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Cosa succede se si fa la successione in ritardo?

Presentare la dichiarazione di successione è un obbligo importante che non dovrebbe mai essere trascurato. La mancata successione comporta conseguenze legali, fiscali e pratiche che possono ostacolare gli eredi nella gestione e nel godimento dell’eredità.

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  • La dichiarazione di successione deve essere effettuata entro 12 mesi dalla data di morte.
  • Essa è finalizzata al pagamento dell’eventuale imposta di successione.
  • In mancanza, sono previste delle sanzioni amministrative.

La dichiarazione di successione è un adempimento fiscale e giuridico fondamentale per trasferire il patrimonio del defunto agli eredi. Tuttavia, può accadere che gli eredi non presentino la successione nei tempi previsti, oppure che omettano completamente questo obbligo.

In questo articolo approfondiamo cosa succede in caso di mancata successione, quali sono le conseguenze della successione tardiva, se ci sono sanzioni da pagare. Se si è in ritardo, è sempre meglio provvedere quanto prima attraverso il ravvedimento operoso, che consente di rimediare in modo vantaggioso, evitando sanzioni pesanti.

Cos’è la dichiarazione di successione

La dichiarazione di successione è un adempimento obbligatorio, di natura prevalentemente fiscale, con il quale si comunica all’Agenzia delle Entrate il subentro degli eredi nel patrimonio (beni immobili, beni mobili, conti correnti, quote societarie ecc.) del defunto. Si possono in tal modo calcolare le imposte dovute in conformità alla normativa vigente in materia.

Sono tenuti a presentare la dichiarazione di successione i chiamati all’eredità, i legatari ed i loro rappresentanti, nonché gli immessi nel possesso dei beni ereditari, gli amministratori dell’eredità, i curatori dell’eredità giacente e gli esecutori testamentari.

La dichiarazione di successione deve essere presentata entro 12 mesi dalla data del decesso. Va presentata anche se l’eredità viene accettata con beneficio d’inventario e perfino nel caso di eredi residenti all’estero.

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Quando non è obbligatoria la dichiarazione di successione?

In alcuni casi non è necessario presentare la successione. Secondo la normativa vigente (art. 28, comma 7, D.Lgs. 346/1990), la dichiarazione può essere infatti omessa se:

  • l’eredità ha un valore inferiore a 100.000 euro;
  • non sono presenti immobili o diritti reali immobiliari;
  • gli eredi sono il coniuge e/o i parenti in linea retta del defunto (figli, genitori).

Se anche solo uno di questi requisiti viene meno, la dichiarazione è obbligatoria. Inoltre, i chiamati all’eredità e i legatari non sono obbligati, se anteriormente alla scadenza del termine hanno rinunciato all’eredità.

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Cosa succede se non si fa la successione?

Omettere la dichiarazione di successione quando è obbligatoria comporta conseguenze sia fiscali, sia pratiche. Molte successioni non vengono fatte a seguito dei più disparati motivi.

Talvolta i conflitti familiari, la mancata conoscenza dell’ammontare del patrimonio o delle normative in vigore fanno sì che la pratica venga tralasciata senza essere consapevoli delle conseguenze che ne derivano sotto molteplici aspetti.

È bene sottolineare che l’Agenzia delle Entrate può accertare l’omissione e applicare sanzioni amministrative sull’imposta di successione eventualmente dovuta.

Anche in assenza di imposte da versare (perché l’eredità ne è esente), la sanzione può comunque essere applicata per la mancata comunicazione.

Successione tardiva e sanzioni

Se la dichiarazione di successione viene presentata in ritardo, si applicano le seguenti sanzioni amministrative:

  • fino a 30 giorni di ritardo: sanzione dal 60% al 120% dell’imposta dovuta;
  • se la dichiarazione non viene presentata affatto, la sanzione va dal 120% al 240% dell’imposta;
  • se non era dovuta imposta, la multa varia da 250 a 1.000 euro;
  • dopo 5 anni, le sanzioni non si applicano più, ma l’imposta resta dovuta.

Ci sono anche delle conseguenze pratiche da segnalare. Non fare la successione impedisce di:

  • intestare i beni ereditati agli eredi, in particolare immobili (case, terreni), che restano formalmente intestati al defunto;
  • vendere o affittare i beni ereditati;
  • accedere ai conti bancari intestati al defunto (le banche bloccano i rapporti fino a presentazione della successione);
  • richiedere eventuali agevolazioni fiscali (prima casa, imposte ridotte, ecc.).

LEGGI ANCHE Falsa dichiarazione di residenza: le sanzioni previste

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Successione tardiva: si può fare oltre i termini?

La dichiarazione di successione, come detto, va presentata entro 12 mesi dal decesso. Tuttavia, può accadere che per disinformazione, trascuratezza o altre ragioni, gli eredi presentino la dichiarazione in ritardo.

Questo è possibile ma, come anticipato, si incorre in sanzioni dovute proprio al ritardo, come previsto dalla legge. La buona notizia è che il sistema tributario italiano prevede una forma di regolarizzazione spontanea: il ravvedimento operoso.

Ravvedimento operoso per successione tardiva

Il ravvedimento operoso (art. 13, D.Lgs. 472/1997) è uno strumento che consente al contribuente di regolarizzare violazioni fiscali prima che l’amministrazione finanziaria avvii controlli o notifiche.

Nel caso della successione, consente agli eredi di presentare tardivamente la dichiarazione e pagare le sanzioni ridotte, a seconda del tempo trascorso dalla scadenza originaria.

Le sanzioni si applicano in misura ridotta in base al ritardo, come elencato di seguito:

  • entro 90 giorni: sanzione ridotta a 1/10 del minimo (cioè 25 euro se il minimo è 250);
  • entro 1 anno: sanzione ridotta a 1/8 del minimo;
  • entro 2 anni: sanzione ridotta a 1/7;
  • oltre 2 anni: sanzione ridotta a 1/6;
  • dopo l’avvio di un controllo il ravvedimento non è più possibile.

Per usufruire del ravvedimento, è necessario presentare la dichiarazione e versare spontaneamente l’imposta dovuta, le sanzioni ridotte e gli interessi (calcolati in base al tasso legale annuo).

Per saperne di più, leggi Ravvedimento operoso: significato, calcolo, interessi e sanzioni

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Come si presenta la dichiarazione tardiva con ravvedimento

Il procedimento per operare tramite ravvedimento operoso è lo stesso della dichiarazione ordinaria e prevede:

  • la compilazione della dichiarazione di successione tramite il software dell’Agenzia delle Entrate;
  • il versamento delle imposte dovute con modello F24;
  • il calcolo e il versamento delle sanzioni ridotte e degli interessi, indicando nel modello F24 il codice tributo e la causale specifica del ravvedimento.

Si consiglia di farsi assistere da un professionista, come un avvocato esperto in fiscalità, per una corretta compilazione e per il calcolo delle sanzioni e degli interessi. Questo può fare la differenza per evitare errori e/o omissioni. Ricorda: meglio una successione tardiva che nessuna successione.

È possibile regolarizzare una successione anche dopo molti anni?

Per regolarizzare una successione, non esiste un termine massimo oltre il quale la successione non può più essere presentata. Anche a distanza di 10, 20 o più anni, gli eredi possono decidere di regolarizzare la propria posizione, presentando la dichiarazione e versando le imposte e le sanzioni dovute. Tuttavia, in assenza di ravvedimento, l’Agenzia delle Entrate può applicare le sanzioni piene.

In caso di dubbi, scrivi a un Avvocato esperto in successioni ereditarie

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Avv. Manuela Margilio
Esperta di diritto immobiliare, successioni, fiscalità.
Laureata in giurisprudenza a Torino. Dopo aver lavorato presso diversi studi legali, attualmente mi occupo di assicurazioni e scrivo sul web approfondendo tematiche sulle quali nel tempo mi sono specializzata.
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