Mutilazione degli organi genitali femminili: quando è reato
Le mutilazioni genitali femminili sono una grave violazione dei diritti umani, alla base di enormi danni fisici e psicologici. Analizziamo le cause, il contesto culturale, le implicazioni sanitarie e il quadro giuridico di questa pratica vietata.
- Le mutilazioni genitali femminili (MGF) comprendono tutte le procedure che alterano o danneggiano intenzionalmente i genitali femminili per ragioni non mediche.
- Le MGF sono radicate in credenze culturali e sociali profonde. La pressione sociale e le aspettative di conformità a queste tradizioni rendono difficile il cambiamento, nonostante la consapevolezza dei danni che provocano.
- Le MGF sono considerate a livello internazionale come una violazione dei diritti umani. Molti paesi hanno leggi che vietano queste pratiche, ma l’applicazione di tali leggi può essere inefficace a causa della mancanza di risorse e della resistenza culturale e della mancanza di consapevolezza.
La mutilazione degli organi genitali femminili (MGF) è una pratica diffusa in varie parti del mondo, caratterizzata dalla rimozione parziale o totale dei genitali esterni femminili per ragioni non mediche. Questa pratica, riconosciuta al livello internazionale come una violazione dei diritti umani delle donne e delle ragazze, è radicata in motivazioni culturali, religiose e sociali. L’articolo esplora nel dettaglio le diverse tipologie di MGF, il contesto normativo italiano a riguardo, gli organismi competenti per giudicare tali pratiche, nonché le zone del mondo in cui viene eseguita.
- Mutilazioni genitali femminili: classificazione
- Quali sono le cause delle mutilazioni genitali femminili?
- Mutilazioni genitali femminili: codice penale
- Legge n. 231 del 2001
- Leggi internazionali sulla mutilazione genitale femminile
- Quali sono gli interventi per prevenire le MGF?
- Dove si pratica la circoncisione femminile
- Vittima di mutilazione genitale femminile e riabilitazione
Mutilazioni genitali femminili: classificazione
La mutilazione degli organi genitali femminili (MGF) comprende tutte le pratiche che conducono alla rimozione parziale o totale dei genitali esterni femminili o altre lesioni agli organi genitali femminili per motivi non medici.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) classifica la MGF in quattro principali tipologie:
- tipo 1: Clitoridectomia – Rimozione parziale o totale del clitoride e, in rari casi, solo del prepuzio (pieghe di pelle che circondano il clitoride):
- tipo 2: Escissione – Rimozione parziale o totale del clitoride e delle piccole labbra, con o senza escissione delle grandi labbra;
- tipo 3: Infibulazione – Restringimento dell’apertura vaginale tramite la creazione di una chiusura sigillata. Il taglio e la riposizione delle labbra piccole o grandi, con o senza rimozione del clitoride;
- tipo 4: altre pratiche dannose – Tutti gli altri interventi dannosi sui genitali femminili per motivi non medici, come il piercing, l’incisione, lo scraping e il cauterizing dell’area genitale.
Tali pratiche variano in termini di gravità e conseguenze, ma tutte comportano rischi significativi per la salute fisica e mentale di chi vi è sottoposto.
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Quali sono le cause delle mutilazioni genitali femminili?
Le cause delle mutilazioni genitali femminili (MGF) sono complesse e radicate in una combinazione di fattori culturali, religiosi e sociali. In molte comunità, le MGF sono viste come una pratica tradizionale che è stata seguita per generazioni. Sono spesso considerate un rito di passaggio per le ragazze, segnando la loro transizione all’età adulta e la loro idoneità al matrimonio.
Altresì, è importante ribadire che le MGF sono spesso giustificate come un mezzo per controllare la sessualità femminile, riducendo il desiderio sessuale e, quindi, preservando la castità e la fedeltà matrimoniale. In alcune culture, si crede che le MGF riducano il rischio di comportamenti sessuali “impropri” prima e dopo il matrimonio. Infatti, le famiglie possono temere l’ostracismo sociale e il disonore se non rispettano questa pratica.
Le donne possono essere costrette a sottoporsi alle MGF per essere accettate nella comunità e per garantire il loro futuro sociale e matrimoniale. Sebbene le MGF non siano prescritte da nessuna religione, alcune comunità le praticano come parte delle loro credenze religiose o come interpretazione erronea delle prescrizioni religiose.
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Rischi sanitari immediati e a lungo termine
I rischi sanitari immediati associati alle mutilazioni genitali femminili (MGF) sono molteplici:
- la procedura è estremamente dolorosa e viene spesso eseguita senza anestesia;
- il sanguinamento eccessivo è comune e può essere difficile da controllare, portando a shock emorragico;
- le condizioni non igieniche in cui vengono spesso eseguite le MGF aumentano il rischio di infezioni, che possono essere severe e diffondersi rapidamente;
- il dolore e il gonfiore possono causare difficoltà a urinare, con correlativa ritenzione urinaria.
Le conseguenze delle mutilazioni genitali femminili (MGF), oltreché immediate, sono gravi e durature. In primo luogo, possono comportare delle infezioni croniche, cisti, ulcere genitali, lesioni del tratto urinario, problemi mestruali, e difficoltà durante i rapporti sessuali.
Inoltre, possono causare complicazioni durante il parto, con rischi aumentati per la madre e il bambino, travaglio prolungato, emorragie post-partum e la necessità di taglio cesareo. Le MGF possono anche causare traumi psicologici, ansia, depressione, disturbi da stress post-traumatico (PTSD) e problemi di autostima. Sono largamente riscontrate delle difficoltà sessuali, cioè dolore durante i rapporti sessuali, ridotta soddisfazione sessuale e problemi di libido.
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Mutilazioni genitali femminili: codice penale
In Italia, la mutilazione degli organi genitali femminili è considerata un reato grave. Il Codice Penale, con la l. n. 7 del 9 gennaio 2006, ha introdotto specifiche disposizioni per contrastare questa pratica. Gli artt. 583-bis e 583-ter c.p. prevedono pene severe per chiunque esegua o faciliti la MGF.
L’art. 583-bis c.p. stabilisce che: “chiunque cagioni una mutilazione degli organi genitali femminili è punito con la reclusione da quattro a dodici anni”. La pena è aumentata di un terzo quando la vittima è un minore di età inferiore ai diciotto anni.
L’art. 583-ter, inoltre, stabilisce che anche chiunque, in qualsiasi forma, favorisca, istighi o promuova la MGF è punito con la reclusione da tre a sette anni. Tali disposizioni sono state introdotte per proteggere le donne e le ragazze da pratiche che violano la loro integrità fisica e psichica, con l’obiettivo di eradicare la MGF attraverso un’azione penale rigorosa.
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Legge n. 231 del 2001
La Legge 231 del 2001 introduce la responsabilità amministrativa degli enti per reati commessi nel loro interesse o a loro vantaggio. Questa legge, combinata con le disposizioni del Codice Penale sulla MGF, implica che le organizzazioni possono essere ritenute responsabili se la pratica della mutilazione genitale femminile è perpetrata sotto la loro direzione o con il loro supporto.
In particolare, la l.n. 231/2001 prevede sanzioni per gli enti che non adottano modelli organizzativi idonei a prevenire reati di mutilazione degli organi genitali femminili. Tali sanzioni possono includere multe, interdizioni dall’esercizio dell’attività, e la confisca dei beni.
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Leggi internazionali sulla mutilazione genitale femminile
A livello internazionale ci sono varie leggi e accordi che condannano le MGF, quali:
- la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia (CRC): adottata dalle Nazioni Unite, richiede agli Stati membri di proteggere i bambini da tutte le forme di violenza, inclusa la MGF;
- la Convenzione sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne (CEDAW);
- il Protocollo di Maputo: un protocollo della Carta Africana dei diritti dell’uomo e dei popoli sui diritti delle donne in Africa che richiede agli Stati di proibire le mutilazioni genitali femminili.
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Qual è l‘organo competente a giudicare sulle MGF?
In Italia, i casi di mutilazione degli organi genitali femminili sono giudicati dai Tribunali Ordinari. La competenza per questi reati spetta al giudice penale, che valuta le prove e stabilisce la colpevolezza degli imputati secondo le procedure previste dal Codice di Procedura Penale.
Le indagini sono generalmente condotte dalla Polizia Giudiziaria sotto la direzione della Procura della Repubblica, che ha il compito di raccogliere le prove necessarie per sostenere l’accusa in giudizio. In caso di condanna, le pene previste dal Codice Penale sono applicate dal giudice, che può anche disporre misure aggiuntive come l’interdizione da determinati ruoli o professioni.
È bene sottolineare che gli atti di mutilazione genitale femminile sono considerati gravi violazioni dei diritti umani e, in quanto tali, sono trattati con la massima severità dalla giustizia italiana.
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Quali iniziative globali esistono per l’eliminazione delle MGF?
Esistono numerose iniziative globali per l’eliminazione delle mutilazioni genitali femminili. Il programma congiunto UNFPA-UNICEF collabora con governi, ONG e comunità locali per promuovere l’abbandono delle MGF attraverso l’educazione, il supporto legale e l’empowerment femminile.
Amnesty International, con la sua campagna, lavora per sensibilizzare e mobilitare il supporto internazionale per porre fine alle MGF, promuovendo i diritti delle donne. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) fornisce linee guida e supporto tecnico ai paesi per prevenire le MGF e trattare le complicazioni sanitarie.
Infine, la rete End FGM European Network raccoglie varie organizzazioni europee che lavorano per porre fine alle MGF attraverso campagne di sensibilizzazione, lobbying e supporto alle sopravvissute.
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Quali sono gli interventi per prevenire le MGF?
Gli interventi efficaci per prevenire le mutilazioni genitali femminili (MGF) riguardano principalmente l’educazione e la sensibilizzazione. È fondamentale avviare programmi educativi per le comunità che promuovano la consapevolezza sui danni delle MGF.
In aggiunta, è di fondamentale importanza avere una legislazione nazionale che criminalizzi le MGF e garantirne la rigorosa applicazione. Coinvolgere le comunità locali, nonché i leader religiosi e tradizionali, può favorire un cambiamento culturale che porti all’abbandono di questa pratica. Offrire servizi di supporto per le vittime delle MGF.
I programmi sanitari giocano un ruolo importante, attraverso la formazione degli operatori sanitari per riconoscere e trattare le complicazioni derivanti dalle MGF e per educare le famiglie sui rischi associati. Infine, la collaborazione tra governi, ONG e organismi internazionali è essenziale per coordinare gli sforzi di prevenzione a livello globale.
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Dove si pratica la circoncisione femminile
La mutilazione degli organi genitali femminili è una pratica che, sebbene sia illegale in molti Paesi, è ancora eseguita in diverse regioni del mondo. Le aree con la più alta prevalenza di MGF includono parti dell’Africa, del Medio Oriente e dell’Asia. In alcuni Paesi, nonostante l’esistenza di leggi che vietano la MGF, la pratica continua clandestinamente.
Per esempio, in paesi come la Somalia, la Guinea, il Mali, la prevalenza della MGF rimane estremamente alta nonostante i divieti legali. In alcuni paesi, la MGF non è considerata un reato, o le leggi contro la MGF non sono rigorosamente applicate. Questo include alcune nazioni dell’Africa e del Medio Oriente dove le pressioni culturali e sociali possono prevalere sulle leggi esistenti.
Tuttavia, occorre sottolineare che, in alcune zone del mondo vi sono anche degli esempi positivi. In Senegal, l’organizzazione Tostan ha collaborato con le comunità locali per educarle sui diritti umani, la salute e le conseguenze delle MGF, portando a numerosi impegni pubblici di abbandono della pratica.
In Egitto, campagne di sensibilizzazione e leggi più rigorose, sostenute da una collaborazione tra il governo e le ONG locali, hanno ridotto la prevalenza delle MGF attraverso l’educazione e l’assistenza sanitaria. In Kenya, programmi educativi e di sensibilizzazione rivolti alle giovani generazioni e ai leader comunitari hanno portato a un cambiamento culturale significativo e all’abbandono delle mutilazioni genitali femminili.
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Vittima di mutilazione genitale femminile e riabilitazione
Le migliori strategie per la riabilitazione delle vittime di mutilazioni genitali femminili (MGF) includono diverse misure. Prima di tutto, occorre fornire un’assistenza sanitaria integrata che includa cure mediche specializzate per trattare le complicazioni fisiche, comprese le operazioni chirurgiche ricostruttive quando necessarie.
A questo si aggiungono:
- il supporto psicologico, offrendo consulenza per affrontare i traumi emotivi e psicologici causati dalle MGF;
- programmi di empowerment al fine di promuovere l’autonomia delle donne, aumentando la loro consapevolezza sui diritti umani;
- creare reti di supporto e gruppi di auto-aiuto, per dare alle vittime la possibilità di condividere esperienze e ricevere sostegno reciproco;
- promuovere l’integrazione sociale ed economica delle vittime, fornendo formazione professionale e opportunità di lavoro per aiutarle a reintegrarsi economicamente e socialmente nelle loro comunità.
La mutilazione genitale femminile è una violazione dei diritti umani che infligge danni fisici e psicologici duraturi a milioni di donne e ragazze in tutto il mondo. È essenziale continuare a lavorare per aumentare la consapevolezza, rafforzare la legislazione e promuovere l’abbandono di questa pratica attraverso l’educazione e il supporto alle comunità coinvolte. Le leggi esistenti, come quelle italiane, sono fondamentali per punire e prevenire le MGF, ma è altrettanto importante un impegno globale per eradicare questa pratica disumana.
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Mutilazioni genitali femminili – Domande frequenti
Le MGF sono spesso praticate da persone all’interno della comunità della vittima, tra cui anziane, levatrici tradizionali e, in alcuni casi, personale sanitario. La pratica è generalmente sostenuta dalle famiglie e dalle comunità come un rito di passaggio e una forma di controllo sulla sessualità femminile.
Il termine “mutilazione genitale femminile” è stato adottato istituzionalmente nel 1990 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Questo termine è stato scelto per sottolineare la gravità della pratica e la violazione dei diritti umani che rappresenta.
Il continente africano è quello maggiormente interessato ai fenomeni di MGF. La pratica è particolarmente diffusa in Paesi come Somalia, Guinea, Djibouti ed Egitto, dove oltre il 90% delle donne e delle ragazze ha subito qualche forma di MGF.
Si stima che nel mondo ci siano oltre 200 milioni di donne e ragazze che hanno subito qualche forma di mutilazione genitale femminile. Ogni anno, circa 3 milioni di ragazze sono a rischio di subire questa pratica.
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