Caso Salis: tra opinione pubblica e norme di diritto
Ilaria Salis è libera. Ripercorriamo la storia dell'attivista italiana dall'arresto in Ungheria alle misure domiciliari fino alla sua scarcerazione in seguito alla vittoria alle elezioni del Parlamento europeo.
- Ilaria Salis è un’insegnante italiana, di Monza, arrestata a Budapest nel gennaio 2023 e accusata di lesioni gravi e partecipazione in associazione criminale.
- La Salis è stata di recente oggetto di una dibattuta vicenda, a seguito dell’udienza che l’ha vista protagonista in Ungheria.
- Si è aperta, quindi, una discussione, come spesso accade, sull’esigenza di intervenire in sostegno del cittadino italiano, a fronte di trattamenti non corrispondenti alle norme di diritto interno.
Il Caso di Ilaria Salis ha travolto l’opinione pubblica. Le immagini di una nostra concittadina in catene in uno Stato non noto per il livello di tutela dei diritti umani, hanno fatto sorgere ampio scontento.
Sul punto, sono state molte le opinioni manifestate da parte di politici e giornalisti, che, alla fine, hanno solo finito per aumentare lo scontento. Nel seguente articolo, esamineremo la vicenda giudiziaria, riportando le dichiarazioni di alcuni esponenti politici e non solo.
Infine, ci chiederemo se, in realtà, il trattamento riservato alla Salis sia davvero così lontano da quelle che sono le nostre abitudini e la prassi degli Stati dell’Unione europea.
Ilaria Salis: per cosa è stata accusata
Negli ultimi mesi, si è acceso un ampio dibattito su Ilaria Salis, l’insegnante di 39 anni processata in Ungheria. Le modalità di partecipazione all’udienza della donna hanno destato grande scalpore. La donna, infatti, era incatenata sia alle mani che ai piedi, immagine che può risultare disturbante per un italiano.
In Italia, infatti, non è consuetudine vedere un imputato in stato di coercizione durante l’udienza, salvo casi eccezionali, come per imputati ritenuti colpevoli di gravi delitti, come quelli di associazione. In questi casi, spesso, i soggetti già sono sottoposti a misure cautelari e vengono “ospitati” in box o celle durante l’udienza.
Quindi, questo meccanismo non ci è totalmente estraneo, però comunque ha destato non poche perplessità, anche perché ad esserne destinatario è una giovane donna, accusata di lesioni arrecate in occasione di una protesta politica. Per capire il contesto di riferimento, quindi, è opportuno ricapitolare la vicenda e individuare quali sono i punti che hanno fatto storcere il naso.
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Chi è Ilaria Salis?
Ilaria Salis è un’insegnante di 39 anni, originaria di Monza, impegnata politicamente sia in Italia che in Ungheria. Laureatasi alla Statale di Milano, è sempre stata impegnata come attivista politica antifascista, ma non incline ad accogliere le idee anarchiche.
La donna ha partecipato a una protesta contro un’associazione neonazista a Budapest, nel gennaio 2023.
In questa occasione, sembra si sia verificato il fatto di cui è stata incriminata. La Salis avrebbe aggredito degli esponenti dell’associazione neonazista, procurando loro lesioni gravi.
In un primo momento, è stata accusata di altri due reati, ma è stato dimostrato che la donna non era ancora arrivata in Ungheria al momento dei fatti. Anche sulle accuse di aggressione, in realtà, ci sono delle riserve, giacché la donna è stata arrestata solo alcune ore dopo il corteo. Non vi è stato, quindi, un arresto in flagranza di reato, ma dopo alcune ore, con l’accusa di far parte di un’associazione criminale, denominata Hammerband.
Gli avvocati della Salis hanno denunciato una serie di abusi da parte delle autorità ungheresi: non hanno infatti avuto la possibilità di visionare le registrazioni, né gli atti tradotti in italiano o in inglese. La donna ha, inoltre, rinunciato al patteggiamento, che avrebbe comportato l’applicazione di una pena equivalente a 11 anni di reclusione.
Prima delle elezioni del Parlamento europeo, Ilaria Salis rischiava una pena di 20 anni per lesioni gravi e per partecipazione in associazione criminale. Il fatto che ha dato maggiore visibilità al caso Salis, però, è legato proprio all’udienza in cui la donna era ammanettata a mani e piedi, quindi alle condizioni di detenzione.
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Il dibattito sul caso Salis
Il caso Ilaria Salis ha destato non poche reazioni, che sono sfociate in una serie di querele da parte del padre della donna, Roberto Salis. Quest’ultimo ha smentito diverse accuse che erano state rivolte alla figlia e sporto querela per diffamazione nei confronti del Ministro Matteo Salvini.
L’uomo ha ribattuto in merito alle dichiarazioni del leghista:
Ci faremo dare opportuna procura da Ilaria perché, a seguito delle dichiarazioni lesive della sua reputazione per quanto riguarda il presunto assalto al chiosco della Lega a Monza, abbiamo deciso di querelare Matteo Salvini per diffamazione,
In generale, quello di cui si è lamentati di più su questa vicenda è stato che del processo ad Ilaria Salis si sapeva poco o nulla, fino a un certo punto, e che le immagini giunte a noi sono ben diverse dalla realtà, ancora più cruda di quella che è apparsa dalle foto circolate in rete.
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Infatti, come più volte evidenziato in questi giorni, l’Ungheria è stata più volte tacciata da parte degli organi dell’Unione europea di adottare pratiche degradanti ed inumane rispetto ai propri detenuti.
Questa posizione sembra essere condivisa anche da un altro attivista, noto alla cronaca, ossia Patrick Zaki, che ha affermato:
Ho visto le immagini del processo di Ilaria Salis, ammanettata mani e piedi. Le condizioni cui è sottoposta sono disumane. Sostengo il ritorno in Italia di Ilaria Salis.
Su Instagram, l’attivista egiziano, a lungo detenuto, ha manifestato tutto il suo sostegno alla Salis, chiedendo che alla donna sia concesso un equo processo, nel rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo.
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Gabbie, manette e box di vetro
In merito alla vicenda, la Presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni, ha osservato che quello con le manette è un trattamento riservato in diversi Stati occidentali. Sulla base di questa affermazione, ci viene spontaneo chiederci: è davvero così? Alcuni Stati occidentali adottano queste modalità? In Italia sono previste?
In realtà, sia in Italia sia in molti altri Paesi europei è frequente l’uso di manette o mezzi di coercizione per i detenuti che presenziano alle udienze del proprio processo. Anche prima dell’udienza, almeno in Italia, i detenuti sono tenuti in celle adiacenti all’aula di udienza, anche ammanettati e affiancati da agenti di polizia.
Altri Paesi europei, invece, adottano anche box di vetro, oppure di plexiglass, o in celle chiuse da sbarre di ferro. In molti film americani, per esempio, si vede questa immagine di imputati chiusi in box, oppure che sono separati dal resto dell’ambiente da balaustre in legno.
Dunque, non è un fatto del tutto eccezionale vedere episodi come quello che ha interessato Ilaria Salis, in Italia e in Europa. Cosa cambia allora rispetto all’evento in questione? Facciamo un piccolo raffronto.
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Cosa è previsto in Italia
In Italia, questi trattamenti coercitivi sono riservati a soggetti ritenuti pericolosi, affiliati ad associazioni per delinquere. In particolare, l’art. 474 c.p.p. prevede un principio generale per cui l’imputato può assistere liberamente al proprio processo, salvo casi eccezionali.
Le eccezioni dovrebbero essere motivate: infatti, l’art. 146 delle disposizioni attuative del codice di procedura penale prevede che il soggetto sieda a fianco del proprio difensore, salvo sussistano esigenze cautelari.
L’art. 42 bis dell’ordinamento penitenziario, poi, vieta l’uso di manette per le traduzioni individuali dei detenuti, salvo che vi sia pericolo di fuga o sussistano condizioni particolarmente difficili, certificate da un provvedimento della direzione carceraria o dell’autorità giudiziaria.
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Quali sono le norme in Francia
Possiamo però fare un parallelo con uno dei Paesi più vicini, geograficamente e in punto di diritto, all’Italia, cioè la Francia. La Francia, infatti, è uno degli Stati che ha fatto ricorso generalizzato alle box detentive in vetro, indipendentemente dall’esistenza di reali esigenze cautelari.
La misura è stata oggetto di non poche critiche che hanno indotto a rimeditare il provvedimento. Il decreto che ha introdotto la misura, infatti, è stato impugnato dal Syndicat des avocats de France di fronte al Défenseur des droits. È inoltre giunto di fronte alla Corte di Cassazione e al Consiglio di Stato, che ha censurato con il proprio parere il provvedimento del Governo.
In particolare, il parere ha evidenziato che l’adozione generalizzata delle box detentive viola il principio di innocenza fino a prova contraria.
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La posizione della CEDU
Anche la Corte europea dei diritti dell’uomo è intervenuta sul trattamento riservato agli imputati in alcuni Paesi dell’area europea. In particolare, molti casi sono sorti con riferimento al trattamento riservato ai dissidenti politici in Russia o Bielorussia.
In alcune pronunce recenti – Khodorkovskiy e Lebedev v. Russia – la Corte afferma che la collocazione nel corso dell’udienza all’interno di un gabbia metallica può costituire trattamento degradante.
Nella sentenza Yaroslav Belousov v. Russia, la Corte ha rilevato che ciò vale sempre per le gabbie metalliche, ma non anche per i box di vetro o plexiglass. In questa seconda ipotesi, è opportuno valutare altri elementi, come la durata della collocazione, le dimensioni, la modalità di comunicazione con il proprio assistito e altri ancora.
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Ilaria Salis è stata liberata?
Dopo molti mesi, il nome di Ilaria Salis ha ancora un suo peso. La questione ha avuto una significativa evoluzione, dopo le intercessioni delle istituzioni italiane. Il Caso ha sollevato un gran vespaio, tale che la Salis è divenuta a tutti gli effetti un’esponente politico di sinistra. L’insegnante è stata, infatti, candidata alle elezioni per il Parlamento europeo.
Il 18 aprile 2024, i leader di Alleanza Verdi e Sinistra, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, hanno comunicato alla popolazione la candidatura di Ilaria Salis alle elezioni europee, presso le circoscrizioni nord-occidentale e insulare. In tal modo, la donna, ove eletta, avrebbe ricevuto l’immunità parlamentare.
Ilaria Salis ha ricevuto un certo sostegno da parte della popolazione ed è stata eletta alle elezioni dell’8-9 giugno 2024, ricevendo complessivamente 178.202 preferenze. Cosa è accaduto di seguito?
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Domiciliari e scarcerazione
Non possiamo poi che chiederci di cosa ne è stata della situazione in Ungheria dopo le elezioni al Parlamento europeo. Il 24 maggio 2024, era stato adottato il provvedimento che sottopone la donna agli arresti domiciliari, con l’ausilio del braccialetto elettronico.
Dopo l’ufficializzazione della vittoria alle elezioni, il 14 giugno, la Salis è stata liberata dalle autorità ungheresi. Nel caso di specie, è stato applicato un principio enunciato dalla Corte di giustizia dell’Unione europea, in cui è stato affermato che lo status di parlamentare è acquisito al momento della conferma delle elezioni. Non è stato, dunque, necessario attendere la proclamazione per far valere l’immunità parlamentare.
Salis ha fatto un breve rientro in Italia, con un viaggio in macchina di 2.000 chilometri, scortata dal padre, che l’ha riportata a Monza. L’insegnante antifascista ha dato l’annuncio del rientro sulla propria pagina Instagram, con una foto che la ritrae sotto il cartello che annuncia l’inizio dell’area territoriale di Monza.
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Caso Salis – Domande frequenti
Ilaria Salis è un’insegnante e attivista italiana, arrestata in Ungheria nel gennaio 2023, per aggressione contro due esponenti di un’associazione neofascista.
Il Caso Salis ha destato clamore per le modalità tramite le quali la donna è stata portata in udienza, ossia ammanettata a mani e piedi.
Anche in Italia, invero, sono impiegate misure coercitive per gli imputati, tuttavia, solo nel caso sussistano motivazioni cautelari che giustifichino la limitazione in questione.
Ilaria Salis, dopo le elezioni al Parlamento europeo, è stata liberata dalle autorità ungheresi in conseguenza dell’immunità diplomatica.
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