Il cognome del padre al figlio non sarà più automatico: la svolta in Italia

Le legge italiana prevede uno strumento che serve a proteggere le persone che non si trovano nelle condizioni di potersi occupare dei propri interessi, i quali possono essere sia di tipo legale sia di tipo personale, ovvero la tutela.
Può essere riservata ai minorenni oppure ai soggetti interdetti, quali un genitore che si trovi in condizioni di infermità mentale.
Il tutore viene nominato dal giudice e di solito viene scelto tra i familiari della persona interdetta: in questa guida spiegheremo come diventare tutore legale di un genitore.
Il tutore legale di un genitore che viene nominato dal giudice è una persona maggiorenne di ineccepibile condotta. Nel caso in cui non vi fossero familiare o in presenza di conflitti tra di loro, il giudice può nominare anche una persona estranea come tutore.
Ci si può sottrarre alla nomina soltanto nel caso in cui si abbiano:
Il giudice ha facoltà di nominare anche un protutore che potrà fare le veci del tutore nei casi di necessità, come quella in cui venga a mancare il tutore.
La nomina del tutore avviene in genere dopo la pubblicazione della sentenza di interdizione, che è preceduta dal ricorso presso il Tribunale del luogo in cui il soggetto da interdire ha la residenza o il domicilio. L’articolo 417 del Codice civile regola l’istanza d’interdizione o d’inabilitazione.
Il ricorso potrà essere presentato:
Ci sarà dunque un’udienza di comparizione del ricorrente, del soggetto interdetto e di eventuali altre persone che sono state indicate nel ricorso. Sarà necessaria l’iscrizione a ruolo con presenza obbligatoria di un avvocato.
I documenti richiesti saranno:
Il tutore legale nominato dal giudice dovrà prestare il giuramento di esercitare la funziona ricevuta con fedeltà e diligenza.
Il tutore avrà il compito di prendersi cura della persona per la quale ha richiesto la nomina, di rappresentarla in tutti gli atti civili, di amministrarne i beni, di tenerne la contabilità e renderne conto al Giudice.
Ci sono, poi, alcuni atti che il tutore potrà compiere soltanto in seguito all’autorizzazione da parte del giudice tutelare, come per esempio gli investimenti o la riscossione di capitali, la cancellazione di ipoteche, l’accettazione o la rinuncia di un’eredità, la stipula di contratti di locazione di durata superiore a 9 anni.
Per atti quali l’alienazione di beni, la costituzione di pegni o di ipoteche, la stipula di divisioni, compromessi o transazioni, è necessaria l’autorizzazione del tribunale, in mancanza della quale gli atti potranno anche essere annullati.
In merito alla revoca del tutore legale, ci sono due possibilità: la prima è quella in cui è lo stesso tutore a chiedere al giudice di essere esonerato dal suo incarico perché, per esempio, lo ritiene troppo gravoso.
La seconda, invece, è quella in cui è lo stesso giudice tutelare che rimuove il tutore dall’ufficio per le seguenti motivazioni:
Abbia visto che la tutela legale nei confronti di un genitore può essere richiesta nei casi in cui quest’ultimo si ritrovi nella condizione di non essere in grado di intendere e di volere.
Dal punto di vista giuridico, questa condizione indica il fatto che il genitore non venga considerato capace di compiere in autonomia atti di amministrazione ordinaria e straordinaria, in quanto non più consapevole delle proprie azioni.
Un genitore (o chiunque altra persona) che non sia capace di intendere e di volere non potrà essere punito per reati di tipo penale e, al contempo, avrà bisogno del supporto di un tutore per compiere qualsiasi tipo di atto, che nelle sue condizioni sarebbe considerato nullo.
A questo proposito:
Nei casi di inabilitazione del genitore, potrà essere richiesta la nomina di un amministratore di sostegno.
Così come esiste la responsabilità genitoriale, anche i figli hanno il dovere di sostenere dal punto di vista materiale ed economico i genitori nel momento del bisogno.
Nel caso in cui non si supportassero i genitori divenuti interdetti si rischierebbe di essere puniti ai sensi dell’articolo 591 del Codice penale – che regola l’abbandono di persone minori o incapaci – per il quale è prevista la reclusione fino a 5 anni.