Caso Sgarbi: perché si è dimesso?
Il caso Sgarbi ha destato ampio dibattito dopo la delibera dell'Antitrust. Ecco quali sono le conseguenze della delibera dell'Autorità Garante della concorrenza e del mercato e il perché delle dimissioni.
- Il Caso Sgarbi ha ad oggetto le attività intraprese da inizio mandato da Vittorio Sgarbi, sottosegretario alla cultura.
- Dopo la segnalazione all’Antitrust, è giunta la delibera che, effettivamente, riconosce che il sottosegretario ha svolto attività incompatibili rispetto al proprio mandato.
- A seguito della delibera, il sottosegretario ha reso le proprie dimissioni, che sono state accolte dalla Presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni.
Il Caso Sgarbi e Antitrust si configura come un vero intrigo di corte. La denuncia di un ministro dall’autorità indipendente ha dato vita al caso mediatico degli ultimi giorni. Il professore e sottosegretario è stato accusato di aver svolto attività incompatibili con il proprio ruolo di sottosegretario. Nella delibera del 3 febbraio, l’Antitrust sembra confermare la ricostruzione in questione.
Nel seguente articolo, ci occuperemo di esaminare la vicenda. Vi riporteremo le dichiarazioni contenute nella delibera dell’Antitrust e verificheremo quali sono state le conseguenze per il sottosegretario.
Caso Sgarbi: la delibera dell’Antitrust
Le ultime settimane sono state ricche di eventi, tra cui le dimissioni del Sottosegretario alla cultura, Vittorio Sgarbi. Il 2 febbraio, infatti, è stata pubblicata la delibera dell’Antitrust, che sanziona il sottosegretario per le condotte tenute durante il suo mandato.
In primo luogo, la delibera ha evidenziato che da quando ha iniziato il mandato, Sgarbi ha ricoperto diverse cariche incompatibili con quella di sottosegretario, quali:
- sindaco di Sutri, oggi di Arpino;
- assessore a Viterbo;
- prosindaco a Urbino;
- presidente e direttore artistico o membro di comitati scientifici di varie fondazioni, parchi o musei.
Si legge nella delibera:
Il Sottosegretario di Stato alla Cultura, Vittorio Sgarbi ha esercitato attività professionali in veste di critico d’arte, in materie connesse con la carica di governo a favore di soggetti pubblici e privati, in violazione dell’articolo 2, comma 1, lettera d) della legge 20 luglio 2004, n. 215″ ovvero la Legge Frattini sul conflitto di interesse.
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Caso Sgarbi: i fatti
La delibera ricostruisce anche l’intera vicenda. Il 20 ottobre 2023 l’autorità Antitrust riceve una segnalazione via email di illeciti compiuti da Vittorio Sgarbi. La denuncia non era firmata.
Il 31 ottobre successivo, il sottosegretario ha ricevuto l’invito a presentarsi per rendere delle dichiarazioni e chiarire la propria posizione. Dunque, il sottosegretario ha depositato due memorie, l’una il 20 dicembre e l’altra, conclusiva, il 24 gennaio.
Nella relazione offerta dall’autorità indipendente, si evince che il sottosegretario avrebbe partecipato a ben 121 eventi, senza tener conto le partecipazioni televisive. Di questi 121 eventi, 24 sono stati retribuiti. Questi eventi sono stati gestiti da due società, l’Ars e l’Hestia, partecipate e gestite da Vittorio Sgarbi stesso.
L’Ars si occupava di individuare gli eventi, con presentazione dell’elenco di proposte ed indicazione dei corrispettivi. Da questo elenco, erano poi scelti gli eventi a cui il sottosegretario partecipava, oltre agli extra, come gli eventi per firma copie.
Hestia, invece, gestisce le spese di Vittorio Sgarbi, ma anche Ars risulta aver più volte fatto fronte agli impegni finanziari del sottosegretario. Entrambe le società, in ogni caso, operano nell’esclusivo interesse dello stesso.
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Le conclusioni dell’Antitrust
L’Antitrust ha concluso che il sottosegretario non svolgeva un’attività “accademica”, evidenziando che:
Tale attributo può propriamente essere riferito ad attività di ricerca e insegnamento svolte in ambito universitario e non invece a conferenze, interventi, performances teatrali, quantunque definite talvolta come ‘lezioni magistrali’.
Inoltre, le attività non si connotavano per la temporaneità e occasionalità, come, invece, è richiesto dalla legge per prevenire il giudizio di conflitto di interesse. Erano, poi, attività che presentavano un collegamento con la funzione di sottosegretario e che occupavano il tempo prevalente del sottosegretario.
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Caso Sgarbi: l’inchiesta
La vicenda in questione trae spunto dall’inchiesta posta in essere dal “Fatto quotidiano”. Lo scorso ottobre, infatti, la testata aveva pubblicato un’inchiesta che vedeva come protagonista proprio Vittorio Sgarbi.
Il giornale aveva evidenziato che il sottosegretario avrebbe ricavato circa 300.000 euro per le attività extra, cioè al di fuori dei compiti propri a cui sarebbe chiamato ad attendere Sgarbi.
L’Antitrust, in realtà, aveva già ricevuto la segnalazione in quei giorni e avrebbe ufficialmente aperto l’istruttoria di lì a poco. Dopo alcuni mesi, le accuse mosse dall’inchiesta sono state confermate dall’autorità indipendente.
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Caso Sgarbi: le dimissioni
Dopo i fatti in questione, il sottosegretario Sgarbi ha presentato le proprie dimissioni alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
Contestualmente, ha poi pubblicato una lettera in cui spiega la sua posizione sul Corriere della Sera. Il sottosegretario ha affermato:
Non sono d’accordo con la delibera del Agcm, farò ricorso al Tar. Ma la delibera è chiara: non posso fare la vita che ho fatto per cinquant’anni, non posso essere me stesso e essere sottosegretario. L’Antitrust non ha detto «Non va bene questo o quell’attività della vita di Sgarbi», ma la sua «intera attività di scrittore, narratore curatore e storico d’arte» (e con ciò anche promuovere e vendere i propri libri, come anche tu hai fatto): cioè è la mia vita. Si tratta, come si capisce subito leggendone la forzata motivazione, di una decisione tanto «politicamente corretta», quanto giuridicamente scorretta. Nessun vero giurista comprende infatti per quale ragione tenere una conferenza su Caravaggio, partecipare o presiedere una tavola rotonda su Tintoretto, presentare un libro su Michelangelo, possa costituire una violazione dei limiti di legge, generando una incompatibilità con la funzione ministeriale, al punto da distorcerne il senso.
La posizione della Presidente del Consiglio
La Presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni, ha reso noto che intende accettare le dimissioni del sottosegretario, alla luce di quanto evidenziato dalla delibera dell’Antitrust.
La Presidente, in visita in Giappone, dove è stata chiamata a raccogliere le redini del G7, ha affermato:
Credo che le dimissioni siano una decisione corretta. Lo aspetto a Roma per accogliere le sue dimissioni. Ho atteso di avere elementi oggettivi, mi auguro che Sgarbi non si aspetti che si decida per altri con elementi non oggettivi.
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Il Caso Sgarbi – Domande frequenti
Vittorio Sgarbi si è dimesso dalla carica di sottosegretario, in conseguenza della delibera dell’Antitrust.
La delibera dell’Antitrust ha evidenziato che Vittorio Sgarbi ha svolto attività incompatibili con il proprio ruolo di sottosegretario, da quando è iniziato il mandato.
La Presidente del Consiglio dei Ministri ha accettato le dimissioni di Vittorio Sgarbi, dal Giappone, dove si è recata per assumere la presidenza del G7.
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