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Dimissioni per giusta causa: quali sono, quando si possono dare e in che modo

In certi casi il lavoratore può avere delle valide ragioni per licenziarsi senza preavviso e ricevere un indennizzo dalla NASpI. Vediamo come funzionano le dimissioni per giusta causa, come sbrigare le pratiche con il datore, l'ispettorato del lavoro e l'INPS.

dimissioni per giusta causa

Le dimissioni per giusta causa rappresentano uno strumento del quale il lavoratore può avvalersi per far valere i propri diritti: esistono, infatti, alcune circostanze nelle quali è prevista la possibilità di risolvere immediatamente il rapporto di lavoro, senza dover dare un preavviso al proprio datore di lavoro.

Se ti ritrovi in una delle casistiche delle quali parleremo a breve, potrai rassegnare le dimissioni per giusta causa: ecco cosa devi sapere in merito alla procedura da seguire, quando è possibile metterla in pratica e quali sono i casi nei quali è anche prevista la disoccupazione.

Come dare le dimissioni per giusta causa

L’espressione giusta causa è adoperata per indicare alcuni casi specifici nei quali il lavoratore ha diritto a dimettersi senza preavviso. Le dimissioni per giusta causa possono verificarsi:

  1. sia nel caso in cui un datore di lavoro abbia compiuto un inadempimento verso il contratto lavorativo così grave da rendere impossibile la normale prosecuzione del rapporto di lavoro;
  2. sia in quello in cui il dipendente non è più nelle condizioni di poter svolgere la propria mansione a causa del sopraggiungere di circostanze particolari.

Uno dei casi più frequenti di dimissioni per giusta causa è il mancato pagamento dello stipendio al lavoratore, ma non è il solo. Ci sono infatti altre condizioni che possono portare il dipendente alle dimissioni, fra le quali possiamo elencare:

  • il peggioramento delle mansioni lavorative, che potrebbe per esempio portare a una depressione;
  • il mancato versamento dei contributi da parte del datore di lavoro;
  • uno o più episodi di molestie sessuali;
  • un comportamento di tipo ingiurioso del superiore nei confronti del dipendente;
  • il verificarsi di episodi di mobbing;
  • la pretesa di lavori illeciti;
  • un cambiamento considerevole delle condizioni di lavoro;
  • la sede di lavoro è stata spostata senza dare le motivazioni tecniche, organizzative e produttive che sono invece previste nell’articolo 2103 del Codice Civile.

Le dimissioni per giusta causa sono previste anche nei casi in cui la propria azienda sia stata ceduta e trasferita a un’altra e tale passaggio abbia comportato un brusco cambiamento delle proprie condizioni lavorative. In questo caso, si hanno tre mesi di tempo per dare le dimissioni per giusta causa.

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Dimissioni per giusta causa: come fare

L’art. 26 del D. Lgs n. 151/2015 prevede che le dimissioni per giusta causa debbano essere formalizzate per via telematica, altrimenti non sono considerate valide. Per procedere sarà necessario compilare gli appositi moduli presenti sul sito lavoro.gov.it (il sito ufficiale del Ministero del Lavoro) e trasmetterli al proprio datore di lavoro e alla Direzione territoriale competente.

Non è necessario rivolgersi a un intermediario: le dimissioni per giusta causa possono anche essere rassegnate in autonomia. Per farlo, sarà sufficiente:

  • richiedere il PIN dispositivo INPS per accedere ai servizi online presenti sul sito dell’INPS, o in alternativa utilizzare lo Spid;
  • procedere con la registrazione al sito del Ministero del Lavoro;
  • compilare il modulo per rassegnare le dimissioni inserendo i propri dati: in questa fase bisogna stare molto attenti a selezionare la voce “dimissioni per giusta causa” e a non cliccare per sbaglio su “dimissioni volontarie”;
  • inviarlo tramite PEC al proprio datore di lavoro e tramite posta elettronica ordinaria alla Direzione territoriale del lavoro competente.

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Nel caso in cui, dopo aver presentato dimissioni per giusta causa, si fosse cambiata idea, si avrebbero a disposizione 7 giorni di tempo per effettuare un’eventuale revoca. Non sarà dunque obbligatorio scrivere una lettera di dimissioni per giusta causa.

Questa procedura è valida a prescindere dalla motivazione per la quale ci si vuole dimettere, ma non può essere praticata nei casi seguenti:

  1. qualora le dimissioni avvenissero nel periodo di prova;
  2. qualora riguardassero un pubblico impiego;
  3. in caso di lavoro domestico;
  4. qualora fossero presentate durante il periodo di gravidanza o durante i primi tre anni di vita del bambino.

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Dimissioni per giusta causa: conseguenze

Il lavoratore che rassegna le dimissioni per giusta causa ha accesso ad alcuni diritti: il primo è rappresentato dal fatto che non sarà tenuto a rispettare i giorni di preavviso previsti dal suo contratto di lavoro. Può dunque recedere dal contratto immediatamente, senza l’obbligatorietà di una comunicazione preventiva al datore di lavoro.

Oltre a quanto riportato nelle righe precedenti, il lavoratore avrà diritto a:

  • un’indennità sostitutiva del preavviso, che corrisponde alla cifra che avrebbe dovuto percepire nei giorni di preavviso;
  • percepire l’indennità NASpI, ovvero la Nuova prestazione dell’assicurazione sociale per l’impiego, in base a quanto stabilito dal comma 2 dell’articolo 3 del decreto legislativo n. 22/2015, che invece non spetta ai lavoratori che si dimettono senza un apparente e giusto motivo;
  • ricevere il risarcimento per il danno patrimoniale nel caso in cui fosse stato costretto a dimettersi a causa di un’inadempienza da parte del proprio datore di lavoro, calcolato sulla base di quello che avrebbe percepito se non fosse stato messo nelle condizioni di doversi dimettere;
  • un eventuale risarcimento per il danno non patrimoniale, che potrebbe per esempio essere un danno di tipo morale o esistenziale innescato dalle motivazioni alla base delle dimissioni.

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Cosa succede se il datore di lavoro rifiuta le dimissioni per giusta causa

Una domanda molto frequente quando si parla di dimissioni per giusta causa è la seguente: “il datore di lavoro può rifiutare le dimissioni per giusta causa?”. Ci sono casi nei quali un datore di lavoro nega la giusta causa e si rifiuta anche di pagare al lavoratore l’indennità sostitutiva di preavviso.

Qualora ci si ritrovasse in una situazione del genere:

  1. si può agire in giudizio contro il datore di lavoro, chiedendo al Giudice l’accertamento della giusta causa delle dimissioni;
  2. si potranno ricevere in questo modo tutti gli indennizzi che spettano di diritto in base a quanto stabilito dalla Legge. 

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Dimissioni per giusta causa e NASpI

Un altro argomento di notevole interesse in relazione alle dimissioni per giusta causa ha a che fare con la disoccupazione: la NASpI è prevista in caso di dimissioni per giusta causa?

Sul sito dell’INPS è possibile leggere che:

  • la NASpI spetta ai lavoratori con rapporto di lavoro subordinato che hanno perduto involontariamente l’occupazione”;
  • questa definizione non esclude chi ha presentato dimissioni volontarie: quindi il dipendente che ha rassegnato le dimissioni per giusta causa ha diritto alla NASpI.

Questo perché non è stato il dipendente a scegliere di sua sponte di abbandonare il lavoro, ma la sua decisione è stata determinata da una serie di fattori indipendenti dalla sua volontà.

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A ribadirlo è stata anche la sentenza 269/2002 della Corte Costituzionale, nella quale a proposito delle dimissioni per giusta causa, è stato chiarito che “le dimissioni non sono riconducibili alla libera scelta del lavoratore poiché sono indotte da comportamenti altrui, idonei ad integrare la condizione di improseguibilità del rapporto di lavoro”.

La NASpI spetta anche:

  1. in caso di licenziamento per giusta causa: in quel caso, infatti, la cessazione del lavoro dipende da una decisione del datore di lavoro e non dalla volontà del dipendente;
  2. qualora le dimissioni siano state rassegnate durante la maternità, nel periodo compreso tra i 300 giorni prima della presunta nascita fino al compimento del 1° anno di vita.

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come funzionano le dimissioni per giusta causa

Come dare le dimissioni e non perdere la disoccupazione

Oltre alla perdita del lavoro per motivazioni che non dipendono dalla propria volontà, ci sono altri requisiti da soddisfare per aver accesso all’indennità di disoccupazione. Si dovrà infatti:

  • aver lavorato per 13 settimane contributive nel corso degli ultimi 4 anni;
  • aver lavorato almeno 30 giorni nel corso degli ultimi 12 mesi.

Per richiedere la NASpI, ci si dovrà recare presso un Centro per l’impiego e farsi riconoscere lo stato di disoccupazione. L’ex datore di lavoro dovrà:

  1. sottoscrivere l’impegno alla disponibilità lavorativa immediata;
  2. compilare il modulo Did.

Al termine di questa procedura, ci si potrà rivolgere all’INPS per richiedere il sussidio di disoccupazione, cioè la NASpI. Per velocizzare i tempi è anche possibile presentare il modulo Did all’INPS in concomitanza alla domanda per ricevere il sussidio.

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Dimissioni per giusta causa – Domande frequenti

Come ottenere la disoccupazione dopo dimissioni per giusta causa?

Le dimissioni per giusta causa possono essere descritte come lo strumento che permette al lavoratore di dimettersi senza dover rinunciare alla Naspi. In caso di dimissioni per giusta causa è prevista la disoccupazione, così come nell’ipotesi di licenziamento per giusta causa.

Cosa succede se il datore di lavoro non accetta le dimissioni per giusta causa?

Il datore di lavoro può opporsi e contestare le dimissioni per giusta causa di un proprio dipendente, rifiutandosi anche di pagare l’indennità sostitutiva del preavviso. Qualora si dovesse verificare tale ipotesi, è possibile citarlo in giudizio.

Nel caso di dimissioni per giusta causa, è prevista l’indennità sostitutiva di preavviso?

No, nel caso di dimissioni per giusta causa non si dovrà corrispondere l’indennità sostitutiva di preavviso e si avrà diritto anche alla NASpI.

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Maria Saia
Esperta di diritti delle donne
Ha respirato per più di 20 anni la stessa aria di Falcone e Borsellino e ne condivide, ancora oggi, il sogno utopico di un mondo senza mafie e ingiustizie. Non a caso, “È la giustizia, non la carità, che manca nel mondo” è una delle sue citazioni preferite. Su deQuo, scrive di bonus e agevolazioni statali e di diritti della persona - in particolare, di diritti delle donne.
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