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Il Ddl intelligenza artificiale è legge: l’Italia è la prima a legiferare in materia

Il Senato ha approvato il testo del Ddl intelligenza artificiale, che disciplina le disposizioni e le deleghe in materia, con l’obiettivo di allinearsi all’AI Act europeo. Analizziamone i punti più significativi.

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  • Il Ddl intelligenza artificiale è stato approvato dal Senato il 17 settembre 2025
  • Il provvedimento è formato da 28 articoli, suddivisi in 6 Capi
  • Il prossimo passo è rappresentato dall’emanazione dei decreti legislativi che porteranno all’attuazione dei principi contenuti al suo interno, prevista entro 12 mesi dalla sua entrata in vigore. 

Con 77 voti favorevoli, 55 contrari e 2 astenuti, il Senato ha approvato il Ddl intelligenza artificiale: 28 articoli in 6 Capi con i quali il Governo ha cercato di armonizzare il nostro diritto al regolamento europeo noto come AI Act

Fanalino di coda in fin troppe occasioni, questa volta l’Italia diventa il primo Paese europeo a introdurre una legislazione su un tema di interesse internazionale, in modo da fornire strumenti per favorire un utilizzo corretto, trasparente e responsabile dell’AI

Tra sfide, opportunità e bisogno di monitorare i rischi economici e sociali, nonché l’impatto diretto sui diritti fondamentali derivanti da un uso improprio dell’AI, vediamo quali sono i punti che sono stati toccati da questo Disegno di legge e le novità apportate a livello normativo. 

Com’è strutturato il Ddl intelligenza artificiale

Il Ddl intelligenza artificiale è stato elaborato in coerenza con l’AI Act (Regolamento UE 2024/1689), che è stato ripreso nelle definizioni, con la promessa di vigilare sull’effettiva attuazione dei principi messi nero su bianco a livello normativo tramite i relativi decreti attuativi. 

La legge delega disciplina in primo luogo la governance, per esempio tramite la creazione del “Comitato di coordinamento delle attività di indirizzo su enti, organismi e fondazioni che operano nel campo dell’innovazione digitale e dell’intelligenza artificiale”, e la designazione dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN) e dell’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID) quali Autorità nazionali competenti in questo ambito. 

Al contempo, determina:

  • quali siano i settori specifici di applicazione, ovvero pubblica amministrazione, giustizia, sanità, lavoro, professioni;
  • le condotte da perseguire penalmente e da sanzionare in quanto illecite. 

L’idea è quella di promuovere una “dimensione antropocentrica dell’IA“, con l’attenzione rivolta verso l’innovazione, l’accessibilità, la cybersicurezza e la tutela della privacy. 

Approfondisci leggendo AI Act: cosa cambierà dopo l’approvazione del Parlamento europeo

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Quali sono i principi e i Capi del Ddl intelligenza artificiale

La nuova normativa sull’intelligenza artificiale, quindi, mette al centro la persona e tutela la dignità e i diritti fondamentali riconosciuti dalla nostra Costituzione e dalle norme di diritto europee, in particolare la difesa della libertà e del pluralismo nei casi di automatizzazione, per esempio. 

Si garantisce, inoltre:

  • l’accesso senza discriminazioni e pregiudizi alle persone disabili;
  • la parità dei sessi;
  • la cybersicurezza e la protezione dei dati personali:
  • la trasparenza di sistemi e modelli IA;
  • la responsabilità del loro ciclo di vita. 

Nella tabella che segue abbiamo riassunto i principi contenuti nei 6 capi del Ddl intelligenza artificiale, che approfondiremo di seguito. 

CapoCosa contiene
Capo IPrincipi e finalità per l’uso dell’intelligenza artificiale
Capo IIApplicazione dell’IA in settori specifici, come la pubblica amministrazione, l’attività giudiziaria, il lavoro, la pubblica amministrazione

Definizione dell’utilizzo di dati, algoritmi e metodi matematici per l’addestramento dell’IA
Capo IIIMisure per la Strategia nazionale per l’IA

Poteri e funzioni dell’Agenzia per l’Italia digitale (AgID), che gestisce le notifiche e favorisce i casi d’uso sicuri, e l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale (ACN), che verifica l’adeguatezza e la sicurezza dei sistemi IA
Capo IVMisure per la tutela della privacy e del diritto d’autore
Capo VModifiche al codice penale per punire chi utilizza l’IA in modo illecito (es. generando contenuti deepfake)
Capo VIDisposizioni finanziarie e ulteriori disposizioni finali

LEGGI ANCHE Digital Services Act: cos’è la normativa sui servizi digitali

Il ruolo di AgID e ACN

Al fine di garantire l’applicazione dei principi delineati nei 28 articoli della legge delega, l’art. 20 assegna un ruolo fondamentale dall’Agenzia per l’Italia Digitale e l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale, che diventano, di fatto, le Autorità nazionali per l’intelligenza artificiale. 

In particolare, l’AgID si occuperà di favorire l’innovazione e lo sviluppo dell’IA, per mezzo della definizione di procedure e tramite funzioni di notifica, valutazione, accreditamento e monitoraggio degli organismi deputati alla verifica di conformità dei sistemi IA. 

L’ACN, invece, avrà una funzione di vigilanza del mercato, che potrà esercitare grazie ai poteri ispettivi e sanzionatori di sua competenza. L’attività dei due enti dovrà essere svolta in coordinamento con il Garante per la protezione dei dati personali.

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Ddl intelligenza artificiale e sistema giudiziario

L’attività giudiziaria viene regolamentata dall’art. 15, con il quale viene marcato un confine sull’utilizzo dei sistemi di IA nell’attività giudiziaria. In pratica, deve essere sempre il magistrato a decidere. Nello specifico, l’IA non può diventare un sostituto dell’uomo di legge in merito alla sua interpretazione e applicazione, nella valutazione di fatti e prove e nell’adozione di provvedimenti.

L’IA potrà servire da supporto (per esempio per la redazione di atti o l’analisi di documenti), ma la prestazione dell’avvocato dovrà comunque basarsi sul suo pensiero critico e sulla sua valutazione giuridica. Per ragioni di trasparenza, il cliente dovrà inoltre essere informato sull’eventuale utilizzo dell’AI nello svolgimento dell’attività legale.

La giustizia predittiva, ovvero l’utilizzo dell’intelligenza artificiale per prevedere l’esito di un procedimento giudiziario, è stata invece esclusa. 

L’IA potrà essere utilizzata in questo settore per:

  • organizzare servizi;
  • semplificare il lavoro giudiziario e le attività amministrative accessorie;
  • eventualmente, gestire e analizzare i dati processuali. 

È stata poi prevista una modifica al Codice di procedura civile (con l’art. 17), che ha attribuito la competenza delle cause riguardanti il funzionamento dei sistemi di IA esclusivamente al Tribunale, e non anche al giudice di pace.

Approfondisci con Quando si fa ricorso al Giudice di pace?

Pubblica Amministrazione

Per quanto riguarda l’utilizzo dell’IA nella Pubblica Amministrazione, l’impiego potrà avere la funzione di:

  • incrementare l’efficienza, la quantità e la qualità dei servizi;
  • ridurre la durata dei procedimenti. 

Ciò dovrà, ovviamente, avvenire nel rispetto di tracciabilità, trasparenza e conoscibilità. In altri termini, anche in questo caso, il ruolo dell’IA sarà strumentale. Il punto di partenza e il traguardo di ogni decisione resta sempre e comunque il funzionario responsabile

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Lavoro

In tutti i contesti lavoratori, poi, quindi non solo in quello della PA, l’IA potrà essere adottata al fine di migliorare le condizioni di lavoro, proteggere l’integrità psicofisica e far crescere la qualità delle prestazioni e la produttività dei singoli. 

In più, è stato previsto l’obbligo di informativa rivolta ai lavoratori per quegli strumenti IA che hanno un impatto diretto su assunzioni, monitoraggio, valutazioni, mansioni (l’IA viene utilizzata anche per la selezione del persone, per esempio), oltre che l’istituzione di un Osservatorio presso il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali al fine di ideare una strategia per l’utilizzo dell’intelligenza artificiale sul lavoro, definire quali siano i settori più a rischio e favorire la formazione di lavoratori e datori sul tema. 

Lavoro intelletuale

Il lavoro intellettuale è regolato dall’art. 13, nel quale si prevede che, affinché si possa instaurare un rapporto di fiducia con il cliente, il professionista deve comunicare, in modo semplice e chiaro, l’utilizzo dell’IA – che deve comunque basarsi su responsabilità, qualità dei dati e verifica dei risultati. L’IA deve essere un mero strumento di supporto: il lavoro deve essere, invece, frutto del pensiero critico umano, il quale deve essere predominante rispetto alla componente automatizzata. 

LEGGI pure Processo civile telematico: cos’è e come funziona

Diritto d’autore e contenuti prodotti con l’intelligenza artificiale

Un tema molto dibattuto in relazione ai contenuti AI generated è la tutela del diritto d’autore. Su questo punto, la nuova legge è intervenuta sulla L. 633/1941 prevedendo la protezione delle opere dell’ingegno umano di carattere creativo, anche se create con l’ausilio dell’IA, a patto che siano comunque il risultato del lavoro intellettuale dell’autore. 

Sanità

In ambito sanitario, la nuova legge sottolinea il ruolo cruciale dell’IA nella tutela preventiva, le diagnosi, la cura e la scelta della terapia, tutelando al contempo la protezione dei dati sensibili e ponendo l’attenzione sulla rilevanza dell’affidabilità dei dati – da verificare e aggiornare con periodicità per ridurre al massimo il rischio di errore e aumentare la sicurezza dei pazienti. 

Ti consigliamo di leggere Come la digitalizzazione sta trasformando la professione legale

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Come cambia il codice penale e civile

Di non poco conto anche le novità introdotte sul profilo penale, con l’approvazione di norme relative all’uso illecito dell’intelligenza artificiale. 

Più nel dettaglio: 

  • è stata aggiunta l’aggravante generica all’art. 11 novies dell’art. 61 c.p., per la quale si cita l’utilizzo di un fatto commesso con l’impiego di sistemi di IA;
  • sono stati modificati i reati di aggiotaggio (art. 2637 c.c.) e di manipolazione del mercato (art. 185 D.Lgs. n. 58/1998), sempre aggiungendo comportamenti legati all’IA;
  • lo stesso è accaduto con l’art. 294 c.p., con l’inserimento del seguente comma La pena è della reclusione da due a sei anni se l’inganno è posto in essere mediante l’impiego di sistemi di intelligenza artificiale.

Altra modificazione ha riguardato l’art. 612 quater – Diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti – dove è stata prevista la reclusione da 1 a 5 anni anche per immagini, video o voci falsificati o alterati mediante l’impiego di sistemi di intelligenza artificiale e idonei a indurre in inganno sulla loro genuinità (cosiddetto deepfake).

A questo proposito, leggi Deepfake porno: cos’è, quando è reato e come tutelarsi

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Maria Saia
Esperta di diritti delle donne
Ha respirato per più di 20 anni la stessa aria di Falcone e Borsellino e ne condivide, ancora oggi, il sogno utopico di un mondo senza mafie e ingiustizie. Non a caso, “È la giustizia, non la carità, che manca nel mondo” è una delle sue citazioni preferite. Su deQuo, scrive di bonus e agevolazioni statali e di diritti della persona - in particolare, di diritti delle donne.
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