Disconoscere un fratello legalmente: è possibile?
I rapporti familiari spesso sono molto complicati, tuttavia, l'ordinamento non prevede molti istituti per regolare eventuali conflitti. È possibile disconoscere un fratello? Scopriamolo nel seguente articolo.
- In Italia non è possibile disconoscere un fratello, però, se questo può arrecarci un pregiudizio, l’ordinamento riserva una serie di istituti.
- Alcuni sono previsti dall’ordinamento per tutelarci anche da eventuali atti lesivi del fratello di un genitore, non solo di nostro fratello.
- Altri istituti, invece, servono a condividere la responsabilità per un fratello disabile.
L’ordinamento tutela i rapporti familiari, soprattutto quando sono molto stretti, come i rapporti tra fratelli, genitori e figli oppure coniugi.
Tale esigenza di tutela si rintraccia in molteplici istituti e norme: in primo luogo nel divieto di disconoscere un fratello oppure altro parente.
D’altra parte, non di rado il peso dei rapporti familiari può comportare un’ingerenza significativa nei propri rapporti personali o anche patrimoniali. Nel seguente articolo, ci occuperemo di trattare alcuni istituti che consentono di regolare vicende relative al rapporto tra fratelli.
In Italia è possibile disconoscere un fratello?
Disconoscere un fratello, da un punto di vista giuridico, non ha un significato giuridico preciso, in quanto non è possibile disconoscere alcun membro della famiglia.
Talvolta, con questo termine si fa però riferimento ad alcune altre situazioni specifiche che però trovano soluzione in alcuni istituti dell’ordinamento.
Per esempio, spesso disconoscere è inteso come diseredare, cioè escludere dal testamento o dall’eredità; oppure disconoscere può essere inteso anche liberarsi dalla responsabilità di un familiare, come di un fratello disabile.
Nel seguente articolo, ci occuperemo di esaminare le varie ipotesi che ci vengono in mente in cui un fratello potrebbe decidere di disconoscere l’altro.
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Come funziona l’eredità tra fratelli
Come dicevamo nel paragrafo precedente, disconoscere può anche essere inteso come diseredare un fratello.
Nell’ordinamento ci sono delle regole molto severe in tema di eredità: il legislatore dispone che certi parenti del defunto siano tutelati in base a norme rigide e inflessibili.
In primo luogo, dobbiamo evidenziare che la successione può essere testamentaria o per legge. Nel primo caso, il defunto ha disposto in vita come dividere la propria eredità con il testamento. Nel secondo, invece, è la legge stessa che stabilisce come si divide il patrimonio del defunto, quando non c’è un testamento.
La successione per legge è detta legittima e sono successibili secondo le norme di legge: il coniuge, i figli, gli ascendenti e i fratelli o sorelle, altri parenti fino al sesto grado. Questi succedono per quote che variano in considerazione della qualità e della quantità dei successibili.
Il codice civile riserva una quota detta di legittima a determinati parenti del defunto, i legittimari, una quota che non può in alcun modo essere lesa. I soggetti in questione sono coniuge, figli, e, in assenza di figli, gli ascendenti. Come è possibile constatare, la categoria dei legittimari non è sovrapponibile perfettamente ai successori legittimi. Vediamo quali sono le ipotesi che si possono verificare.
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Padre che lascia tutto il patrimonio ad un figlio
Può accadere che il padre lasci l’intero patrimonio ad un solo figlio, estromettendo l’altro, tramite testamento o mediante donazioni. Il figlio estromesso come si difende dal fratello? In questo caso, non si tratta di disconoscere il fratello in senso stretto, ma di esercitare il proprio diritto sulla quota di riserva, mediante gli strumenti che prevede il legislatore in materia.
Il legislatore consente in questi casi di esercitare la c.d. azione di riduzione. Questa è un’azione di inefficacia relativa, cioè rende relativamente inefficace la donazione o la disposizione testamentaria – ciò significa che il figlio estromesso potrà sottrarre al fratello quanto a ricevuto al momento dell’apertura della successione. In che modo si realizza questo effetto?
Le modalità sono due:
- o la quota del patrimonio si ridetermina in considerazione di quanto spetta al figlio;
- o, in alternativa, il figlio può procedere mediante azione di restituzione, recuperando il bene che è stato oggetto di donazione.
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Successione legittima lede il diritto del figlio
Il fatto che i successibili legittimi non siano corrispondenti ai legittimari può comportare alcune conseguenze. Per esempio, pensiamo al caso in cui:
- il defunto non abbia lasciato testamento;
- si apre la successione legittima;
- tra i successibili legittimi vi è anche il fratello del defunto;
- la presenza del fratello può comportare una lesione della posizione dei successori legittimI.
Dunque, ove si apra la successione legittima, può accadere che il patrimonio non sia sufficiente a soddisfare la quota di riserva. In tal caso, il legislatore ha disposto che si riduce la quota dei suscettibili legittimi, quindi, non si riducono le donazioni. In tal modo, infatti, si consente di preservare la volontà espressa del defunto, il quale ha certamente inteso procedere alla donazione, rispetto a coloro che sono chiamati a succedere per legge.
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È possibile diseredare un fratello?
L’ordinamento riserva una significativa tutela ad alcuni parenti del defunto. Proprio in questa prospettiva si prevedE una serie di divieti, tra cui quello di diseredare alcuni soggetti legati da rapporti affettivi e di parentela.
Come abbiamo detto nei paragrafi precedenti, il defunto non può escludere dalla successione il coniuge, i figli e, in assenza di figli, gli ascendenti. Non altrettanto vale, invece, per i fratelli, che eventualmente potranno anche essere esclusi con testamento.
Ai sensi della sentenza n. 8352/2012 della Corte di Cassazione, il testatore può manifestare la propria volontà di escludere dalla successione alcuni dei successibili. secondo le regole del codice civile potranno essere esclusi:
- i soggetti estranei al proprio nucleo familiare;
- un erede legittimo che non sia legittimario.
I fratelli non rientrano, quindi, tra i legittimari: questo significa che ciascuno di noi può disporre con testamento che questi non abbiano nulla alla nostra morte. Similmente, se il soggetto ha disposto con testamento che una quota del proprio patrimonio vada al fratello, ma per una ragione o per altra questo non si dimostra meritevole del riconoscimento, il testatore può revocare il testamento fino alla sua morte.
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Fratello incapace: cosa succede
Un’ipotesi completamente diversa è quella di disconoscere il fratello disabile, incapace o comunque non autosufficiente. Cosa succede in questa ipotesi molto delicata? Il fratello disabile sarà sempre a carico dell’altro fratello?
Da un punto di vista economico, ciascuno ha l’obbligo di sostenere e assistere il fratello disabile. L’art. 433 del Codice civile individua i soggetti obbligati e li ordina in uno schema di priorità.
In particolare, sono tenuti agli alimenti:
- il coniuge;
- i figli (e, in loro mancanza, i loro discendenti);
- i genitori (e, in loro mancanza, gli ascendenti);
- i generi e le nuore;
- i suoceri;
- i fratelli e le sorelle germani (con entrambi i genitori in comune);
- i fratelli e le sorelle unilaterali (con un solo genitore comune).
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Quando l’assistenza ai fratelli disabili è dovuta?
L’obbligo di assistenza ai fratelli è un obbligo alimentare traducibile in obbligazione economica. Il fratello è tenuto a versare periodicamente i contributi e a pagare le spese.
L’obbligo può essere soddisfatto sia direttamente che indirettamente, cioè mediante altri emolumenti, come il pagamento dell’affitto o di qualsiasi altra spesa.
Nella quantificazione della somma da versare si tiene conto del numero di fratelli in stato di bisogno, del numero dei fratelli obbligati e delle loro rispettive possibilità economiche.
Se sono presenti più fratelli, l’obbligo è condiviso tra tutti: il giudice eventualmente interpellato procede a determinare l’onere che grava in capo a ciascuno dei fratelli.
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Come tutelare un fratello incapace
Il fratello disabile dovrà essere assistito anche nel compimento di ogni altro atto, anche di gestione del proprio patrimonio. Tale onere potrebbe rivelarsi più gravoso di quanto ci si aspetti. Per questa ragione potrebbe essere opportuno ricorrere agli strumenti ed istituti che l’ordinamento mette a disposizione per tutelare i soggetti deboli.
Sul punto, proprio negli ultimi anni, il legislatore è intervenuto ampliando il catalogo degli istituti e dei rimedi per gestire il patrimonio ed ogni altra esigenza dei soggetti incapaci.
A tal proposito, per esempio, richiamiamo gli istituti dell’inabilità, dell’interdizione e dell’amministrazione di sostegno. I primi due istituti consentono di esautorare il disabile da qualsiasi potere, mentre il secondo è più duttile e flessibile.
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Amministrazione di sostegno: cos’è?
Abbiamo detto nei precedenti paragrafi che non è possibile disconoscere un fratello, però, eventuali responsabilità possono essere condivise con altri soggetti, anche estranei alla famiglia.
L’amministrazione di sostegno è un istituto di recente introduzione, il quale ha la principale funzione di garantire assistenza ai soggetti incapaci di agire.
Costituisce un’alternativa all’inabilitazione e interdizione. L’interdizione opera nel caso di incapacità di agire pressoché totale. Comporta la perdita, per il soggetto disabile, di ogni capacità di agire, in quanto la facoltà di compiere atti giuridici è integralmente attribuita al tutore. nel caso dell’inabilità, invece, l’incapacità è tendenzialmente parziaria.
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Disconoscere un fratello – Domande frequenti
Nell’ordinamento italiano, non è attribuita la possibilità di disconoscere un fratello.
I fratelli sono successori legittimi, cioè succedono per legge, ma non sono legittimari. Ne consegue che il titolare del patrimonio possa decidere di non istituire come erede il proprio fratello.
Ciascun fratello ha un obbligo di alimenti nei confronti del fratello disabile, quindi, è doveroso per ciascuno di essi prendersi cura del fratello con disabilità.
L’amministrazione di sostegno è un istituto con il quale si demanda ad un soggetto terzo la cura e il compimento di alcuni atti che deve realizzare il soggetto disabile. Questi atti sono individuati tramite decreto.
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