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Licenziamento NASpI: quando spetta l’indennità al lavoratore disoccupato

Cos’è la NASpI, quali sono i requisiti per poterla ottenere oltre al licenziamento e come presentare la relativa domanda per riceverla: ecco le nuove regole in vigore.

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  • La NASpI è prevista nei casi di licenziamento involontario.
  • Dal 1° gennaio 2025 sono stati modificati i criteri di accesso a questa forma di disoccupazione.
  • Questi cambiamenti hanno praticamente ristretto le condizioni per riceverla.

Perdere il lavoro è un evento poco piacevole, soprattutto per chi ha sulle spalle una famiglia da mantenere: fortunatamente, lo stato italiano prevede una forma di tutela per il lavoratori che sono stati licenziati, la cosiddetta NASpI.

Un tempo si chiamava indennità di disoccupazione e serviva ad assicurare il giusto sostegno economico al lavoratore che aveva perso il suo posto di lavoro.

La NASpI ha esattamente la stessa identica funzione: di seguito esamineremo, a proposito di licenziamento NASpI, quali sono i requisiti di accesso all’indennità con le novità 2025, quali i relativi importi e come si presenta la domanda di disoccupazione.

NASpI: cos’è

La NASpI, acronimo di Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego, è un’indennità economica mensile, erogata dall’INPS, per sostenere i lavoratori disoccupati in possesso dei requisiti per potervi accedere. È stata introdotta il 1° maggio del 2015 dal Jobs Act, sostituendo del tutto l’ASPI e la mini ASPI.

Il sostegno ai lavoratori in difficoltà da parte dello Stato è sancito dalla stessa Costituzione italiana, nella quale viene ribadito il dovere di tutelare la sicurezza sociale dei lavoratori, soprattutto nelle condizioni di maggiore difficoltà, come per esempio una disoccupazione involontaria.

Ci sono, ovviamente delle condizioni che devono essere rispettate per poter avere accesso alla NASpI: vediamo insieme quali sono quelle previste dalle Legge a partire dal 2025.

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Requisiti NASpI: non solo il licenziamento

Per poter avere accesso alla NASpI, si deve essere in uno stato di perdita involontaria del lavoro, quindi nel caso in cui si è stati licenziati. È comunque possibile ricevere la NASpI anche in seguito a dimissioni per giusta causa, ovvero quelle nelle quali si verificano situazioni quali:

La legge pretende che lo stato di disoccupazione sia involontario, quindi non determinato dalla volontà del dipendente: anche la cessazione del rapporto di lavoro relativa a dimissioni per giusta causa rientra perfettamente in questa categoria.

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In base a quanto appena detto, la NASpI spetta anche in caso di:

  • dimissione avvenute durante il periodo tutelato di maternità, compreso da 300 giorni prima della presunta data del parto al compimento del primo anno di vita del bambino;
  • licenziamento per giustificato motivo oggettivo, che porta a una risoluzione consensuale del rapporto di lavoro;
  • risoluzione consensuale avvenuta nell’ambito della procedura di conciliazione;
  • risoluzione consensuale del rapporto di lavoro dovuta al rifiuto da parte del lavoratore di essere trasferito in una sede che dista più di 50 km rispetto a quella originaria, o che è raggiungibile con i mezzi pubblici in più di 80 minuti;
  • licenziamento con accettazione dell’offerta di conciliazione.

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Licenziamento NASpI INPS: requisiti 2025

Oltre a quanto detto finora, per avere accesso alla NASpI è necessario essere in possesso anche di un requisito contributivo, in base al quale il lavoratore deve avere almeno 13 settimane di contribuzione nei quattro anni che precedono l’inizio della disoccupazione.

Cosa cambia con la NASpI nel 2025? Facciamo l’esempio di un lavoratore che si dimette e trova un nuovo lavoro. Qualora dovesse perderlo entro 12 mesi non riceve più la NASpI a prescindere, come accadeva prima. Deve infatti aver versato almeno 13 settimane di contributi (circa 3 mesi).

Per quanto riguarda il requisito contributivo, possono essere considerate tutte le settimane retributive nella quali sia stata corrisposta una retribuzione non inferiore ai minimali settimanali. I periodi di lavoro nei quali non è prevista la retribuzione, invece, come per esempio la cassa integrazione ordinaria o straordinaria a zero ore, vengono considerati nulli.

Hanno diritto alla NASpI anche:

  1. gli apprendisti;
  2. i soci lavoratori di cooperativa con un rapporto di lavoro di tipo subordinato;
  3. i lavoratori a tempo determinato delle Pubbliche Amministrazioni.

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Quando il licenziamento non dà diritto alla NASpI?

Sono, al contrario, esclusi dalla NASpI:

  • i lavoratori del settore agricolo;
  • i lavoratori extracomunitari con permesso di soggiorno stagionale;
  • i titolati di assegno ordinario di invalidità;
  • chi ha maturato i requisiti per la pensione anticipata o di vecchiaia.

La NASpI decade, poi, nei casi seguenti:

  • perdita dello stato di disoccupazione;
  • inizio di un’attività lavorativa subordinata senza provvedere alle comunicazioni di cui all’art. 9, commi 2 e 3;
  • inizio di un’attività lavorativa in forma autonoma o di impresa individuale senza provvedere alla comunicazione di cui all’art. 10, comma 1;
  • raggiungimento dei requisiti per il pensionamento di vecchiaia o anticipato;
  • acquisizione del diritto all’assegno ordinario di invalidità, salvo il diritto del lavoratore di optare per la NASpI.

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A quanto ammonta la NASpI

L’ammortizzatore sociale rappresentato dalla NASpI è pari al 75% della retribuzione mensile: l’importo minimo della NASpI 2024 era di 1.425,21 euro al mese, mentre l’importo massimo corrisponde a 1.550,42 euro mensili.

Nella pratica, il calcolo della NASpI funziona nel modo seguente:

  1. quando l’importo della propria retribuzione è inferiore o pari a 1.425,21 euro, allora viene applicato il 75% per ricavare l’importo dell’indennità;
  2. se, invece, la retribuzione mensile di riferimento è superiore a 1.425,21 euro, allora l’indennità dovrà essere calcolata incrementando il 75% di una somma che è uguale al 25% del differenziale tra la retribuzione mensile e il predetto importo.

La base del calcolo corrisponde alla retribuzione imponibile ai fini previdenziali degli ultimi quattro anni, che viene divisa per il totale delle settimane di contribuzione e moltiplicata per il coefficiente 4,33.

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Quanto dura la NASpI?

La NASpI:

  • viene poi erogata per un numero di settimane che corrisponde alla metà di quelle di contribuzione relative agli ultimi quattro anni, per un totale di massimo 24 mesi;
  • non vengono considerati eventuali periodi contributivi che sono già stati utilizzati per avere accesso ad altre prestazioni sociali.

Dal 6° mese di fruizione, l’importo della NASpI subisce una riduzione pari al 3% ogni mese e può subire un’ulteriore riduzione nel caso in cui:

  1. si trovi nel frattempo un’occupazione con contratto di lavoro subordinato della durata massima di 6 mesi, con un reddito annuo pari a 8.500 euro;
  2. oppure si intraprenda un’attività autonoma che generi un reddito fino a 4.800 euro: in questa ipotesi, l’indennità di disoccupazione sarà ridotta dell’80% del reddito previsto.

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Come presentare la domanda per la NASpI

Considerato che è proprio l’INPS che si occupa di erogare il contributo previsto dalla NASpI ai beneficiari in possesso dei requisiti, la domanda per ottenere il sussidio deve essere inviata direttamente all’INPS, per via telematica.

La richiesta può essere presentata:

  1. in autonomia, dal sito dell’INPS;
  2. presso un ente di patronato;
  3. tramite il Contact center, ovvero al telefono, chiamando il numero 803164 da rete fissa o lo 06 164 164 da rete mobile (a pagamento).

Si hanno a propria disposizione 68 giorni di tempo dal giorno di cessazione del rapporto di lavoro.

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NASpI: Giurisprudenza in merito

Nel corso degli anni, anche la Giurisprudenza ha contribuito a dare dignità ai sussidi di tipo economico a sostegno dei lavoratori in difficoltà.

In particolare:

  • una sentenza della Cassazione del 2019 ha stabilito che il lavoratore ha sempre diritto a percepire la NASpI, in caso di cessazione involontaria del rapporto di lavoro, a meno che non riesca a ottenere la reintegrazione, grazie all’intervento della Magistratura del lavoro;
  • nel caso citato, la Cassazione aveva affrontato una situazione nella quale al licenziamento di un lavoratore era seguito un contenzioso giudiziale che aveva infine condotto a una risoluzione consensuale del rapporto di lavoro. L’INPS aveva quindi chiesto un rimborso al dipendente per la NASpI che aveva ricevuto, ma in questo caso la richiesta era illegittima nel senso che il lavoratore aveva pieno diritto a ricevere il sussidio.

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Come funziona la NASpI dopo 55 anni?

Un caso ancora diverso rispetto a quanto analizzato finora è la cosiddetta NASpI per gli over 50, ovvero la disoccupazione ordinaria per chi ha più di 50 anni.

Per poterla ottenere bisogna possedere gli stessi requisiti previsti per la normale NASpI, ovvero:

  • si dovrà dimostrare che lo stato di disoccupazione non è dovuto a decisioni volontarie prese dal lavoratore;
  • nel corso degli ultimi 4 anni, devono essere state maturate almeno 13 settimane di retribuzione.

Anche in questo caso, l’indennità sarà erogata per un periodo massimo di 24 mesi. Quello che cambia, però, è il periodo a partire al quale il contributo è soggetto a riduzione. Gli over 55, infatti, subisco una decurtazione pari al 3% dell’importo a partire dall’8° mese di ricezione.

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Licenziamento NASpI – Domande frequenti

La NASpI si può ricevere solo in caso di licenziamento?

La NASpI non è prevista soltanto in caso di licenziamento, ma in tutte quelle casistiche nelle quali il lavoratore si ritrova nella condizione di essere disoccupato, ma in modo involontario.

Quando è prevista la NASpI?

La NASpI è prevista in tutti i casi nei quali lo stato di disoccupazione sia involontario, quindi nei casi di licenziamento, ma anche nel caso di dimissioni per giusta causa, dimissioni avvenute durante il periodo tutelato di maternità, licenziamento per giustificato motivo oggettivo o risoluzione consensuale del rapporto di lavoro.

Chi è escluso dalla NASpI?

Gli operai agricoli, i lavoratori extracomunitari con permesso di soggiorno stagionale, chi ha maturato i requisiti per la pensione anticipata o di vecchiaia e i titolari di assegno ordinario di invalidità non hanno diritto a ricevere la NASpI.

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Gregorio Gentile
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