La diffamazione nelle chat di WhatsApp è aggravata?
Sappiamo che la diffamazione a mezzo stampa comporta conseguenze maggiori rispetto a quella che avviene dal vivo. Vale lo stesso per WhatsApp?
- Le chat private su WhatsApp possono essere diffamatorie.
- Si può dunque denunciare una persona per messaggi offensivi su una qualsiasi app di messaggistica istantanea se questi integrano il reato di diffamazione.
- Provare la diffamazione non è immediato, perché in molti casi l’offesa potrebbe essere, in realtà, un’ingiuria (che non è più un reato).
L’app di messaggistica più famosa al mondo è diventata parte integrante nelle nostre vite, al punto da avere un ruolo determinante anche nei processi, dove le chat di WhatsApp possono essere utilizzate come elementi di prova.
Uno dei fenomeni che si lega al suo utilizzo, specialmente nella chat di gruppo popolate da tanti interlocutori, è la diffamazione (art. 595 cp), spesso confusa con l’ingiuria, che si possono verificare entrambe anche in forma scritta.
In queste righe spiegheremo come distinguere l’ingiuria dalla diffamazione via WhatsApp, cosa si rischia, se questa forma di diffamazione rientra in quella aggravata e cosa fare per difendere la propria reputazione.
Ingiuria e diffamazione su WhatsApp: cosa cambia
La diffamazione e l’ingiuria non sono entrambe due reati disciplinati dal nostro Codice penale, che possono configurarsi anche tramite WhatsApp. L’ingiuria è stata, infatti, depenalizzata e oggi rappresenta un illecito civile. La giurisprudenza di legittimità si è impegnata a individuare il confine per distinguere l’ingiuria dalla diffamazione (che è un reato) sulla piattaforma.
In pratica:
- l’ingiuria (art. 594 cp) si verifica nel momento in cui la persona offesa è presente nella chat in cui arriva il messaggio denigratorio, quindi c’è contestualità tra l’invio e la ricezione della comunicazione ingiuriosa;
- la natura dell’offesa è, invece, diffamatoria se manca la contestualità, quindi se l’offeso non visualizza in modo immediato il messaggio offensivo (anche se è presente nella chat in questione), se non lo legge in real time.
Più in generale, nella comunicazione a distanza, in questo caso via chat, la diffamazione avviene nel momento in cui l’offesa si riferisca a una persona assente e venga letta da almeno due persone.
Comprendere questa differenza è fondamentale, perché, trattandosi di due concetti ben diversi (uno è un reato, l’altro soltanto un illecito), la denuncia per diffamazione avrà conseguenze di tipo penale, mentre l’ingiuria non prevede la pena della reclusione (non più).
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Differenza tra diffamazione semplice e aggravata
Per rispondere alla domanda alla base di questo articolo, serve spiegare cosa cambi tra la diffamazione semplice e quella aggravata. La diffamazione semplice viene punita con la reclusione fino a 1 anno o con la multa fino a 1.032 euro.
Si parla, invece, di diffamazione aggravata per indicare quella che si realizza a mezzo stampa o con qualsiasi altro mezzo di pubblicità (compresi i social network), e per la quale si applica:
- la reclusione da 6 mesi a 3 anni;
- oppure la multa non inferiore a 516 euro.
Ma quali insulti sono diffamazione, ovvero quali sono i 3 elementi che costituiscono la diffamazione? Le frasi diffamatorie sono quelle in cui si attribuisce un determinato fatto a una data persona che:
- rappresenti un’offesa alla sua reputazione;
- non deve essere presente nel momento in cui viene realizzata l’offesa;
- avviene alla presenza di almeno due persone diverse da quella che produce il messaggio diffamatorio.
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Diffamazione su WhatsApp: vale anche se il messaggio è nello “stato”?
La diffamazione tramite WhatsApp può avvenire anche scrivendo un messaggio rivolto a una data persona nello stato dell’app, oppure inoltrandolo a più soggetti (quindi non si deve per forza essere all’interno di una chat).
Su questo punto, riportiamo la sentenza n. 33219/2021 della Cassazione, secondo la quale il reato di diffamazione può essere integrato anche per le affermazioni contenute sullo status di WhatsApp (quelle che scompaiono dopo 24 ore), se queste sono lesive dell’onore e del decoro della persona offesa.
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Cosa si rischia per diffamazione su WhatsApp?
Nonostante quello che si potrebbe pensare, la diffamazione tramite WhatsApp non è aggravata. A differenza dei social network, in modo particolare dei post pubblici, quelli che possono essere visti da tutti, non solo da follower e amici, il contenuto di WhatsApp rimane comunque limitato ai membri della chat o ai contatti della rubrica.
Certo, è vero che potrebbe essere ulteriormente diffuso tramite degli screenshot, ma in questo modo si potrebbero commettere altri reati, come la violazione della privacy. A questo proposito, potrebbe interessarti il nostro approfondimento su Inoltrare foto o messaggi WhatsApp è reato?.
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Quali sono i mezzi di prova per dimostrare la diffamazione su WA?
Chi viene diffamato su WhatsApp deve riuscire a provarlo. Potrebbero essere sufficienti gli screenshot, ma potrebbero pure esserci dei problemi relativi alla linea di demarcazione con l’ingiuria.
Una determinata persona è stata offesa in un chat in cui era presente, quindi è stata diffamata perché non ha letto il messaggio in tempo reale. Come si dimostra? Probabilmente, chiedendo agli altri utenti che hanno eventualmente risposto dopo il testo diffamante di fornire i dati di visualizzazione di questa persona. Se non ha visualizzato in tempo reale, vuol dire che non ha effettivamente letto subito l’offesa arrecatale e che, dunque, è stata diffamata.
Il miglior consiglio resta comunque quello di rivolgersi a un avvocato penalista, anche perché la diffamazione è un reato che può essere denunciato solo dalla persona offesa, rispettando un termine massimo di 3 mesi dal momento in cui si è venuti a conoscenza del fattaccio.
Una volta iniziato il processo penale, sarà anche possibile costituirsi parte civile al fine di ottenere il risarcimento per i danni subiti. La diffamazione, si sa, è una brutta bestia, e le conseguenze possono davvero essere devastanti.
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