Il regime dei lavoratori impatriati: come funziona il rientro dei cervelli?
Negli ultimi anni si sente parlare sempre più spesso delle agevolazioni fiscali per i lavoratori che scelgono di rientrare in Italia dopo un periodo all’estero: il cosiddetto rientro dei cervelli. Vediamo quali sono e come usufruirne.
- Il cosiddetto “rientro dei cervelli” è attualmente regolato dal Decreto Legislativo n. 209 del 27 dicembre 2023.
- La normativa in vigore prevede l’applicazione di una serie di agevolazioni fiscali ai lavoratori impatriati, ovvero che rientrano in Italia dopo un periodo all’estero.
- L’obiettivo è quello di ridurre il carico fiscale di queste persone, incentivandole a tornare in Italia.
I lavoratori dipendenti e autonomi dotati di particolare specializzazione si ritrovano spesso ad emigrare dall’Italia alla ricerca di condizioni lavorative migliori. Ciò comporta la perdita di importanti risorse per lo sviluppo economico e sociale del nostro Paese.
Per tale motivo è stato introdotto nel nostro ordinamento l’art. 16 D.Lgs. 147/2015 (c.d. Decreto Internazionalizzazione), che ha previsto il regime fiscale agevolato dei lavoratori impatriati – il cosiddetto “rientro dei cervelli“. L’intento è stato quello di attrarre nuovamente in Italia i lavoratori con particolari competenze.
Tale normativa, di recente aggiornata e arricchita dal D.Lgs. n. 209 del 27 dicembre 2023, prevede particolari agevolazioni fiscali, cioè a una riduzione delle imposte dovute, per che coloro che, avendone i requisiti, trasferiscono la propria residenza fiscale in Italia per un determinato periodo minimo.
In questo articolo analizzeremo:
- come funziona il regime fiscale agevolato dei lavoratori impatriati e quali sono le agevolazioni previste;
- quali sono i requisiti per accedervi;
- quanto tempo dura.
Agevolazioni fiscali lavoratori impatriati: cosa sono
L’agevolazione fiscale per coloro che scelgono di rientrare in Italia comporta una detassazione al 50% del reddito prodotto in Italia entro il limite massimo di 600.000 euro. La base imponibile è ulteriormente ridotta al 40% nel caso in cui il lavoratore si trasferisca in Italia con un figlio minore.
In caso di nascita di un figlio ovvero di adozione di un minore di età durante il periodo di fruizione del regime in questione, è poi prevista un’agevolazione rafforzata, pari al 60%.
Questo regime si applica ai trasferimenti di residenza effettuati a partire dal 2024, stanti le modifiche apportate alla disciplina previgente dall’ art. 5 del D.lgs n. 209/2023.
Per i trasferimenti effettuati entro il 2023, invece, le agevolazioni erano ancora maggiori, in quanto l’art. 16 del D.lgs. 147/2015 prevedeva una detassazione che andava dal 70 al 90% del reddito. Con la riforma del 2023, sono stati modificati, difatti, sia i requisiti per accedere al beneficio che le percentuali di detassazione.
In ogni caso, il nuovo regime per i lavoratori impatriati è compatibile con gli altri regimi di favore previsti per i lavoratori che trasferiscono la residenza fiscale in Italia. Pertanto, nello stesso periodo d’imposta, è possibile fruire contemporaneamente di diversi regimi agevolativi, purché siano rispettati tutti i requisiti previsti dalle relative disposizioni.
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Rientro dei cervelli: requisiti
La normativa vigente prevede che può accedere alle agevolazioni fiscali il lavoratore che:
- abbia risieduto all’estero nei 3 periodi di imposta precedenti al trasferimento (nel caso in cui l’attività lavorativa sia proseguita in Italia con il medesimo lavoratore), mentre il requisito di permanenza è elevato a 6 o 7 periodi di imposta a seconda che il lavoratore abbia lavorato in Italia già in precedenza per la stessa azienda o per un datore del medesimo gruppo;
- sia in possesso dei requisiti di elevata qualificazione o specializzazione, di cui al D.lgs. n.108/2012 e al D.lgs. n. 206/2007, come per esempio il titolo di laurea;
- si impegni a mantenere la residenza fiscale in Italia per almeno quattro anni, durante i quali la prestazione lavorativa dovrà essere svolta per la maggior parte del periodo d’imposta nel territorio italiano.
Elevata specializzazione
Tuttavia, il requisito di elevata specializzazione non è da considerare in modo restrittivo. Infatti, l’Agenzia delle Entrate, con la risposta ad Interpello n. 71/2025, ha chiarito che l’elevata specializzazione può essere dimostrata sia mediante il titolo accademico che mediante la qualifica professionale, coerentemente «con le finalità della normativa, mirate ad attrarre in Italia lavoratori con competenze avanzate, che possano contribuire allo sviluppo economico nazionale».
Ancora, con la risposta ad Interpello n. 74/2025, l’Agenzia delle Entrate ha specificato che è necessaria una valutazione dettagliata caso per caso, prendendo in considerazione il percorso accademico e professionale del lavoratore impatriato.
Residenza
Quanto al requisito della residenza, i cittadini italiani si considerano residenti all’estero se sono stati iscritti all’Anagrafe degli italiani residenti all’estero (AIRE), oppure se hanno avuto la residenza in un altro Stato in base a una convenzione contro le doppie imposizioni sui redditi.
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Come richiedere l’applicazione del regime impatriati?
Per i lavoratori dipendenti, è necessario fornire al datore di lavoro una dichiarazione sostitutiva che indica il rispetto dei requisiti e la richiesta di applicazione del beneficio fiscale. Una volta effettuato questo adempimento, l’agevolazione avrà luogo a partire dal mese successivo.
I lavoratori autonomi, invece, non potendo beneficiare del sostituto d’imposta, possono presentare una richiesta scritta al committente, per richiedere l’applicazione della ritenuta d’acconto operata sui compensi percepiti in misura ridotta, oppure optare per il regime direttamente in dichiarazione dei redditi, con reddito indicato già in misura ridotta.
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Quanto dura l’agevolazione per il rientro in Italia?
Il regime per i lavoratori impatriati si applica a partire dal periodo di imposta in cui è avvenuto il trasferimento della residenza fiscale in Italia e nei quattro periodi d’imposta successivi, dunque per un totale di cinque anni. Nel caso in cui il lavoratore decida di andare via nuovamente dall’Italia prima di almeno quattro anni dal rientro decade dai benefici e sarà soggetto al recupero di quelli già fruiti, con applicazione dei relativi interessi.
I soggetti che hanno trasferito la propria residenza anagrafica nell’anno 2024, inoltre, beneficeranno del regime agevolato per i lavoratori impatriati per ulteriori tre periodi di imposta nel caso in cui abbiano acquistato un’unità immobiliare di tipo residenziale adibita ad abitazione principale in Italia. La proprietà deve essere stata acquisita entro la data del 31 dicembre 2023 e, comunque, nei dodici mesi precedenti al trasferimento.
Per coloro che hanno aderito al regime impatriati prima del 2024, invece, i benefici si applicano per altri cinque periodi d’imposta ai lavoratori con almeno un figlio minorenne o a carico e a quelli che diventano proprietari di almeno un’unità immobiliare residenziale.
Inoltre, per coloro che hanno trasferito la residenza in Italia prima del 2019, è prevista l’estensione del regime agevolato per un ulteriore quinquennio, a fronte di un aumento dell’aliquota del 10%, ovvero del 5% (a seconda delle condizioni) sui redditi prodotti nell’ultimo dei 5 anni agevolati.
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Rientro dei cervelli – Domande frequenti
Il regime fiscale agevolato dura in totale cinque periodi d’imposta, con la possibilità di proroga in caso di acquisto di un’immobile ad uso abitativo oppure in caso di figli minori a carico (ante 2023).
Rientro dei cervelli è un’espressione utilizzata per indicare il rientro nel nostro Paese di soggetti che hanno particolari competenze, quindi che potrebbero contribuire al progresso del Paese o comunque produrre reddito.
Il titolo accademico sicuramente consente l’accesso all’agevolazione. per gli impatriati, ma anche una professionalità importante acquisita sul campo può essere sufficiente, a seconda di una valutazione caso per caso.
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