Danno morale: cos’è, esempio e come si calcola
Cos'è danno morale? Quando viene riconosciuto? Come si liquida? Qual è la differenza con il danno esistenziale? E con il danno biologico? Scopri tutto quello che devi sapere nella nostra guida.
- Il danno morale è una conseguenza di un fatto illecito, relativa al foro interiore del danneggiato.
- Il danno morale è un danno non patrimoniale.
- Il danno esistenziale si distingue dal danno morale, in quanto riguarda le conseguenze che la lesione comporta sullo stile di vita.
Negli anni, il dibattito giurisprudenziale sul danno morale ha subito fasi alterne. In genere, la giurisprudenza ha ampiamente discusso circa le modalità di risarcimento del danno morale. Ad oggi, è considerato un danno non patrimoniale risarcibile ai sensi dell’art. 2059 c.c.
La norma è stata oggetto di interventi della giurisprudenza. In particolare, la Corte Costituzionale ha ampliato l’interpretazione della norma al fine di consentire il risarcimento del danno non patrimoniale con maggior semplicità.
Nel seguente articolo, tratteremo in modo semplice e diretto il danno morale. Presenteremo anche quali sono le differenze con altre tipologie di danno, come il danno esistenziale e il danno biologico.
Cosa si intende per danno morale?
Il danno morale è una forma di danno non patrimoniale. Con ciò si intendono quelle categorie di danno che incidono sulla sfera personale del danneggiato, non sulla sfera patrimoniale. Il danno morale identifica una particolare voce del danno non patrimoniale. Con tale espressione si individuano tutti i danni che incidono sulla sfera psichica del danneggiato.
In via esemplificativa, è un danno morale la sofferenza che si manifesta in forme di ansia, depressione, disturbi dell’umore. Si avverte, tuttavia, che il danno morale non necessariamente si deve identificare con una patologia psichica. Affinché vi sia il risarcimento del danno, è sufficiente una mera sofferenza interiore, anche non qualificabile come un disturbo clinico.
D’altra parte, dal punto di vista dell’onere della prova, è più semplice dimostrare il danno ove esso si sostanzi in una patologia. In questa eventualità, infatti, sarà molto semplice fornire la prova: mediante una consulenza tecnica di parte o d’ufficio un professionista può accertare lo stato del danneggiato.
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Danno morale: quantificazione e risarcimento
Il danno morale è risarcito alla luce della disciplina di cui all’art. 2059 c.c. La norma prevede che il danno non patrimoniale deve essere risarcito solo nei casi determinati dalla legge. Come si interpreta la norma? L’art. 2059 si interpreta nel senso che la legge debba prevedere quando il danno non patrimoniale sia risarcibile.
L’attuale giurisprudenza, invero, afferma che con legge debba però intendersi qualsiasi disposizione dell’ordinamento, anche la Costituzione. Ne consegue che se un diritto è tutelato dalla costituzione, il danno non patrimoniale conseguente la lesione di quel diritto sia risarcibile.
Di norma, il danno morale è risarcito in via equitativa. Con ciò si intende che il giudice liquida il danno in base al proprio prudente apprezzamento. Questa valutazione, d’altra parte, sarà compiuta in base ad alcuni parametri, quali:
- la gravità del danno riportato;
- l’mpatto sulla qualità della vita, ossia su come la vita del danneggiato sia cambiata dopo aver subito il pregiudizio arrecato dal fatto illecito;
- la durata della sofferenza, cioè la durata effettiva della sofferenza derivante, per esempio, dalla lesione alla salute;
- eventuali responsabilità concorrenti, cioè se il danneggiato ha contribuito con la propria condotta ad arrecare la lesione.
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Danno morale e danno esistenziale: che differenza c’è?
Il danno morale e il danno esistenziale sono due voci del danno non patrimoniale. Per lungo tempo, la dottrina ha ritenuto che le due figure citate costituissero due distinte categorie di danno.
Ad oggi, la giurisprudenza ha evidenziato che non sia possibile individuare distinte tipologie di danno non patrimoniale. Quest’ultimo identifica una categoria unitaria, ove la distinzione tra danno morale ed esistenziale è solo descrittiva.
Tanto premesso, si rileva che il danno esistenziale sia una lesione o un pregiudizio che incide sugli aspetti fondamentali della vita del danneggiato. Ogniqualvolta il fatto illecito comporti una modifica dello stile e delle abitudini di vita, vi è un danno esistenziale.
Possiamo desumerne che se il danno morale riguardi tutti i pregiudizi legati alla sfera interiore del soggetto, il danno esistenziale, al contrario, sia una lesione che si esteriorizza, ossia che è percepibile anche all’esterno.
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Danno morale e danno biologico: differenze
Con danno biologico si intende il danno non patrimoniale conseguente alla lesione del bene giuridico salute. Un tempo, la Corte di Cassazione sosteneva che il danno morale fosse qualcosa di distinto rispetto al danno biologico. Quest’ultimo era inteso solo come danno esistenziale.
Poi la giurisprudenza ha superato predetta interpretazione. Il danno biologico altro non è che un danno non patrimoniale. Ciò implica che dalla lesione alla salute possa conseguire sia un danno morale che esistenziale.
La principale particolarità del danno biologico concerne il bene giuridico leso dal fatto illecito, ossia il bene salute. La giurisprudenza ha, infatti, evidenziato che il bene in questione, essendo per sua natura un’entità misurabile, facilita le modalità di risarcimento.
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Tabelle risarcimento danno biologico
Il giudice non sarà tenuto a liquidare il danno in base ad un parametro puramente equitativo. Negli anni, la giurisprudenza di merito ha introdotto un sistema tabellare per la liquidazione del danno biologico. Le c.d. tabelle milanesi sono state elaborate valutando le principali ipotesi di danno che, di regola, conseguono alla lesione della salute.
Tale parametro presuppone che l’invalidità, ovvero il danno alla salute, sia valutata in punti. A ciascuno è attribuito un valore, individuato in base ai seguenti parametri:
- l’età della persona lesa;
- lo stato di salute generale.
Il valore dei punti di invalidità, inoltre, aumenta al crescere dell’invalidità stessa. La dottrina sostiene che il valore varia in modo più che proporzionale o geometrico. Con ciò si intende che il valore del punto aumenta in modo esponenziale in base al crescere dell’invalidità stessa. Per esempio, se il primo punto vale 1, il secondo non vale 1, ma 1,5.
Questa scelta si basa sulla presunzione per cui il soggetto leso che subisca un danno maggiore sia gravato da conseguenze deteriori al crescere del grado di invalidità. Per esempio, se il danneggiato perde un dito, subirà un danno morale ed esistenziale significativamente minore rispetto a chi abbia perso una gamba.
Una volta calcolato il danno mediante il sistema dei punti, il giudice può procedere alla c.d. personalizzazione. In via equitativa, l’autorità giudiziaria aumenta il danno liquidato in considerazione di eventi e conseguenze particolari del caso concreto, non presi in considerazione dalle tabelle.
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Danno morale – Domande frequenti
Il danno morale è un danno non patrimoniale relativo al foro interiore del danneggiato. Identifica le conseguenze psichiche del fatto illecito.
Il danno esistenziale si distingue dal danno morale in quanto identifica tutte le conseguenze pregiudizievoli che incidono sulle abitudini di vita del danneggiato.
Il danno biologico è risarcito mediante il sistema tabellare delle tabelle milanesi, che prende in considerazione il parametro del punto di invalidità.
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