Capacità di intendere e volere: cos’è e come si prova
Cosa significa che un soggetto è capace di intendere e volere? Come si accerta tale condizione? Chi si occupa della valutazione? Approfondiamo l'argomento.
- La capacità di intendere e volere indica l’attitudine di un soggetto a comprendere il significato delle proprie azioni e le dirette conseguenze, insieme alla capacità di scegliere tra più opzioni possibili.
- Nel nostro ordinamento giuridico opera una presunzione di capacità nel senso che ogni persona maggiorenne è presunta capace di intendere e volere.
- Nel corso del processo, il giudice può disporre una perizia psichiatrica per accertare lo stato mentale dell’imputato.
Principio fondamentale nel diritto penale e civile italiano è la capacità di intendere e volere, ossia la facoltà di un soggetto di comprendere e capire il significato delle propria gesta e, al tempo stesso, controllare le proprie azioni.
Il concetto di capacità di intendere e volere trova applicazione sia nel diritto penale, sia in quello civile, con diverse implicazioni. Si pensi al soggetto che commette un reato mentre era incapace di intendere o volere o, nella stessa condizione, contrae matrimonio o firma un contratto.
Quali sono le conseguenze? Chi decide, quindi, stabilisce se una persona è in grado di intendere e di volere? Come si perde tale capacità? C’è un nesso con l’età, quale può essere il caso di una persona anziana? Vediamolo.
Cosa si intende per capacità di intendere e di volere
La capacità di intendere e volere è un concetto che trova particolare attuazione nel diritto penale. Il riferimento normativo difatti è all’articolo 85 del Codice Penale, che recita testualmente:
Nessuno può essere punito per un fatto preveduto dalla legge come reato, se, al momento in cui lo ha commesso, non era imputabile. È imputabile chi ha la capacità d’intendere e di volere.
Nel diritto penale, la capacità di intendere e volere è essenziale per delineare la responsabilità penale di un individuo. Se un individuo, al momento della commissione di un reato, non era in grado di intendere o di volere – per diverse cause, come una malattia mentale o una grave menomazione psichica, perché magari sotto effetto di sostanze stupefacenti – può essere dichiarato non imputabile.
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Differenza tra capacità di intendere e capacità di volere
Bisogna distinguere, però, da una parte la nozione di capacità di intendere e dall’altra quella della capacità di volere:
- la capacità di intendere è la capacità di comprendere il significato e le conseguenze delle proprie azioni, implicando la consapevolezza della realtà esterna;
- la capacità di volere, invece, indica l’abilità di controllare le proprie azioni e comportarsi secondo la propria volontà, basata sulla propria comprensione della realtà.
Per considerare un soggetto imputabile per legge, devono essere presenti contemporaneamente, altrimenti la mancanza di uno dei due elementi o di entrambi, influisce sulla capacità di essere ritenuto responsabile penalmente.
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Capacità di intendere e di volere nel diritto civile
Nel diritto civile, la capacità di intendere e volere è un concetto rilevante per valutare se una persona è in grado di compiere validamente atti giuridici, come per esempio la firma di un contratto. Se manca la capacità di intendere e di volere in ambito civile, significa che gli atti compiuti potrebbero essere annullati.
Il riferimento normativo è l’articolo 428 del codice civile, nel quale si legge che:
Gli atti compiuti da persona che, sebbene non interdetta, si provi essere stata per qualsiasi causa, anche transitoria, incapace d’intendere o di volere al momento in cui gli atti sono stati compiuti, possono essere annullati su istanza della persona medesima o dei suoi eredi o aventi causa, se ne risulta un grave pregiudizio all’autore.
L’annullamento dei contratti non può essere pronunziato se non quando, per il pregiudizio che sia derivato o possa derivare alla persona incapace d’intendere o di volere o per la qualità del contratto o altrimenti, risulta la malafede dell’altro contraente.
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Differenza tra incapacità totale e incapacità parziale
L’incapacità di intendere e volere può essere:
- totale: il riferimento è all’articolo 85 del codice penale, secondo cui, se il reato è stato commesso da un soggetto che in quel momento non era completamente capace di intendere e di volere, non potrà essere punito, perché si considera non imputabile;
- parziale: il riferimento normativo è l’articolo 89 del codice penale, intitolato “vizio parziale di mente”, che recita: Chi, nel momento in cui ha commesso il fatto era, per infermità, in tale stato di mente da scemare grandemente, senza escluderla, la capacità d’intendere o di volere, risponde del reato commesso, ma la pena è diminuita.
La differenza principale tra incapacità di intendere e volere totale e parziale è che, nel primo caso, quando l’imputato è riconosciuto totalmente incapace al momento della commissione del fatto, si considera non imputabile. Nel caso di vizio parziale, invece, viene condannato, anche se con una pena inferiore.
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Come capire se una persona è capace di intendere e di volere
Prima di capire quando un soggetto è capace o meno di intendere e volere, occorre partire dal presupposto che tutti gli adulti siano capaci di intendere e volere, a meno che non venga dimostrato il contrario. Opera in tal caso una presunzione di capacità, per cui ogni persona maggiorenne è presunta capace di intendere e volere.
Se però vi sono ragioni per sospettare che l’imputato non fosse capace di intendere e volere al momento della commissione del reato, il Giudice può intervenire d’ufficio o su istanza della difesa.
Occorre fornire prove sufficienti che dimostrino un’alterazione psichica al momento del reato. Vengono in gioco elementi probatori: in primis, una documentazione medica – cartelle cliniche, referti psichiatrici o psicologici – che attesti la mancanza della capacità di intendere o volere. Ma chi dichiara una persona incapace di intendere e di volere?
Perizia capacità di intendere e volere
Nel corso del processo, il giudice può disporre una perizia psichiatrica per accertare lo stato mentale dell’imputato. La perizia viene affidata a uno psichiatra forense, che, al termine delle sue valutazioni, redige una relazione peritale, in cui esprime un parere sullo stato di capacità o incapacità dell’imputato nel momento in cui ha commesso il reato.
Se la perizia conclude che l’imputato non era capace di intendere e volere, il Giudice può dichiararlo non imputabile e, a seconda del caso, disporre misure di sicurezza o altre forme di trattamento adeguate. Se, invece, la capacità risulta solo parzialmente compromessa, l’imputabilità potrebbe essere ridotta e la pena attenuata.
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Incapace di intendere e di volere: esempi
La giurisprudenza è piena di sentenze che riguardano l’incapacità di intendere e volere. Per fare qualche esempio, la sentenza n. 17 del 20.07.2020 del tribunale di La Spezia ha giudicato il disturbo dell’umore di tipo depressivo complicato da alcolismo cronico dell’imputato come parziale incapacità di intendere e volere.
Lo stesso tribunale, con sentenza n. 225 del 04.07.2019, ha definito il disturbo frotteuristico, ossia la smania di un soggetto di strofinarsi contro persone non consenzienti, come causa dell’incapacità di intendere e di volere.
O ancora, secondo il Tribunale di Perugia, sentenza n. 1233 del 18.05.2016, a causare l’incapacità di intendere e volere può essere anche la sindrome post traumatica associata ad una depressione maggiore e a una dipendenza da alcol.
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Quali misure di sicurezza per soggetti pericolosi potrebbero essere applicate?
Quando si accerta l’incapacità di intendere e volere di un soggetto al momento della commissione del fatto, se ne determina la non imputabilità. Tuttavia, il tribunale deve considerare se il soggetto rappresenta o meno un pericolo per la società. In caso di accertata pericolosità, il Giudice può applicare delle misure di sicurezza per prevenire futuri reati, ai sensi dell’articolo 202 del Codice Penale.
Le misure di sicurezza si dividono in:
- misure personali (che limitano la libertà personale), le quali si distinguono ulteriormente in detentive e non detentive: tra queste segnaliamo l’assegnazione a una colonia agricola o casa di lavoro, il ricovero in una casa di cura e di custodia o in un riformatorio giudiziario, la libertà vigilata, il divieto di soggiorno, fino all’espulsione dello straniero dallo Stato;
- misure patrimoniali (che colpiscono il patrimonio del soggetto): tra queste si segnala la cauzione di buona condotta e la confisca.
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Capacità di intendere e volere – Domande frequenti
La capacità di intendere e di volere viene presunta dalla legge con il compimento del diciottesimo anno di età.
La capacità di intendere è la capacità di comprendere il significato e le conseguenze delle proprie azioni, implicando la consapevolezza della realtà esterna. La capacità di volere, invece, indica l’abilità di controllare le proprie azioni e comportarsi secondo la propria volontà, basata sulla propria comprensione della realtà.
La capacità di intendere e volere si presume innata in ogni persona, altrimenti viene verificata su disposizione del giudice mediante una perizia psichiatrica.
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