Dimissioni in bianco: è vero che sono state reintrodotte dal Governo Meloni?
Cosa si intende con il termine "dimissioni in bianco", quali sanzioni sono previste contro i datori di lavoro che le adottano e cosa cambia rispetto alle dimissioni volontarie previste dal Ddl lavoro.
Come ben sappiamo le dimissioni di differenziano dal licenziamento perché le prime vengono date dal lavoratore, su base volontaria, tramite comunicazione telematica obbligatoria, mentre il secondo è disposto dal datore di lavoro.
Un argomento del quale si è parlato molto in quest’ultimo mese è quello delle dimissioni in bianco, in riferimento a una presenta modifica delle disposizioni in vigore contenuta nel DDL lavoro, approvato alla Camera il 9 ottobre 2024.
È vero che le dimissioni in bianco sono state nuovamente rese legali, dopo l’iter normativo che aveva previsto il loro divieto? Cosa potrebbe cambiare veramente? Cerchiamo di fare chiarezza sull’argomento, perché, leggendo vari articoli online, si è creata non poca confusione sul tema.
Dimissioni in bianco: cosa sono
Innanzitutto, partiamo dalle origini. Cosa vuol dire dimissioni in bianco? Questo termine fa riferimento a una pratica, scorretta, alla quale la legge si è opposta considerandola una procedura abusiva.
In poche parole, consiste nella prassi messa in atto da alcuni datori di lavoro di far firmare ai propri dipendenti, fin dal momento dell’assunzione, una lettera di dimissioni senza una data. A che pro?
L’obiettivo è quello di firmare questo documento in un secondo momento, con una data scelta direttamente dal datore di lavoro, e avere così la possibilità di risolvere il rapporto di lavoro senza dover licenziare il dipendente, facendo quindi passare questa lettera per una richiesta di dimissioni volontarie.
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Quali sono le conseguenze delle dimissioni in bianco?
Quello che succedeva fino al momento in cui le dimissioni in bianco non erano vietate dalla legge era sostanzialmente questo:
- il lavoratore non poteva fare niente per contrastare la perdita di lavoro impugnando il licenziamento dato che, di fatto, il datore di lavoro non lo aveva licenziato;
- il dipendente non aveva neanche la possibilità di ricevere la disoccupazione NASpI.
Perché sono nulle le dimissioni in bianco?
Per contrastare un fenomeno ben radicato nel nostro Paese, la riforma Fornero (legge n. 92/2012) ha introdotto una prima significativa novità, per la quale le dimissioni e le risoluzioni consensuali del rapporto di lavoro sono valide solo se:
- vengono convalidate presso la Direzione Territoriale del Lavoro o il Centro per l’impiego;
- oppure per mezzo di una dichiarazione da apporre in calce alla ricevuta di trasmissione della comunicazione di cessazione dell’attività lavorativa.
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Dimissioni in bianco e Jobs Act
Le cose sono cambiate ulteriormente con il Decreto Legislativo n. 151 del 2015 (Disposizioni di razionalizzazione e semplificazione delle procedure e degli adempimenti a carico di cittadini e imprese e altre disposizioni in materia di rapporto di lavoro e pari opportunità, in attuazione della legge 10 dicembre 2014, n. 183, ovvero il Jobs Act).
È stato infatti previsto che le dimissioni devono essere comunicate obbligatoriamente all’INPS e trasmesse per via telematica. In questo modo:
- si garantisce la veridicità della data nella quale sono state trasmesse e della volontà reale del lavoratore;
- si limita la possibilità che vengano commessi abusi.
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Le dimissioni in bianco sono un reato?
Le dimissioni in bianco non sono un reato, ma una pratica abusiva per la quale sono previste delle sanzioni di importo compreso tra i 5.000 e i 30.000 euro. Le sanzioni sono di competenza delle Direzioni territoriali del lavoro.
Quindi, riassumendo quanto detto fin qui:
- oggi le dimissioni im bianco sono molto più difficili da inscenare perché le dimissioni devono essere date online direttamente dal lavoratore;
- anche nell’ipotesi in cui il datore di lavoro dovesse servirsi di una lettera di dimissioni che ha fatto firmare all’ingenuo lavoratore, questa non avrebbe nessun valore legale.
Nel caso in cui il datore di lavoro costringesse il lavoratore a dimettersi con la forza o l’uso di minacce, le dimissioni sarebbero inoltre nulle e lo stesso potrebbe essere querelato per il reato di estorsione.
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Dimissioni in bianco 2024: cosa c’è di vero?
In rete circola, su tanti siti di informazione, la notizia che le dimissioni in bianco siano state nuovamente legalizzate dal recente Ddl lavoro, principalmente con l’obiettivo di scoprire i cosiddetti “furbetti” della NASpI.
In realtà, si tratta di una fake news perché:
- la normativa in vigore a proposito di dimissioni in bianco non è stata toccata;
- resta in vigore l’obbligo di comunicare telematicamente le proprie dimissioni.
Non è quindi vero che nel Ddl lavoro è presente una norma che smonta il Jobs Act: le disposizioni che tutelano i diritti dei lavoratori a proposito di dimissioni in bianco restano, pertanto, le stesse.
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Dimissioni automatiche nel Ddl lavoro
La novità introdotte riguarda in realtà le dimissioni automatiche, le quali scattano in caso di assenza ingiustificata del dipendente per un periodo superiore a 15 giorni – fermo restando il diritto del lavoratore di giustificare la sua assenza in presenza di cause di forza maggiore.
Questa pratica è abbastanza diffusa e viene messa in atto da alcuni lavoratori che si assentano volontariamente dal lavoro per più di 15 giorni per farsi licenziare e avere così diritto alla NASpI.
Per approfondire l’argomento o qualora avessi subito un licenziamento ingiusto e immotivato, scrivi a un avvocato specializzato in diritto del lavoro.
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