Ddl disforia: quali sono le intenzioni del Governo
Un nuovo disegno di legge che colpisce in modo diretto i farmaci rivolti ai preadolescenti e agli adolescenti trans: ecco in cosa consiste il Ddl disforia.
- Il Ddl disforia potrebbe cambiare le regole sulla prescrizione dei farmaci per i minorenni transgender.
- Tante le polemiche sollevate, a partire dall’istituzione di un registro con le informazioni cliniche sui pazienti minori con disforia di genere.
- Le novità del nuovo disegno di legge potrebbero essere fonte di grandi sofferenze per un gruppo di persone già sensibilmente martoriato ogni giorno.
Così come non tutte le persone nascono nella parte fortunata del mondo, ci sono alcuni individui che non si riconoscono nel sesso biologico con il quale sono nati: si parla, in tali casi, di disforia di genere. Immaginate il senso di smarrimento che potrebbe essere provato da un bambino o da una bambina che si trova a vivere una simile condizione.
Il supporto delle famiglie e dello Stato sono fondamentali per affrontare un eventuale percorso di transizione e per poter vivere serenamente nel genere nel quale ci si riconosce. Ma il Governo ha deciso di intervenire sulle norme attuali con un disegno di legge che mira a regolamentare (ovvero ad avere un maggiore controllo) sui farmaci prescritti oggi a preadolescenti e adolescenti transgender.
La bozza di quello che è stato ribattezzato “Ddl disforia” è stata firmata dai Ministri Eugenia Roccella (Famiglia) e Orazio Schillaci (Salute), che lo hanno definito un importante e necessario passo avanti nella tutela della salute fisica e psicologica di bambini e adolescenti.
Le critiche mosse da associazioni e famiglie sono arrivate come una valanga, in particolare da parte degli attivisti che sono impegnati ogni giorno nella difesa dei diritti delle persone transgender: sono tanti gli aspetti controversi e che meriterebbero maggiori approfondimenti. Vediamo allora come stanno le cose oggi e cosa è stato delineato in questo disegno di legge, che vuole introdurre quelle che sono state definite disposizioni per l’appropriatezza prescrittiva e il corretto utilizzo dei farmaci per la disforia di genere.
Disforia di genere e terapie farmacologiche
In questo momento, in Italia, ai giovani minorenni che vivono una condizione di disforia di genere possono essere prescritte due diverse terapie farmacologiche:
- i bloccanti della pubertà;
- i farmaci ormonali.
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1. Bloccanti della pubertà
I bloccanti della pubertà si rivolgono ai preadolescenti e permettono di ritardare o interrompere lo sviluppo dei caratteri sessuali secondari, quelli che vengono fuori proprio in questo momento della vita.
Si tratta, per esempio, dei peli pubici e sotto le ascelle, del pomo d’Adamo e della barba (per l’uomo), del seno (per le donne). Queste caratteristiche fisiche potrebbero provocare disagio in un/a adolescente che non si riconosce nel suo corpo, e portare, nei casi più delicati, a episodi di autolesionismo o a tentativi di suicidio.
I bloccanti hanno, dunque, questa funzione: dare a un giovanissimo uomo e a una giovanissima donna il tempo per imparare a conoscere il suo corpo e rendersi conto di essere una persona transgender, oppure no.
2. Farmaci ormonali
La seconda tipologia di farmaci, invece, cioè le terapie ormonali, si rivolge agli adolescenti minorenni – di età compresa tra i 15 e i 17 anni, anche se non c’è un range anagrafico fissato dalla legge.
Questi farmaci agiscono sugli ormoni maschili e femminili, quindi vengono suddivisi in:
- farmaci mascolinizzanti, somministrati a chi non si riconosce nelle caratteristiche biologiche femminili;
- farmaci femminilizzanti, indirizzati a chi non vorrebbe avere caratteristiche biologiche maschili, ma ci è nato.
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Ddl disforia: le novità ipotizzate
Il Ddl disforia rappresenta un vero e proprio sbarramento al percorso di affermazione di genere dei minori transgender. Il provvedimento, infatti, si mostra più nelle vesti di una forma di controllo ideologico, che non di reale supporto psicologico e medico degli adolescenti.
La norma, che non è stata ancora depositata in Parlamento, prevede, di fatto, che le terapie ormonali – previste per gli adolescenti, già sessualmente sviluppati – siano equiparate ai bloccanti della pubertà, prescritti, come già precisato, ai preadolescenti che non sono ancora sessualmente sviluppati.
Questo perché, secondo le nuove regole, affinché i bloccanti possano essere prescritti, sarebbe necessaria una diagnosi obbligatoria da parte di una équipe multidisciplinare, oltre che dei percorsi psicologici, psicoterapeutici ed eventualmente psichiatrici, da svolgere con l’assenso del Comitato Etico Nazionale per le sperimentazioni cliniche in ambito pediatrico.
Il punto più dibattuto di questa nuova prassi è legato proprio alla funzione dei bloccanti, i quali servono a limitare le sofferenze di un momento di confusione. Quello in cui, il/la minore non sa ancora se le sue intenzioni siano davvero quelle di proseguire con il percorso di transizione di genere e avrebbe bisogno di un modo per capirlo, senza che ci sia di mezzo una diagnosi definitiva. Una persona transgender, inoltre, anche se molto giovane, è perfettamente in grado di comprendere la propria identità di genere – ascoltandosi – senza la necessità di un percorso di psicoterapia.
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Ddl disforia: cos’è il registro nazionale dell’AIFA?
Un altro punto piuttosto spinoso della bozza del Ddl disforia riguarda la creazione del registro nazionale dell’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco), sul quale saranno riportate le informazioni sui pazienti ai quali vengono somministrati (gratuitamente) i farmaci per la disforia di genere negli ospedali (non è, invece, stato esplicitato cosa dovrebbe accadere con la sanità privata).
Tale registro, che è stato visto come una vera e propria “schedatura” dei minori transgender, dovrebbe essere trasmesso al Ministero della Salute periodicamente, e dovrebbe contenere i dettagli sulla salute del paziente, ovvero le informazioni cliniche utilizzate per la prescrizione dei farmaci, che possono comprendere anche le comorbilità, il monitoraggio medico, il follow-up.
Il Ddl disforia stabilisce anche l’introduzione di un tavolo tecnico – presieduto dal Ministero della Salute e da un’Autorità politica impegnata in questioni riguardanti la famiglia – che dovrebbe rendere conto al Parlamento, ogni 3 anni, sulle valutazioni dell’AIFA.
Il Governo, comunque, ha soltanto messo nero su bianco ciò che dovrebbe cambiare. Non è del tutto chiaro, infatti, in che modo i farmaci per la disforia di genere dovranno essere prescritti, dato che gli aspetti tecnici dovrebbero essere definiti in appositi protocolli clinici del Ministero della Salute.
Quello che appare evidente, però, è l’enorme peso sociale che potrebbe derivare da questo disegno di legge, che non solo rischia di distruggere i passi fatti fin qui, ma genererà, senza dubbio, maggiore sofferenza in un gruppo di individui – le persone transgender – i cui diritti (e la propria identità) vengono calpestati continuamente, come se non avessero la stessa dignità.
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