Trust: cosa sono, quando sono validi e perché si fanno

Quando si parla di successione ereditaria, ci sono diversi termini ricorrenti, che sarebbe meglio conoscere al fine di non fare confusione.
Oltre alla differenza tra erede e coerede, nell’accettazione entra in gioco anche la figura del chiamato all’eredità. Chi è? Quali sono i suoi poteri e come funziona la rinuncia all’eredità?
Analizziamo che differenza c’è tra l’erede e il chiamato all’eredità, cercando di rispondere a domande quali:
Prima dell’accettazione dell’eredità, che potrà essere tacita o esplicita, la persona alla quale spetta il patrimonio ereditario prende il nome di “chiamato all’eredità”.
In seguito all’accettazione, invece, la sua qualifica diventa quella di erede, il quale non avrà più la possibilità di rinunciare all’eredità.
I poteri del chiamato all’eredità – chiamato anche delato – sono disciplinati dall’articolo 460 del Codice civile, nel quale viene stabilito che:
“Il chiamato all’eredità può esercitare le azioni possessorie a tutela dei beni ereditari, senza bisogno di materiale apprensione.
Egli inoltre può compiere atti conservativi di vigilanza e di amministrazione temporanea, e può farsi autorizzare dall’autorità giudiziaria a vendere i beni che non si possono conservare o la cui conservazione importa grave dispendio.
Non può il chiamato compiere gli atti indicati nei commi precedenti, quando si è provveduto alla nomina di un curatore dell’eredità a norma dell’articolo 528”.
In altri termini, il chiamato all’eredità potrà occuparsi, prima che avvenga l’accettazione della successione, della conservazione, amministrazione e controllo dei beni ereditari. Nel momento in cui accetterà il patrimonio ereditario, il delato si trasformerà in vocato, ovvero diventerà l’erede.
A conti fatti, il delato rappresenta l’erede non solo per vocazione, ma anche per delazione. Oltre ai poteri accennati nel paragrafo precedente, il chiamato all’eredità ha anche delle limitazioni.
Per esempio, non ha la possibilità di compiere atti di disposizione, perché renderebbe impossibile il rifiuto all’eredità così come quello di poterla accettare con beneficio di inventario.
Per la vendita dei beni o di investimenti con un importo elevato, dovrà rivolgersi al giudice, ai sensi degli articoli 747 e 748 del Codice di procedura penale. Si ricorda, inoltre, che egli potrà amministrare i beni dell’eredità nella fase che precede la sua accettazione, ma non ha alcun obbligo o dovere in merito.
Il chiamato all’eredità avrà la facoltà di rinunciarvi: in questa ipotesi, avrebbe il diritto di richiedere un indennizzo per le spese relative all’amministrazione, vigilanza e conservazione dell’asset ereditario, avvenuta nel momento di transizione tra la delazione e l’accettazione.
Dopo aver compreso cosa cambi tra il chiamato all’eredità e l’erede, vale la pena concentrarsi sulla figura del legatario rispetto a quella dell’erede, ovvero la persona che rappresenta il successore a titolo universale.
Il legatario, invece, è il successore a titolo particolare, ovvero colui che subentra in uno o più determinati rapporti giuridici attivi, per mezzo, per esempio, di un testamento. In questo modo, il testatore potrà disporre un legato a favore di un determinato soggetto, lasciandogli un bene specifico.
Il legatario, dunque, non sarà titolare di una quota del patrimonio ereditario, ma soltanto di uno o più beni. L’erede è una figura necessaria nella successione ereditaria, in mancanza della quale l’eredità diventa dello Stato. Il legatario, invece, è un istituto eventuale.
Esempi di legati previsti dalla legge e che spettano al coniuge superstite, sono invece:
Nella tabella che segue sono state raccolte ulteriori differenze che esistono tra l’eredità e il legato, figure che potrebbero anche coincidere nel senso che un legatario potrebbe essere uno degli eredi e, dunque, pure un chiamato all’eredità.
Eredità | Legato |
Deve essere accettata dal chiamato all’eredità | Si acquista di diritto, quindi l’accettazione non è necessaria |
Vi si può rinunciare | Si può rifiutare |
Dopo la successione, prosegue con il possesso del de cuius, quindi eredita anche i debiti, tranne nei casi in cui l’eredità non venga accettata con beneficio di inventario | Dopo la successione, procede con un nuovo possesso, che può comunque essere riunito al precedente. I l legatario non eredita i debiti, salvo diverse disposizioni testamentarie e non oltre il valore del legato |
Non può essere a termine | Può essere temporanea |
Il chiamato all’eredità è il nome con cui viene chiamato l’erede prima dell’accettazione dell’eredità.
La prescrizione della successione (articolo 480 del Codice Civile) è pari a 10 anni.