Cosa succede ai finanziamenti in caso di morte
Quali sono le possibili soluzioni alle quali ricorrere nell'ipotesi in cui dovesse morire l'intestatario di un prestito: dalla rinuncia all'eredità fino alle polizie assicurative ad hoc.
Il finanziamento rappresenta una delle più diffuse forme di accesso al credito. Molto spesso, oggi vi si ricorre in occasioni quali l’acquisto di un’auto, di un immobile, di un terreno, o quando si comprano beni elettronici di livello, come un Mac o un aspirapolvere Dyson, giusto per fare qualche esempio.
Quando si sceglie una tipologia di finanziamento, ci sono vari aspetti da considerare. Se chi richiede un prestito analizza quindi quali siano le caratteristiche del finanziamento, come l’estinzione anticipata e gli interessi applicati, chi lo eroga valuta tutti quegli elementi che possano dare più concretezza alla futura restituzione del prestito – come per esempio l’età anagrafica del richiedente.
In questa guida ci siamo interrogati su cosa potrebbe accadere se morisse l’intestatario di un finanziamento. I suoi debiti ricadrebbero sugli eredi? In che modo e cosa è possibile fare per tutelarsi? Vediamolo insieme.
Cosa succede a un finanziamento in caso di morte?
Nel momento in cui si richiede un finanziamento, oggi vengono in genere stipulate delle assicurazioni. In assenza di tali assicurazioni, quando muore l’intestatario di un prestito, gli eredi sono tenuti a saldarlo.
Queste non avviene, però, nei casi in cui gli stessi abbiano deciso di rinunciare all’eredità. Le norme del Codice civile, dunque, si applicano anche al caso dei prestiti.
In particolare, è possibile percorrere due strade differenti:
- rinunciare all’eredità entro 10 anni di tempo dall’apertura della successione;
- fare l’accettazione di eredità con beneficio di inventario.
In questa seconda ipotesi, si verifica la separazione tra il patrimonio ereditato e quello dell’erede, in modo tale che gli eventuali creditori non potranno intaccare i beni personali dell’erede.
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Quali sono le coperture assicurative per i finanziamenti personali
Il modo migliore per tutelarsi nel momento in cui si richiede un prestito personale consiste, dunque, nella stipula di una polizza assicurativa – che non è obbligatoria, ma fortemente consigliata.
Nell’ipotesi analizzata, quindi, qualora il soggetto intestatario del finanziamento dovesse morire, allora sarà l’assicurazione a rimborsare le rate restanti alla banca o alla società che ha concesso il credito.
Nel momento in cui si stipula un contratto assicurativo, si dovrà anche certificare il proprio stato di salute – e nei casi in cui l’importo del prestito sia superiore a 50.000 euro o il richiedente abbia una certa età, si dovrà pure compilare un certificato dettagliato da parte del proprio medico.
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Caratteristiche polizze assicurative prestiti
Le polizze specifiche da sottoscrivere assieme a un finanziamento personale prendono il nome di Cpi – Credit Protection Insurance.
Tali polizze prevedono il pagamento delle rate al posto del creditore e solitamente si attivano per le seguenti casistiche:
- invalidità totale permanente o temporanea (della durata di 1 anno circa, di solito);
- difficoltà economiche, legate per esempio alla perdita del posto di lavoro;
- decesso.
L’unico caso in cui la polizza assicurativa rischio vita è obbligatoria è quando il finanziamento si ottiene tramite la cessione del quinto. Questa tipologia di prestito prevede che la rata del finanziamento da pagare mensilmente venga addebitata direttamente sul 20% del proprio stipendio o pensione.
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Rischi non inclusi nelle polizze del finanziamento
Solitamente, non sono incluse nella copertura di simili forme assicurative le seguenti situazioni:
- presenza di elementi di rischio clinico, per le quali il sottoscrittore potrebbe rischiare di morire in tempi brevi;
- morte causata da eventi dolosi;
- suicidio nei primi 24 mesi dalla stipula dell’assicurazione.
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