Il Caso Regeni: la vicenda giudiziaria e l’ancora disatteso bisogno di giustizia
Le motivazioni per le quali Giulio Regeni è stato ucciso nel 2016 sono, ancora oggi, avvolte da incredulità e ombre. A quali conclusioni sono giunti i magistrati italiani? Ripercorriamo cosa è accaduto in questi lunghi 8 anni.
- Giulio Regeni era un dottorando di ricerca italiano, morto in Egitto, a seguito di torture durate giorni.
- La storia di Regeni si contraddistingue per depistaggi, false informazioni, errori di persona.
- Le indagini si sono concluse con il rinvio a giudizio di alcuni ufficiali egiziani, i quali, ad oggi, sono ancora irreperibili.
Il caso di Giulio Regeni ha interessato la cronaca italiana (e non solo) negli ultimi 8 anni. Eppure, non tutti sanno quali sono state le conclusioni della magistratura italiana.
Regeni era un dottorando italiano presso l’Università di Cambridge, un’eccellenza italiana, che si era contraddistinto negli studi. Il ragazzo è morto in Egitto nel 2016, in circostanze, ancora oggi, non del tutto chiare. La storia ricalca quella di un film thriller, se non fosse che un giovane ragazzo è morto in conseguenza di un’errata valutazione dei fatti.
Nel seguente articolo, provvederemo a ripercorrere brevemente la storia di Giulio Regeni, gli errori delle autorità egiziane e le molte difficoltà riscontrate dalla magistratura italiana, nel tentativo di fare chiarezza.
Chi era Giulio Regeni?
Giulio Regeni era un dottorando dell’Università di Cambridge, rapito e poi ucciso al Cairo nel gennaio del 2016. Nato a Trieste nel 1988, Regeni è cresciuto in provincia di Udine, per poi trasferirsi negli Stati Uniti, prima, e nel Regno Unito, poi, per studiare in facoltosi istituti universitari.
Dopo aver lavorato a Il Cairo per l’UNIDO e aver svolto un anno di ricerche per conto della società di analisi politiche Oxford Analytica, stava conseguendo un dottorato di ricerca presso l’Università di Cambridge. Infatti, Regeni si trovava in Egitto per svolgere alcune ricerche sui sindacati indipendenti egiziani.
Il suo corpo senza vita è stato ritrovato il 3 febbraio dello stesso anno, nelle vicinanze di una prigione dei servizi segreti egiziani. Il corpo presentava evidenti segni di tortura, tali da renderlo quasi irriconoscibile, tant’è che sulla pelle erano presenti anche delle lettere incise con un coltello.
La pratica di tortura in questione era notoriamente conosciuta per essere una prassi tipica della polizia egiziana. Sin dal primo momento, quindi, il caso ha destato non poche tensioni nei rapporti tra Egitto e Italia. L’omicidio di Regeni, infatti, ha dato vita ad un acceso dibattito politico, soprattutto circa il coinvolgimento delle autorità egiziane e i tentativi di depistaggio successivi.
Persino il Parlamento europeo è intervenuto sulla questione, evidenziando come il caso Regeni si inserisce nell’ambito di un contesto ben più articolato. Negli ultimi anni, infatti, sono molteplici i casi di sparizioni avvenute in tutto l’Egitto.
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L’omicidio: come è morto Regeni?
Le ultime notizie di Giulio Regeni in vita risalgono al 25 gennaio 2016, alle ore 19:41, quando ha inviato un SMS alla fidanzata in Ucraina. Dopo poco, un’amica e collega del ragazzo ha denunciato la scomparsa via Facebook. Regeni sarà poi ritrovato morto, nudo e atrocemente mutilato, alcuni giorni dopo, lungo la strada del deserto Cairo-Alessandria.
Il corpo presentava evidenti segni di torture, contusioni e abrasioni, tipiche di pesanti percosse e lesioni, lividi compatibili con calci, pugni e bastonate. Le analisi effettuate sul corpo dimostrarono la presenza di più di 24 fratture ossee, tra cui sette costole rotte e tutte le dita delle mani e dei piedi, entrambe le braccia e le gambe.
Il ragazzo aveva ricevuto anche svariate coltellate sul corpo, comprese le piante dei piedi, inferte con un punteruolo. Si contavano numerosi tagli, causati, presumibilmente, da un rasoio. Numerose, poi, erano le bruciature di sigaretta e vi era anche una bruciatura più significativa tra le scapole, oltre ad alcune incisioni rassomiglianti a lettere. La causa effettiva della morte era stata ricondotta dall’esame autoptico ad un colpo violento al collo.
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Le indagini: cosa è accaduto negli ultimi 8 anni
Le indagini hanno, sin da subito, fatto sorgere non poche perplessità e dubbi da parte delle autorità italiane. In un primo momento, il direttore dell’amministrazione generale delle indagini di Giza, Khealed Shalabi, sostenne che Regeni fosse stato vittima di un incidente stradale. Tuttavia, le ferite riportate dal ragazzo mal si conciliavano con la tesi del mero incidente.
Diverse furono le tesi riportate dalle autorità egiziane. Fu, infatti, anche affermato che Regeni fosse stato ucciso per ragioni sentimentali, a causa di una presunta relazione omosessuale, sebbene il ragazzo fosse notoriamente impegnato con un donna. In seguito, si disse pure che Regeni fosse implicato in vicende losche e attività di spaccio. Le ipotesi in questione, tuttavia, non erano suffragate da alcuna prova.
Le autorità egiziane, inizialmente, garantirono una piena collaborazione, ma tale disponibilità non si rese mai effettiva. Le autorità italiane, infatti, non ebbero la possibilità di interrogare molti testimoni e, i pochi sottoposti ad esame, furono ascoltati per pochi minuti, dopo che gli stessi erano già stati ascoltati dalla polizia egiziana.
Anche importanti fonti di prova, come le riprese di video registrazione o i tabulati telefonici, non furono rese disponibili. Solo nel settembre 2016, le autorità egiziane resero disponibili i tabulati telefonici ed ammisero che il ragazzo era stato sottoposto ad indagini della polizia egiziana.
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Le relazioni autoptiche
Sul corpo di Regeni furono condotte due distinte relazioni autoptiche, l’una dai medici egiziani, l’altra da quelli italiani. Le due relazioni, tuttavia, presentavano delle discordanze evidenti.
La relazione forense dell’autorità egizia ha attestato che il ricercatore italiano era stato interrogato e torturato per un massimo di sette giorni, ad intervalli di 10 o 14 ore. Mentre, per quanto riguarda la morte, questa presumibilmente doveva essere avvenuta circa 10 ore prima il ritrovamento.
Le autorità italiane, tra cui il Ministro degli esteri Paolo Gentiloni, ritenne, pubblicamente, in seduta parlamentare, che il testo della relazione fosse incompleto e non sufficiente per accertare effettivamente come erano andati i fatti. Dunque, anche l’autorità italiana, in specie la Procura della Repubblica di Roma, ha provveduto ad un esame sul corpo del ragazzo.
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Il ritrovamento dei documenti
Nel marzo 2016 è stata sgominata una banda ritenuta responsabile di una serie di rapimenti a scopo di estorsione di cittadini stranieri. Durante le operazioni, sono stati ritrovati documenti di Regeni, una borsa di colore rosso con il logo della Federazione italiana giuoco calcio, nella quale erano contenuti alcuni oggetti del ricercatore.
In particolare, sono stati ritrovati:
- il passaporto;
- il tesserino di riconoscimento dell’Università di Cambridge e dell’Università Americana del Cairo;
- la carta di credito;
- un pezzo di hashish.
Proprio quest’ultimo, secondo le autorità egiziane, avvalorerebbe la tesi dell’omicidio per motivi di droga. Tuttavia, la famiglia di Regeni ha sempre escluso che il ragazzo facesse uso di droga, così come confermato dalla perizia autoptica.
Successivamente ai predetti fatti, l’ufficio del procuratore di Nuovo Cairo ha negato il coinvolgimento della banda in questione con la morte di Regeni. Infatti, il capo della banda era lontano ben 100 km nei giorni della sparizione del ricercatore.
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La chiusura delle indagini
La Procura di Roma, dopo diversi anni, ha chiuso le indagini il 10 dicembre 2020, a cui ha fatto seguito il rinvio a giudizio per quattro ufficiali della National Security Agency, ossia i servizi segreti egiziani.
I reati contestati sono stati:
- sequestro di persona pluriaggravato;
- concorso in lesioni personali gravissime;
- omicidio.
Non è stato contestato il reato di tortura, in quanto questo è stato introdotto in Italia solo nel 2017, quindi, dopo i fatti che hanno riguardato Regeni.
Purtroppo i quattro ufficiali sono ancora ad oggi irreperibili, perché la magistratura egiziana non ha fornito indirizzi di residenza né concesso ai magistrati italiani di essere presenti ai loro interrogatori.
Per quanto riguarda il movente, secondo i magistrati italiani, fu il sospetto che Regeni volesse finanziare una rivoluzione, mai provato in concreto e, presumibilmente, del tutto infondato.
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Il Caso Regeni – Domande frequenti
Giulio Regeni era un dottorando italiano dell’Università di Cambridge, scomparso nel gennaio 2016 e poi ritrovato morto a Il Cairo alcune settimane dopo.
Giulio Regeni è scomparso in Egitto, in conseguenza di un sequestro che si ritiene sia stato orchestrato dai servizi segreti egiziani.
Le indagini si sono concluse nel 2020 con il rinvio a giudizio di quattro ufficiali dei servizi segreti egiziani, per lesioni e omicidio di Giulio Regeni.
Presumibilmente, gli ufficiali egiziani hanno ritenuto che Regeni fosse implicato in un complotto per finanziare una rivoluzione, a cui, con molta probabilità, il ragazzo era estraneo.
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