Quando i debiti del padre ricadono sul figlio?
Cosa succede se tuo padre è pieno di debiti? Chi li paga se è nullatenente? I rapporti familiari sanno essere molto complessi e potresti essere chiamato a pagare i debiti che sono stati assunti da altri, quando sono in vita. Cercheremo di spiegarti in breve!
- I debiti del padre generalmente sono trasmissibili ai figli in caso di morte.
- Soprattutto se il padre è nullatenente, il rischio per il figlio è considerevole, perché dovrà pagare integralmente il debito con il proprio patrimonio.
- L’ordinamento attribuisce alcuni strumenti per tutelarsi, quali la rinuncia all’eredità o l’accettazione con beneficio dell’inventario.
I rapporti familiari possono essere fonte di grandi inconvenienti, soprattutto quando si tratta di successione, cioè quando alla morte del padre il suo intero patrimonio è trasferito agli eredi – in genere i figli.
L’ordinamento prevede che sia indispensabile disporre dei propri diritti e dei beni per il momento in cui non si sarà più in vita. In questo caso, anche i debiti saranno trasferiti con le voci attive. Che fare in questi casi, quindi se un genitore dovesse avere dei debiti? Le soluzioni sono molteplici.
Nei prossimi paragrafi cercheremo di spiegarti gli istituti che il legislatore mette a tua disposizione per evitare che i debiti di tuo padre gravino direttamente su di te. Tratteremo anche della prescrizione, che ti consente di evitare il pagamento di alcuni debiti, dopo che sia trascorso un certo periodo di tempo.
- Non voglio pagare i debiti di mio padre: è possibile?
- Quando i debiti dei padri ricadono sui figli?
- Cosa succede se mio padre ha debiti e muore?
- Cosa fare per non ereditare i debiti dei padre?
- Quali sono i debiti che passano agli eredi?
- Debiti non trasmissibili agli eredi
- Quali sono i debiti che vanno in prescrizione?
- Come tutelarsi dai debiti dei genitori in vita
Non voglio pagare i debiti di mio padre: è possibile?
Nel corso della vita, tuo padre (o tua madre) potrebbe aver contratto molteplici debiti, sia nell’ambito dell’attività professionale e imprenditoriale sia nell’ambito personale, come nel caso in cui sia un giocatore d’azzardo.
Questi debiti possono però ricadere sui figli, in diversi modi, come vedremo nel successivo paragrafo. Come puoi tutelarti in questi casi? In primo luogo, dobbiamo evidenziare che non sempre il figlio può tutelarsi dai debiti del padre, potrebbe essere costretto a pagarlo, però può ricorrere a istituti che limitano la sua responsabilità.
Solo in via esemplificativa, già la disciplina della successione consente all’erede di evitare la responsabilità tramite l’accettazione con beneficio dell’inventario. Indipendentemente dal fenomeno successorio, poi, l’ordinamento presenta diversi strumenti di tutela del patrimonio.
Negli ultimi anni si è assistito alla proliferazione dei vincoli di destinazione. Questi creano una forma di segregazione patrimoniale, cioè:
- si imprime un vincolo, ossia si prende una serie di beni del proprio patrimonio che vengono destinati a perseguire uno scopo;
- i creditori, il cui diritto non è sorto in conseguenza dello scopo, non possono aggredire questi beni tramite procedure esecutive e pignoramento.
Quindi, spesso, gli specialisti della gestione di grandi patrimoni consigliano ai propri clienti di ricorrere, in ogni caso, a questi strumenti.
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Quando i debiti dei padri ricadono sui figli?
Come dicevamo nel paragrafo precedente, i debiti dei padri potrebbero gravare sui figli in molti modi. Il principale è sicuramente il caso della successione. Questo, è infatti un fenomeno per il quale l’erede, tra cui i figli, subentra aildefunto nell’intero patrimonio, limitatamente ad una quota prevista dal defunto o dalla legge. In questo caso, l’erede è tenuto anche a pagare i debiti, in quanto subentra anche nei rapporti passivi, non solo quelli attivi.
Quindi, questo è sicuramente un primo caso, se non il principale, in cui i figli sono obbligati a pagare i debiti dei padri. Al di fuori dell’ambito successorio, le ipotesi sono scarse e spesso le conseguenze dei debiti sono indirette. Con ciò vogliamo dire che delle obbligazioni rispondono direttamente coloro che hanno assunto l’obbligo.
In altri termini, normalmente i figli non sono chiamati a rispondere del debito altrui. Tuttavia i creditori possono rivalersi di beni di cui usufruiscono anche i figli, come la casa di abitazione o gli autoveicoli intestati al genitore.
Altro caso ancora, si verifica quando i figli partecipano all’impresa familiare. In Italia, è un’ipotesi molto comune: la maggior parte delle piccole e medie imprese, che costituiscono la quasi totalità dell’economia nazionale, sono infatti imprese familiari.
Eventuali debiti assunti in questo contesto sono comunque condivisi tra tutti i partecipanti all’impresa, che sono direttamente responsabili e rispondono in nome proprio, non per un obbligo altrui, anche quando formalmente il debito sia assunto dal genitore.
Per approfondire l’argomento ti consigliamo di leggere: Successione in assenza di figli: come funziona
Cosa succede se mio padre ha debiti e muore?
Come dicevamo, però, l’ipotesi più frequente è quella della successione a causa di morte. Questa ipotesi si verifica quando il padre (o la madre) muore e ti lascia dei debiti. La successione è un fenomeno considerato necessario dall’ordinamento, ciò significa che indispensabile che si provveda a disporre del proprio patrimonio per il momento in cui non si sarà più in vita.
Il titolare del patrimonio, in questo caso il padre, procede con testamento a dividere il patrimonio, in genere per quote, tra figlie, coniuge e qualsiasi altro erede.
Se non procede in tal senso, operano le disposizioni di legge, che contemplano la successione legittima. In tale seconda evenienza, è il legislatore stesso che stabilisce la divisione del patrimonio tra gli eredi legittimi che sono: coniuge, figli, ascendenti e fratelli o sorelle.
In ogni caso, l’erede subentra, per quota, nell’intero patrimonio, che costituisce una massa patrimoniale universale comprensiva di voci attive e passive, cioè di debiti. Quindi, ciascuno degli eredi sarà, in base alla quota, tenuto a partecipare al pagamento dei debiti del padre defunto.
Ciò non accade, invece, se il genitore lascia al figlio un legato, cioè quando con disposizione testamentaria, il padre lascia:
- un bene al figlio,
- anche la possibilità di subentrare in un singolo contratto,
- un onere a carico di altro erede da adempiere, come l’obbligo di concludere un contratto di locazione.
In tutte le suddette circostanze, il figlio non è erede a titolo universale: si dice infatti che è erede a titolo particolare, cioè subentra solo in uno specifico diritto. Non è allora tenuto al pagamento dei crediti.
Per approfondire il legato leggi anche: Legato testamentario: cos’è e che differenza c’è con l’eredità
Cosa fare per non ereditare i debiti dei padre?
È possibile però ricorrere a diversi strumenti che ti consentiranno di non subire i debiti di tuo padre. Il primo strumento a tua disposizione è la rinuncia all’eredità. L’eredità deve essere, infatti, accettata entro 10 anni dall’apertura della successione, cioè dalla morte. Se non viene accettata o espressamente rifiutata, il figlio non subentra nei debiti del padre.
Dovrai, però, valutare la convenienza di questa scelta: tutto dipende dall’entità dei debiti rispetto alle voci attive. Laddove vi sia una considerevole sproporzione, dovresti decidere di rinunciare.
Un altro istituto particolarmente utile è, invece, l’accettazione con beneficio di inventario, cioè una modalità di accettazione dell’eredità che consente di evitare il fenomeno di confusione tra il tuo patrimonio e quella del defunto. Ciò significa che le due masse patrimoniali restano separate e i creditori del padre non potranno rivalersi sui beni del patrimonio del figlio. I debiti saranno soddisfatti nei limiti dell’eredità ricevuta.
L’accettazione con beneficio dell’inventario è effettuata con dichiarazione ricevuta dal notaio o dal cancelliere in tribunale. A tal fine dovrai poi rivolgerti:
- alla cancellerie del tribunale civile del luogo dove il deceduto ha avuto l’ultimo domicilio;
- oppure al notaio, che trasmetterà l’atto al tribunale che ne curerà la trascrizione all’Ufficio del Territorio.
L’accettazione deve essere preceduta dall’inventario, cioè dall’elenco dei beni e dei diritti trasmessi con eredità. Essa, inoltre, deve essere effettuata nel termine di tre mesi dal decesso del defunto per l’erede, quando in possesso dei beni.
In alcuni casi, l’accettazione con beneficio dell’inventario è obbligatoria, quando l’erede sia:
- un minore;
- un interdetto;
- un minore emancipato;
- un inabilitato.
Quali sono i debiti che passano agli eredi?
Non tutti i debiti, in realtà, si trasmetto all’erede. Quelli che sicuramente cadono in successione sono:
- le spese condominiali;
- le bollette intestate scadute prima del decesso;
- le tasse e le sanzioni non ancora versate che riguardano il periodo in cui il titolare era ancora in vita;
- le cartelle esattoriali;
- le fideiussioni bancarie;
- i finanziamenti e il mutuo stipulati dal defunto.
Vi rientrano poi le spese conseguenti la successione, come le spese funerarie, quelle di inventario, nonché le spese di amministrazione e di divisione dell’asse ereditario.
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Debiti non trasmissibili agli eredi
Alcuni debiti, invece, come dicevamo nel paragrafo precedente, non cadono mai in successione, quindi sono debiti del padre che non graveranno sul figlio.
Tra questi vi rientrano:
- i debiti prescritti. Normalmente i crediti hanno un termine di prescrizione, quello ordinario è di 10 anni (talvolta è di 5, 3 o 1 anno). Se il creditore non ha chiesto il pagamento prima della scadenza del termine, il diritto si prescrive e non può essere fatto valere, salvo sia oggetto di giudizio e il soggetto del debitore non faccia valere la prescrizione – in questo caso potrebbe comunque intervenire una condanna di pagamento;
- sanzioni derivanti da imposte. Per quanto riguarda ii debiti con INPS o INAIL, così come le imposte dovute all’Agenzia delle Entrate, Comune, Provincia, Regione, il figlio dovrà pagare l’imposta che era dovuta dal padre, ma non è tenuto a pagare le sanzioni, che non si trasmettono mai;
- le sanzioni fiscali e amministrative, tra cui le multe, non sono trasmissibili.
- le sanzioni penali: in questo caso anche le obbligazioni pecuniarie derivanti da reato non sono trasmissibili. Per alcuni reati edilizi può essere disposta la demolizione;
- le obbligazioni derivanti da gioco e scommesse (obbligazioni naturali);
- gli alimenti all’ex coniuge, ai figli, al donante, ai parenti;
- donazioni ad enti caritatevoli o onlus.
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Quali sono i debiti che vanno in prescrizione?
Tutti i debiti si prescrivono, normalmente, in 10 anni, salvo alcune eccezioni:
- debiti prodotti da reati, danneggiamenti, atti illeciti o di natura risarcitoria: cadono in prescrizione dopo almeno 5 anni;
- debiti delle bollette luce, gas, acqua e telefono: cadono in prescrizione da 2 o 5 anni;
- debiti delle parcelle di professionisti o lezioni private: cadono in prescrizione dopo 3 anni;
- debiti di stipendi arretrati e TFR: cadono in prescrizione dopo 5 anni;
- debiti provvigioni: cadono in prescrizione dopo 1 anno;
- debiti imposte e tasse: cadono in prescrizione dopo 5 anni;
- debiti bollo auto: cade in prescrizione dopo 3 anni;
- multe stradali, debiti INPS e sanzioni amministrative: cadono in prescrizione dopo 5 anni.
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Quali debiti non vanno in prescrizione?
Non tutti i debiti però si prescrivono: taluni si ritiene che siano infatti imprescrittibili. Alcuni debiti sono infatti connessi a diritti indisponibili, cioè quei diritti che non possono essere oggetto di atto dispositivo da parte del titolare. Vi rientrano, per esempio, tutti i debiti che conseguono dallo status matrimoniale o familiare.
I principali sono:
- mantenimento dei figli o di un genitore;
- riconoscimento di un figlio o contestazione della paternità;
- azioni di riconoscimento o di divisione di un’eredità.
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Come tutelarsi dai debiti dei genitori in vita
Come dicevamo, talvolta il figlio può subire conseguenze anche in caso di genitori ancora in vita. In questo caso, ti proponiamo di ricorrere a strumenti che ti consentiranno di proteggere il tuo patrimonio.
In primo luogo, ti consigliamo di ricorrere a vincoli di destinazione o polizze: tramite questi strumenti si crea la c.d. segregazione patrimoniale, cioè si prevede che sui beni destinati non potranno rivalersi creditori estranei allo scopo. Tramite la polizza, potresti porti al riparo da eventuali conseguenze pregiudizievoli indirette dei debiti del genitore.
Uno degli istituti a cui puoi ricorrere è il fondo patrimoniale, anche se tale strumento può essere adottato solo dai coniugi. Quindi, ti consigliamo di invitare i tuoi genitori ad adottarlo. È un vincolo di destinazione di beni che mira al perseguimento delle esigenze familiari; in genere è costituito prima o al momento del matrimonio, ma può anche essere disposto successivamente.
Nell’ambito dell’attività di impresa, invece, potresti costituire un patrimonio destinato ad uno specifico affare: in tal modo gli altri creditori, anche di impresa, non potranno rivalersi su questi beni.
Per qualsiasi dubbio, situazione particolare o urgenza, ti consigliamo di inviare una richiesta di preventivo gratuito a uno degli avvocati presenti su deQuo, che potrà fornirti la consulenza necessaria per risolvere i tuoi problemi nel caso di debiti ereditati da un genitore.
Debiti del padre – Domande frequenti
Si, è possibile rinunciare all’eredità, espressamente o non procedendo all’accettazione entro 10 anni.
Generalmente i debiti dei genitori sono ereditati dai figli e da tutti gli altri eredi legittimi, quindi coniugi, ascendenti, fratelli e sorelle.
La rinuncia all’eredità è fortemente consigliata quando il patrimonio attivo è considerevolmente inferiore a quello passivo, cioè ai debiti.
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