Gestione lidi balneari: è legale vietare di portare il cibo da casa?
Introdurre cibo portato da casa in uno stabilimento balneare è vietato da una legge nazionale? Nei fatti, no. Ecco cosa devi sapere per tutelarti e far valere i tuoi diritti, anche in vacanza.
- Le spiagge non sono luoghi privati.
- Di conseguenza, gli stabilimenti balneari che ne hanno un pezzetto in concessione, non possono decidere di limitare la libertà delle persone.
- Per esempio, non possono vietare ai clienti del lido di portare il cibo da casa per mangiarlo sotto l’ombrellone.
Il mare è senza dubbio una delle destinazioni estive preferite dagli italiani. Un tema di grande attualità, del quale si ritorna a parlare ogni anno, è quello delle concessioni balneari, che si intreccia a un concetto fondamentale: le spiagge sono beni pubblici.
Negli ultimi giorni, un episodio di cronaca ha portato alla ribalta alcune delle contraddizioni dei lidi, che non possono essere definiti privati per un semplice fato di fatto: è lo Stato che dà in concessione un pezzo di spiaggia a un determinato operatore.
Questo significa che non è possibile inventarsi delle regole, neanche se vengono scritte su un regolamento in vigore all’interno del singolo stabilimento, che vanno in collisione con la normativa nazionale.
Analizziamo, nel dettaglio, quello che è successo di recente – ovvero l’imposizione del divieto di portare del cibo proveniente dall’estero in uno stabilimento balneare – per comprendere quali siano le regole effettivamente in vigore nei lidi.
Cibo nei lidi: il caso
I tanti post che, probabilmente, vi sarà capitato di leggere in questi giorni, partono tutti da una vicenda avvenuta in un lido a Villaggio Coppola, dalle parti di Caserta. Cosa è successo?
Una donna, che si trovava nello stabilimento in questione con i suoi tre figli, è stata costretta a buttare via il cibo che si era portata da casa (nello specifico, un’insalata di pasta) e a comprare quello in vendita nel bar del lido. Com’è stato possibile tutto ciò?
La difesa dei gestori dello stabilimento è stata la seguente: hanno dichiarato che sotto gli ombrelloni sia consentito consumare soltanto panini e acqua (per ragioni igieniche). In realtà, all’ingresso del lido è presente un cartello in cui si specifica che non si possano introdurre cibo e bevande dall’esterno.
Un episodio (segnalato alla Guardia di Finanza) che ha acceso gli animi (anche in Parlamento), come quello di Roberto Capasso, presidente di Assoutenti Campania, ovvero l’associazione che tutela i diritti dei consumatori. Vediamo perché.
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Negli stabilimenti balneari si può vietare il cibo da casa?
La legge in vigore non vieta, in alcun modo, la possibilità di portare cibo e bevande da casa in un lido. È, infatti, illegale imporre a qualcuno cosa mangiare e, soprattutto, di comprare dei prodotti unicamente presso il proprio bar e/o ristorante. Anche perché, la borsa frigo in spiaggia non è mica vietata.
Indubbiamente, ci sono delle regole di buon senso da rispettare, come quella di non consumare prodotti che provengono dall’esterno ai tavoli del ristorante. Non si può, però, impedire a qualcuno di farlo sotto l’ombrellone.
Ne consegue che anche eventuali cartelli sui quali siano riportati divieti espliciti di questo tipo non sono validi, nemmeno se vengono esposti in bella mostra all’ingresso dello stabilimento con scritte del tipo “Vietato introdurre cibi e bevande da casa”.
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La posizione di Assoutenti Campania
A portare un po’ di chiarezza sul tema, ci sono state anche le parole del Presidente di Assoutenti, Capasso, il quale ha ricordato che:
- non si può imporre il divieto generico di portare cibo da casa in uno stabilimento, né fare una perquisizione quando la gente arriva, in quanto la spiaggia è e rimane un bene pubblico;
- sicuramente, ci sono delle norme da rispettare; per esempio, per motivi di decoro, bisognerebbe evitare di ingombrare i lettini di cibo.
Le regole stabilite all’interno del singolo lido devono essere pensate per limitare i comportamenti scorretti – nei quali, di certo, quello del divieto del cibo da casa non rientra. Si può, quindi, tranquillamente stare sotto l’ombrellone dello stabilimento, mangiando ciò che si desidera, fermo restando che si deve sempre fare in modo di rispettare gli altri e il contesto nel quale ci si trova.
In merito alla questione igiene, invece, ci possono essere dei regolamenti riguardanti la gestione dei rifiuti. Si pensi alle location “plastic free” e a quelle in cui non sono consentiti (per motivi di sicurezza) contenitori in vetro.
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Come posso tutelarmi?
Essere informati sulla normativa nazionale è determinante per comprendere quanto (e quando) un regolamento locale possa essere lesivo dei propri diritti, dunque come agire per sentirsi tutelati.
In questo caso, è possibile rivolgersi alla Capitaneria di Porto o alla Polizia locale. Foto, video e testimonianze possono essere davvero utili per dare più spessore alle proprie parole. Un’alternativa valida, possono essere pure le associazioni dei consumatori.
Ci sono, poi, divieti ben precisi da non violare quando si è in spiaggia, come quello di accendere falò, mettersi a cucinare, organizzare una tavolata posizionando una serie di tavoli qua e là, a piacimento (non consentito per la tutela dell’ambiente).
Fare una breve ricerca online prima di intraprendere una qualsiasi attività un po’ borderline, in spiaggia, e consultare le ordinanze comunali, è, senza dubbio, un grande esempio di civiltà. Quella che, anche d’estate, non dovrebbe mai partire.
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