Salario e stipendio sono la stessa cosa?
Vi siete mai chiesti perché si dica proprio salario per indicare il compenso di un lavoratore? Cosa c'entra questo termine con il sale? E cosa cambia invece rispetto allo stipendio? Scoprilo nella nostra guida.
Ci sono termini che utilizziamo tutti i giorni come fossero sinonimi, come per esempio salario e stipendio. In realtà, ci sono alcune differenze, anche in relazione alla loro origine, che ci piacerebbe condividere con voi.
Partendo dal salario, si tratta di una parola che risale all’antica Roma, quando i soldati che svolgevano la loro attività di protezione o guerriglia erano pagati sia con monete sia con piccole razioni di sale.
Il sale non era un prodotto facile da trovare, quindi era qualcosa di prezioso. Il termine salario nasce proprio da questa pratica. Negli anni, i soldati romani riuscirono poi ad avere un compenso tale che permettesse loro di comprare il sale in autonomia.
Qual è il senso che oggi attribuiamo a questo termine? E quali sono le differenze rispetto alla parola stipendio? Vediamolo insieme.
Che differenza c’è tra salario e stipendio
Fino a qualche tempo fa:
- la parola salario era utilizzata per riferirsi alla remunerazione degli operai cosiddetti “colletti blu”, ovvero coloro che svolgono lavori di tipo manuale;
- il termine stipendio, invece, indicava la remunerazione degli impiegati “colletti bianchi”, ovvero i lavoratori che svolgono un lavoro più intellettuale, meno fisico e che si presuppone abbiano uno specifico titolo di studio per poter occuparsi di una data mansione.
Questa distinzione è stata oggi superata: salario e stipendio sono comunemente utilizzati per riferirsi alla remunerazione ricevuta dal lavoratore e oggi la parola salario è sempre più spesso sostituita da termini quali retribuzione, corrispettivo, compenso, remunerazione, indennità.
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Salario: come si forma
Dal punto di vista economico, possiamo distinguere tra salario monetario e salario reale. Il primo indica l’importo percepito dal lavoratore, mentre il secondo si riferisce alla qualità di beni che il lavoratore può comprare con il proprio salario.
L’ammontare del salario dovrebbe essere in grado di garantire una vita dignitosa al lavoratore, proprio per il fatto che, secondo gli economisti classici, il salario deve corrispondere al valore di merci e beni in modo tale da soddisfare i bisogni primari del lavoratore.
Il salario subisce variazioni in relazione all’aumento dei prezzi dei beni di prima necessità. Al momento attuale, in Italia, non è stata ancora approvata una legge sul salario minimo.
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Cos’è il salario minimo
Il salario minimo mira a introdurre una tariffa minima oraria valida per tutti i lavoratori, in un mercato lavorativo in cui il compenso ricevuto da diversi lavoratori non è sempre proporzionale al costo della vita, soprattutto nelle grandi città, dove spesso si perde parte del proprio stipendio per pagare gli affitti.
A questo proposito, nel corso negli ultimi anni sono aumentati gli sfratti per morosità, ovvero nei confronti di quelle persone che non riescono a pagare l’affitto. Si registra che un numero sempre maggiore di famiglie non abbiano abbastanza soldi per vivere e pagare l’affitto.
La funzione del salario minimo sarebbe quella di garantire una vita dignitosa a tutti i lavoratori, specialmente a quelli attualmente sottopagati. Ad ogni modo, sono diverse le posizioni contrarie all’introduzione del salario minimo. Per esempio, si ritiene che il 98% dei contratti di lavoro siano già adattati dalla contrattazione collettiva nazionale, grazie anche al ruolo sempre più attivo dei sindacati.
In aggiunta, per alcuni il salario minimo è considerato uno strumento che porterà a una minore occupabilità e all’aumento del prezzo dei beni, quindi a maggiori spese da parte del consumatore finale.
Diverso dal salario minimo è poi il cosiddetto reddito minimo, il quale rappresenta un contributo erogato dallo stato per i soggetti che si trovano in condizioni di disagio economico. Si tratta, dunque, di una forma di sussidio.
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Cosa sono i minimi tabellari
Sebbene all’art. 36 della nostra Costituzione si legge che il lavoratore abbia diritto a “una retribuzione proporzionata alla quantità e alla qualità del suo lavoro, per garantire un’esistenza libera e dignitosa”, il minimo salariale, che dovrebbe servire proprio a questo, non è stato previsto.
In assenza di un’apposita legge, si può comunque fare riferimento ai minimi tabellari previsti dalla contrattazione collettiva nazionale. Si tratta dei minimi retributivi che vengono stabiliti dai vari CCNL e che cambiano in relazione al livello contrattuale.
Di seguito, puoi per esempio visionare i minimi contributivi del CCNL Metalmeccanici.
Come si calcola il salario lordo?
Come ben sappiamo, quando si riceve un compenso lavorativo, si parte dalla retribuzione lorda e, applicando la varie imposte e trattenute fiscali, si arriva poi a quello che è il proprio stipendio mensile netto.
In merito al calcolo del salario lordo, semplificando, la formula da utilizzare è la seguente: numero di ore lavorate previste da contratto moltiplicato per la paga oraria, al quale si aggiungono eventuali ore di straordinario, che prevedono in genera una maggiorazione del compenso.
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Differenza tra salario e stipendio – Domande frequenti
Il termine salario si riferisce al fatto che una parte del compenso per i soldati romani non era monetario, ma consisteva in delle razioni di sale.
In Italia non è ancora stata approvata una legge sul salario minimo, ma si può fare riferimento ai minimi tabellari previsti dai CCNL.
Il salario viene percepito da ogni lavoratore per l’attività da esso svolta presso un’azienda.
Fonte: https://www.cnel.it/Archivio-Contratti-Collettivi/Archivio-Nazionale-dei-contratti-e-degli-accordi-collettivi-di-lavoro/Minimi-tabellari
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