ad altri, oppure arrechi un danno ingiusto ad altri.
Nella sentenza n. 10009/2010 della Cassazione si legge che l’abuso d’ufficio può essere integrato “anche attraverso una condotta meramente omissiva, rimanendo in tal caso assorbito il concorrente reato di omissione d’atti d’ufficio in forza della clausola di consunzione contenuta nell’art. 323, comma 1, c.p.“.
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Abuso d’ufficio: elemento soggettivo
Per quanto riguarda l’elemento soggettivo del reato di abuso d’ufficio, l’abuso deve essere commesso dall’agente al fine di perseguire un vantaggio o un danno ingiusti in modo intenzionale.
Come si evince dalla sentenza n. 4979 del 2010 della Cassazione, non è sufficiente che “il soggetto attivo agisca con dolo diretto, cioè che si rappresenti l’evento come verificabile con elevato grado di probabilità, né che agisca con dolo eventuale, nel senso che accetti il rischio del suo verificarsi, ma è necessario che l’evento di danno o quello di vantaggio sia voluto e realizzato come obiettivo immediato e diretto della condotta, e non risulti semplicemente realizzato come risultato accessori di questa“.
Il reato non sussiste, invece, quando l’obiettivo principale perseguito dall’agente sia l’interesse pubblico, anche se si è al contempo consapevoli che si recherà un favore ingiusto a un soggetto privato.
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Abuso d’ufficio: pena, procedibilità prescrizione
Il reato di abuso d’ufficio viene punito con la reclusione da uno a quattro anni. Se il vantaggio o il danno ottenuti dalla condotta dell’agente sono particolarmente gravi è previsto un aumento della pena.
Un esempio comune di abuso d’ufficio potrebbe essere quello di un dirigente comunale che assuma la figlia per un ruolo di tipo amministrativo in Comune, favorendola a discapito di altri candidati in possesso di requisiti più adeguati per lo svolgimento della mansione.
Il reato di abuso d’ufficio rientrava tra i reati perseguibili d’ufficio e prevede un tempo di prescrizione pari a 6 anni.
La cancellazione del reato di abuso d’ufficio lascia sospesi diversi interrogativi: ogni anno vengono presentate circa 4.000 denunce contro l’abuso di ufficio. Quali tutele si potranno avere da questo momento in poi contro i soprusi della Pubblica amministrazione?
Abuso d’ufficio – Domande frequenti
L’abuso di potere può essere denunciato direttamente da chi ne è testimone rivolgendosi presso l’organo competente in relazione al fatto commesso.
L’abuso di potere consiste nell’esercitare un diritto oltre i limiti stabiliti dall’interesse per i quali è stato sancito.
Il reato di abuso d’ufficio non è più in vigore, in quanto è stato abolito dal Dll Nordio.
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