Quote ereditarie: tutto quello che c’è da sapere
Le quote ereditarie sono le porzioni di patrimonio devolute agli eredi. Come si calcolano? Quali sono le regole che si applicano? Quanto spetta al coniuge superstite? E se è separato cosa cambia? Scopri tutto ciò che c'è da sapere nella nostra guida completa.
- Le quote ereditarie sono porzioni di patrimonio acquistate dagli eredi di un defunto, sul patrimonio di questo.
- Sono determinate dalla legge o, eventualmente, previste dallo stesso titolare del patrimonio con il testamento.
- Nella individuazione delle quote ereditarie, il disponente non può ledere il diritto di alcuni suoi eredi, detti legittimari, tutelati dalla legge.
Le quote ereditarie sono porzioni ideali di un patrimonio che vengono devolute agli eredi al momento della morte del titolare del patrimonio stesso. Si dice che siano quote ideali, ma cosa significa? Il legislatore ha previsto due regimi di successione, quella testamentaria e quella legittima, qual è la differenza?
Nel seguente articolo provvederemo a spiegare cosa sono le quote ereditarie. Inoltre, ti illustreremo come la legge definisce le quote, come si calcola la massa ereditaria su cui si applicano le quote stesse e qual è la differenza tra legittima e legittimari, tra le varie forme di successione. Infine, ti diremo cosa accade al patrimonio del defunto, in assenza di successibili.
- Quote ereditarie: premesse sulla successione legittima
- Quote ereditarie: cos’è l’asse ereditario?
- Che cos’è la collazione?
- Cos’è la quota ereditaria
- Che cos’è la quota dei legittimari
- Successori legittimi e legittimari: quali sono le differenze?
- Quote ereditarie: il coniuge
- Quote ereditarie: successione degli altri parenti
- Successione dello Stato
Quote ereditarie: premesse sulla successione legittima
La successione è normalmente considerata un fenomeno necessario, in quanto consente di gestire il patrimonio di un soggetto per il momento in cui non sarà più in vita. La funzione principale è quella di evitare che si creino dei disordini pubblici, cioè che parenti amici o conoscenti si accapiglino per il patrimonio del defunto.
Proprio per questa ragione l legislatore ha previsto due fenomeni successori:
- successione testamentaria, cioè la successione che viene posta in essere mediante testamento. È l’unico negozio con il quale è possibile disporre del patrimonio per il momento successivo alla morte;
- successione legittima: è il fenomeno successorio disciplinato dalla legge, cioè il legislatore introduce delle regole per dividere il patrimonio del defunto tra alcuni parenti stretti. La successione legittima può essere applicata nel caso in cui non i sia il testamento o quando questo non provvede a disporre dell’intero patrimonio.
Il legislatore stabilisce, quindi, che determinate quote ereditarie del patrimonio siano riservata ai c.d. eredi legittimi, che sono:
- coniuge;
- figli;
- ascendenti;
- fratelli e sorelle.
La disciplina della successione legittima è contenuta negli artt. 565 a 586 c.c. In particolare:
- gli artt da 565 a 580 c.c. regolano la successione dei parenti;
- gli artt. da 581 a 586 c.c. regolano la successione dei coniugi.
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Quote ereditarie: cos’è l’asse ereditario?
Con asse ereditario (o massa ereditaria) si intende il complesso del patrimonio del defunto, comprensivo di beni, diritti ed obbligazioni. Può essere formato da immobili, diritti di credito o anche passività.
Individuare l’asse ereditario è fondamentale al fine di stabilire qual è la quota ereditaria di ciascun successibile legittimo o per procedere alla divisione ereditaria.
Proprio per questa ragione è necessario procedere a un calcolo della massa, tramite una riunione del patrimonio del defunto, per mezzo dellla c.d. collazione.
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Che cos’è la collazione?
Per procedere ad individuare con esattezza quali sono i beni da assegnare agli eredi si ricorre all’istituto della collazione. I figli e i loro discendenti, oltre al coniuge, che concorrono alla successione devono conferire ai coeredi tutto ciò che hanno ricevuto a titolo di donazione diretta o indiretta da parte del defunto. Questa è la collazione, che consiste in un reciproco conferimento tra i soggetti che abbiamo citato.
La collazione produce un reale aumento della massa patrimoniale; tale aumento opera esclusivamente a vantaggio dei soggetti obbligati alla collazione medesima. Le quote ereditarie, infatti, si applicano sulla massa così calcolata. Mentre, per quanto riguarda gli altri eredi, la quota si calcola in base al patrimonio effettivamente sussistente all’apertura della successione, cioè al momento della morte.
La collazione può avvenire secondo due modalità:
- in natura, quando l’erede obbligato conferisce alla massa ereditaria il bene che ha ricevuto per donazione;
- per imputazione, quando l’erede, invece di conferire il bene in natura, si limita ad imputare il valore dalla propria quota. Quindi, nella formazione della porzione a lui spettante, si terrà conto di quanto egli abbia ricevuto dal defunto a titolo di donazione.
La collazione dei beni immobili può avvenire, a scelta di chi conferisce, sia in natura sia per imputazione, avendo riguardo al relativo valore al tempo dell’apertura della successione. Tuttavia, se l’immobile è stato alienato o ipotecato, si procede solo per imputazione, mentre la collazione dei beni mobili si fa solo per imputazione.
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Cos’è la quota ereditaria
Ciò detto, possiamo anche chiederci che cos’è la quota ereditaria. Spesso si legge che è una quota ideale, una frazione o percentuale del patrimonio che viene destinata ai successori tramite testamento o per legge.
All’apertura della successione, cioè alla morte del soggetto titolare originario del patrimonio, gli eredi diventano titolari di questa quota ideale sul patrimonio, che non corrisponde a beni effettivi. Solo al momento della divisione, la quota ideale si commuta in beni effettivi, diritti e anche obbligazioni.
La quota, infatti, ha ad oggetto l’intero patrimonio comprensivo sia di voci attive che passive, quindi anche dei debiti. Come si suol dire, ha ad oggetto un’universitas, cioè un’universalità di cose.
Fino alla divisione, l’erede ha diritti solo su predetta quota, può alienare e disporre di essa, nel rispetto del diritto di prelazione degli altri eredi. Cosa significa? Significa che se l’erede intende vendere la propria quota, prima deve offrire la stessa agli altri coeredi. Laddove non procede in tal senso, i coeredi possono esercitare il retratto successorio, cioè ottenere la quota da chi l’ha a sua volta acquistata. Si dice che i coeredi hanno tutela reale.
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Che cos’è la quota dei legittimari
Sempre come premessa a tutta la disciplina delle quote ereditarie è anche opportuno fare un accenno a quella che è la disciplina della successione dei legittimari. Il legislatore prevede una specifica tutela di alcune categorie di soggetti, in considerazione dello stretto vincolo di parentela che li lega al defunto.
La quota che spetta ai legittimari è comunemente definita legittima o riserva o indisponibile – da qui la corrente locuzione di successione nella legittima. Il defunto non può disporre di tale quota né per testamento, né in vita con donazioni.
Viene anche detta successione necessaria e i legittimari sono anche detti successori necessari. La quota del patrimonio di cui il soggetto può liberamente disporre è, invece, detta quota disponibile.
La quota che spetta al legittimario non può essergli sottratta: in ciò consiste il principio di intangibilità della legittima. Tale principio deve essere inteso quantitativamente e non qualitativamente. In che senso? Nel senso che il legittimario deve avere un certo quantitativo di beni per uno specifico ammontare. Al testatore, nel rispetto di questo limite, è consentito comporre la sua quota come meglio crede.
Il principio di intangibilità della legittima trova piena applicazione nella previsione dell’art. 549 c.c., che vieta al testatore di imporre pesi e condizioni sulla quota spettante ai legittimari. La successione necessaria non è un terzo tipo di successione, ma è solo una tutela riservata dal legislatore.
Successori legittimi e legittimari: quali sono le differenze?
I legittimari sono il coniuge, i figli, gli ascendenti. Pare opportuno a questo punto fare una precisazione. La categoria dei legittimari coincide, dal punto di vista soggettivo, con alcune categorie di successori legittimi: coniuge, discendenti e ascendenti sono infatti anche sottoposti a disposizioni della successione legittima.
Una simile circostanza non deve però creare confusione: c’è una differenza sostanziale tra legittimari e successori legittimi. L’erede legittimo è colui cui spetta succedere in assenza, totale o parziale, di disposizioni testamentarie. Il legittimario è, invece, colui presente nella successiva a favore del quale deve essere comunque attribuito un quantitativo di beni, almeno pari a quello che l’ordinamento gli riserva.
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Quote ereditarie: il coniuge
La posizione del coniuge superstite è stata radicalmente modificata dalla riforma del diritto di famiglia. In mancanza di altri soggetti, infatti, al coniuge spetta l’intera eredità.
Nel caso, invece, di concorso con altri successibili le regole sono le seguenti:
- concorso del coniuge con un figlio, spetta 1/2 della massa al coniuge e 1/2 al figlio;
- concorso del coniuge con più figli, spetta 1/3 della massa al coniuge e i restanti 2/3 sono divisi tra i figli;
- concorso del coniuge con ascendenti o fratelli/sorelle: al coniuge spettano i 2/3 della massa, il restante 1/3 è diviso tra gli altri successibili.
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Cosa succede se i coniugi erano separati?
Circa la posizione successoria del coniuge superstite nell’ipotesi di separazione personale, anche per le conseguenze dell’addebito, nonché per i diritti spettanti al coniuge in caso di divorzio, egli perde i diritti successori. Quindi, non è più considerato un erede legittimo.
Mentre, il coniuge cui non è addebitata la separazione continua a godere a pieno dei diritti successori che gli derivano dalla qualità, appunto, di coniuge. Invece, quello al quale la separazione sia stata addebitata ha diritto solo ad un assegno vitalizio, ove al momento della morte dell’altro coniuge goda degli alimenti a suo carico.
Tale assegno, non può, inoltre, essere di ammontare superiore a quello alimentare goduto in precedenza. Questo è, poi, commisurato, alle sostanze ereditarie e alla qualità e al numero degli eredi legittimi.
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Quote ereditarie: successione degli altri parenti
Secondo l’ordine stabilità dal legislatore, oltre ai coniugi, le altre categorie privilegiate nella successione legittima sono quella dei figli, i quali, tra i parenti del defunto, sono gli unici a non concorrere con nessun altro parente.
Al padre e alla madre succedono, infatti, i figli legittimi e naturali, cui sono equiparati i legittimati e gli adottivi. Essi succedono in parti uguali, quindi hanno la stessa quota ereditaria per legge. I figli, come evidenziato nel precedente paragrafo, concorrono solo con il coniuge superstite, nella misura che abbiamo indicato.
I figli naturali risultano equiparati ai figli legittimi, salvo il diritto di commutazione spettante a questi ultimi. L’unico presupposto per succedere al genitore è che il rapporto sia riconosciuto o dichiarato con provvedimento del giudice.
In caso di figli naturali non riconoscibili, il legislatore prevede un diritto ad un assegno vitalizio, pari all’ammontare della rendita della quota ereditaria alla quale avrebbero avuto diritto se la filiazione fosse stata riconosciuta o dichiarata.
Vediamo ora le regole rispetto alle quote ereditarie spettanti a:
- ascendenti;
- fratelli o sorelle.
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1. Ascendenti
In mancanza di discendenti, l’eredità si devolve ai genitori o ascendenti del defunto, i quali concorrono con il coniuge, nonché ai fratelli e sorelle. Oltre i genitori legittimi, succedono pure i genitori di figli legittimati e i genitori adottanti a seguito di adozione legittimante, ma non gli adottanti per adozione in casi particolari e di maggiori di età.
Quanto ai genitori naturali, l’art. 578 c.c. dispone che se il figlio naturale muore senza lasciare prole né coniuge, l’eredità si devolve al genitore che lo ha riconosciuto o del quale è stato dichiarato figlio.
Se è stato riconosciuto o dichiarato figlio di entrambi i genitori, l’eredità spetta per metà a ciascuno di essi. Se uno solo dei genitori ha legittimato il figlio, l’altro è escluso dalla successione.
La successione degli ascendenti, operante solo in mancanza di genitori, avviene per metà nella linea paterna e per l’altra metà in quella materna, seguendo la regola per cui, se gli ascendenti non sono di eguale grado, l’eredità è devoluta al più vicino.
2. Fratelli o sorelle
I fratelli concorrono, oltre che con il coniuge, anche con i genitori o gli ascendenti del defunto. Se sono unici eredi, i fratelli e le sorelle succedono in parti uguali. I fratelli e le sorelle unilaterali, però, conseguono solo metà della quota che conseguono i fratelli o sorelle che hanno in comune entrambi i genitori.
La Corte costituzionale ha esteso, entro certi limiti, i diritti successori anche ai fratelli e alle sorelle naturali riconosciuti o dichiarati giudizialmente.
Quanto alla successione degli altri parenti, in mancanza di discendenti, coniuge, genitori, ascendenti e fratelli o sorelle, l’eredità si devolve al parente o ai parenti prossimi, senza distinzione di linea. Il più vicino come grado di parentela esclude i successivi, fino ad arrivare al sesto grado. Al di là dei parenti di sesto grado succede lo Stato.
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Successione dello Stato
In mancanza di altri successibili, per l’art. 586 c.c., l’eredità è devoluta allo Stato. Il fondamento della successione dello Stato, che secondo l’orientamento preferibile, per effetto dell’acquisto dell’eredità è da reputare erede vero e proprio, deve individuarsi nell’esigenza dell’ordinamento di garantire comunque che si verifichi soluzione di continuità nella titolarità dei beni e dei rapporto giuridici. In questo modo, si intende salvaguardare la certezza degli stessi diritti e rapporti giuridici.
Il presupposto della successione dello Stato è che l’eredità sia vacante, cioè che non esistano successori testamentari o successori legittimi o nessuno di essi possa più accettare l’eredità. In caso di eredità giacente, invece, l’eredità è priva dell’attuale titolare, perché l’erede ancora non ha accettato, ma è ancora possibile l’accettazione da parte di alcuni dei chiamati.
Lo Stato acquista l’eredità senza bisogno di accettazione e non può rinunciare. Per questo, lo Stato è definito, nel significato storico dell’espressione, erede necessario, locuzione impiegata con significato diverso rispetto ai legittimari.
Lo Stato non risponde poi dei debiti ereditari e dei legati oltre il valore dei beni acquistati. L’acquisto ereditario da parte dello Stato, appunto erede necessario, non può mai essere dannoso sotto il profilo patrimoniale. È da sottolineare come la limitazione di responsabilità in favore dello Stato operi senza che sia necessario seguire l’iter stabilito per l’accettazione con beneficio dell’inventario.
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Quote ereditarie – Domande frequenti
Le quote ereditarie sono porzioni ideali del patrimonio che non corrispondono a specifici beni fino a quanto non avviene la divisione ereditaria.
Le quote ereditarie sono stabilite dal soggetto titolare del patrimonio con testamento o dalla legge, che prende in considerazione a tal fine la qualità e quantità di soggetti successibili.
I legittimari sono dei successibili del defunto che, per il particolare legame parentale con il defunto, sono tutelati dall’ordinamento. La loro quota non può essere ridotta con testamento né lesa con successione legittima.
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