Congedo mestruale gratuito Portogallo: come stanno le cose in Italia?
È da diverso tempo che si parla di congedo mestruale, anche in Italia. Il Portogallo è riuscito a introdurre una legge in materia, così come la Spagna. Vediamo come stanno invece le cose qui da noi.
- Il congedo mestruale è stato introdotto in diversi Paesi in giro per il mondo.
- Di recente, il Portogallo si è unito alla Spagna diventando il secondo Paese europeo a legiferare in materia.
- In Italia, invece, è ancora tutto fermo, nonostante le voci delle donne che soffrono di più in “quei giorni lì” si stanno facendo sentire sempre di più.
I dolori mestruali colpiscono le donne, ogni mese, in modo differente. Per alcune di noi, quei giorni del mese rappresentano un vero e proprio tormento. In cui tutto diventa più difficile, anche dormire.
Questo è il motivo per cui, già da un po’, si chiede a gran voce di introdurre quello che prende il nome di “congedo mestruale“. Un diritto che sarebbe un vero e proprio traguardo per quelle donne che, per esempio, soffrono di endometriosi o adenomiosi.
Queste donne potranno assentarsi dal lavoro o dalle lezioni scolastiche per 3 giorni senza dover subire delle ripercussioni a livello lavorativo o scolastico. Dove? In Portogallo, Paese in cui, nel mese di aprile, è entrata in vigore una legge sul congedo mestruale gratuito.
Congedo mestruale gratuito: una legge storica
Nonostante non si tratti della prima legge europea sul congedo mestruale, la nuova normativa in vigore in Portogallo è stata definita una “legge storica“, proprio per la sua portata rivoluzionaria.
Il dolore mestruale non viene più visto come una croce da sostenere in silenzio, ma diventa un argomento di salute pubblica, che legittima diritti e dignità. Il dolore derivante dall’endometriosi o dall’adenomiosi, infatti, rappresenta una condizione veramente invalidante per tantissime donne.
Il Portogallo era comunque stato preceduto dalla Spagna, che nel 2023 aveva già introdotto il congedo per quelle donne affette da «situazione di inabilità derivante da una dismenorrea generata da una patologia precedentemente diagnosticata», dove il termine dismenorrea indica tutti i dolori legati al ciclo mestruale.
La differenza tra i due Paesi è che in Spagna, per accedere al congedo mestruale, è necessario presentare un certificato medico. In Portogallo no. Basterà una diagnosi che certifichi, in modo definitivo, una condizione patologica cronica come l’endometriosi e l’adenomiosi – per le quali i relativi farmaci vengono anche rimborsati dallo Stato.
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Congedo mestruale in Italia: a che punto siamo
Se da un lato ci sono Governi che hanno smesso di tirare fuori dal cappello frasi come «ma che sarà mai», tutelando giuridicamente quelle condizioni che, fino a qualche tempo fa non erano neanche riconosciute come patologiche, in Italia la strada è ancora lunga.
Ci si trova, infatti, ancora al punto in cui è necessario spiegare al datore di lavoro che l’endometriosi è una condizione cronica nella quale il dolore pelvico e quello mestruale sono ben diversi dai canonici crampi mestruali che possono essere alleviati con l’utilizzo di un FANS (antinfiammatorio non steroideo) – fermo restando che, anche in assenza di una patologia, il ciclo mestruale potrebbe essere estremamente doloroso per talune.
In Italia, purtroppo, il dolore rimane ancora oggi un tabù e le mestruazioni una questione privata. Perché, se a livello locale sono già in vigore iniziative di tutela (per esempio, in alcune scuole superiori, ci si può assentare per qualche giorno durante il ciclo), a livello nazionale permane un pesantissimo vuoto normativo. A ciò si aggiunge anche la scarsa valorizzazione delle poche riforme che erano state fatte attorno al ciclo mestruale – ricordiamo, infatti, che l’IVA sugli assorbenti è tornata, nel 2024, al 10% dal 5% del 2023.
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Perché è così difficile introdurre il congedo mestruale in Italia?
Guardando al numero di donne in Parlamento nel momento in cui le leggi spagnola e portoghese sono entrate in vigore, un primo punto sul perché questi due Paesi siano più avanti rispetto all’Italia in tema di congedo mestruale è anche legato alla presenza di un maggior numero di donne in Parlamento.
Continuando a parlare di numeri, poi, una copertura statale dei costi al 100% prevedrebbe una spesa pubblica pari a un miliardo di euro, che si abbasserebbe a circa 600 milioni nell’ipotesi di una copertura al 60%.
É una questione culturale, dunque, e di classe politica, perché dal punto di vista economico si tratterebbe di una spesa complessiva che non graverebbe in modo così impattante sul bilancio pubblico.
A livello europeo, inoltre, nonostante l’argomento sia stato trattato più volte da alcune eurodeputate con la richiesta di arrivare a un congedo mestruale garantito a tutte e in modo unitario in tutta l’Ue, non ci sono ancora stati provvedimenti concreti in materia.
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Congedo mestruale nel mondo
Andando oltre il nostro continente, il primo Stato a introdurre il congedo mestruale è stato, pensate un po’, il Giappone, nel 1947.
Lo stesso è accaduto in seguito in altri Paesi, quali:
- Indonesia;
- Taiwan;
- Corea del sud;
- Zambia, dove si può richiedere senza preavviso, né certificato medico, per un giorno al mese.
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