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La Polizia può controllare WhatsApp al posto di blocco?

La Polizia ti ferma al posto di blocco e ti chiede di darle il telefono per leggere le tue ultime conversazioni su WhatsApp. Può davvero farlo o ci sono delle regole ben precise da rispettare? Vediamolo.

controllo whatsapp polizia
  • La maggior parte delle persone pensa che le Forze dell’Ordine possano effettuare qualsiasi tipologia di controllo.
  • In realtà, leggere le conversazioni sul cellulare, per esempio quelle di WhatsApp, non è sempre lecito.
  • Solitamente, si deve infatti avere l’autorizzazione da parte dell’interessato o di un giudice e ci devono essere dei motivi non futili.

Chi ha qualcosa da nascondere è particolarmente attento alla privacy del suo telefono. Tra blocchi, messaggi temporanei e applicazioni pressoché sconosciute ai più, gli escamotage per non lasciare tracce sono davvero tanti. 

Prendiamo il caso di una persona che ha un gruppo su WhatsApp che utilizza per comprare della droga. Se la Polizia lo fermasse al posto di blocco, andrebbe subito in crisi se gli chiedessero di leggere i suoi messaggi (e questi non fossero stati, in qualche modo, nascosti). 

Ma le Autorità – Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza – avrebbe davvero il diritto di poter leggere i messaggi WhatsApp sul telefono di una persona qualunque fermata al posto di blocco? Chi ricevesse questa richiesta, potrebbe opporsi senza destare sospetti, perché non vorrebbe che la sua privacy venisse violata, oppure no?

La Polizia può controllare il cellulare?

Al di là del fatto che i messaggi WhatsApp siano protetti dalla crittografia end-to-end, tutto quello che è presente sul proprio telefono è personale, quindi tutelato dalla legge sulla privacy. Cosa significa, in altri termini? 

Che nessuna Autorità – né gli agenti di Polizia, né i Carabinieri o i membri della Guardia di Finanza – può decidere di sbirciare nel cellulare di qualcuno, sia che si tratti di una conversazione su un’app di messaggistica istantanea, sia che si parli della gallery. 

L’art. 15 della nostra Costituzione, infatti, tutela la libertà e la segretezza delle corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione, che sono, pertanto, inviolabili. Cosa è possibile fare, dunque? 

Le Autorità possono vedere cosa ci sia sul telefono di una data persona (compreso WhatsApp, che rientra nella corrispondenza, così come la posta elettronica) solo in due casi:

  1. sono stati autorizzati dal legittimo proprietario;
  2. hanno un mandato, quindi un provvedimento di autorizzazione che arriva direttamente dall’Autorità giudiziaria.

LEGGI ANCHE Cosa possono fare i Carabinieri? Dalla perquisizione al fermo

polizia whatsapp posto di blocco
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Quando la Polizia può controllare WhatsApp senza autorizzazione?

Il controllo dei messaggi di WhatsApp da parte delle Forze dell’Ordine senza l’autorizzazione del Giudice può avvenire soltanto in specifiche circostanze. 

Un’ispezione o una perquisizione, che possono comportare anche la lettura dei messaggi di WhatsApp, può avvenire d’ufficio (con successiva comunicazione al PM entro 48 ore) se:

  • c’è la presenza di indizi di reato, ovvero il sospetto fondato che il proprietario dello smartphone sia coinvolto in un delitto, oppure nel caso di arresto in flagranza;
  • ci si trova davanti a uno stato di necessità, ovvero una situazione di estrema urgenza, quale un pericolo imminente che qualcuno possa perdere la vita. 

In caso di incidente stradale, poi, in alcune città (come Torino), i poliziotti hanno ricevuto l’autorizzazione a prendere possesso dello smartphone dell’automobilista coinvolto nello scontro per vedere se stava utilizzando il cellulare alla guida prima del sinistro

Nelle ipotesi appena descritte, non dare il telefono all’agente che lo richiede potrebbe integrare il reato di resistenza a pubblico ufficiale, ma soltanto se ci si oppone con violenza o minaccia. Altrimenti, non si sta facendo niente di sbagliato per la legge. 

LEGGI ANCHE Qual è il valore legale dei messaggi WhatsApp?

controllo whatsapp forze dell'ordine

La Polizia può intercettare chiamate WhatsApp?

In un contesto “normale”, la Polizia (i Carabinieri o la Guardia di Finanza) non può intercettare le conversazioni su WhatsApp, che siano messaggi o chiamate. Per farlo, dovrebbe riuscire a contrastare la sicurezza garantita dalla crittografia end-to-end. 

Può, però, mettere un telefono sotto controllo, con l’utilizzo di particolari software, qualora il proprietario fosse indagato. Le chiamate possono, quindi, essere registrate all’insaputa dell’interlocutore. Lo stesso può avvenire tramite intercettazione ambientale, che prevede l’installazione di telecamere in posizioni strategiche. 

Se, invece, la Polizia (o la Polizia Postale) ha sequestrato il cellulare, avrà la possibilità di recuperare eventuali messaggi che sono stati cancellati tramite l’estrazione dei tabulati delle conversazioni – anche quelle di WhatsApp, nelle quali sono generalmente contenuti anche link, foto, video, allegati. Si tratta, comunque, di procedure costose, alle quali si ricorre, in genere, solo per determinate indagini penali (es. un caso di pedofilia).

Come si legge sul sito ufficiale di WA, nella sezione FAQ, le Forze dell’Ordine possono richiedere la divulgazione immediata di informazioni, per esempio in caso di pericolo imminente per un bambino o rischio di morte o serio danno fisico per una persona, tramite il Servizio per le richieste online delle forze dell’ordine di WhatsApp

Se vuoi saperne di più, ti invitiamo a consultare la pagina WhatsApp dedicata proprio alle informazioni per le Forze dell’Ordine

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Maria Saia
Esperta di diritti delle donne
Ha respirato per più di 20 anni la stessa aria di Falcone e Borsellino e ne condivide, ancora oggi, il sogno utopico di un mondo senza mafie e ingiustizie. Non a caso, “È la giustizia, non la carità, che manca nel mondo” è una delle sue citazioni preferite. Su deQuo, scrive di bonus e agevolazioni statali e di diritti della persona - in particolare, di diritti delle donne.
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