Sugar tax: cos’è e quando entrerà in vigore
La sugar tax è un’imposta su bevande e prodotti ad alto contenuto di zuccheri aggiunti, già prevista in molti Paesi del mondo, con l’obiettivo di ridurne il consumo. In Italia dovrebbe entrare in vigore il prossimo anno.
- La sugar tax è una tassa sul consumo delle bevande analcoliche edulcorate.
- Salvo futuri ulteriori rinvii, la tassa sullo zucchero dovrebbe entrare in vigore il prossimo 1 gennaio 2026.
- L’obiettivo della imposizione è limitare il consumo di bevande edulcorate, per migliorare la salute pubblica e preservare dal rischio di patologie metaboliche e cardiovascolari.
La sugar tax, tradotta letteralmente è la tassa sullo zucchero o meglio tassa sulle bevande zuccherate. Si tratta di una imposta già da tempo introdotta in molti Paesi anche europei, come Norvegia, Finlandia, Francia, Spagna, Polonia e Ungheria.
In Italia, invece, la sugar tax è stata istituita dal Governo Conte con la Legge di Bilancio 2020 (art. 1 co. 661 – 676 della L. 27 dicembre 2019 n. 160, come modificato dall’art. 1 comma 1086 della L. 30 dicembre 2020, n. 178), ma non è ancora entrata in vigore.
L’introduzione del tributo è stata rinviata in più occasioni e l’ultimo differimento è stato deciso con la seduta del Consiglio dei Ministri del 20 giugno 2025. Salvo ulteriori possibili proroghe future, la sugar tax dovrebbe entrare in vigore il 1° gennaio 2026.
Cos’è la sugar tax
La sugar tax è un tributo sul consumo delle bevande analcoliche edulcorate, come succhi di frutta, compresi i mosti di uva o di ortaggi e legumi, nonché le acque minerali e le acque gassate.
L’obiettivo della nuova imposizione fiscale è chiaro: limitare il consumo di bibite zuccherate per arginare il dilagare di patologie metaboliche o l’obesità, in particolare, infantile.
Il fine di disincentivare la vendita di tali bevande è stato dichiarato conforme ai principi costituzionali dalla Consulta che, con la sentenza 26 marzo 2024, n. 49, ha affermato che l’introduzione della sugar tax non è né irragionevole, né arbitraria, né ingiustificata perché finalizzata a favorire prodotti alimentari di altro tipo.
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Chi deve pagare la sugar tax
I soggetti passivi della sugar tax, ovvero i contribuenti tenuti al pagamento dell’imposta sullo zucchero, sono:
- il fabbricante nazionale;
- il cedente nazionale, che provvede anche alla vendita al consumatore finale nel territorio dello Stato o alle ditte nazionali, che esercitano il commercio e ne effettuano la rivendita;
- l’acquirente, che immagazzina i prodotti assoggetti a tassazione;
- l’importatore, che riceve le bevande da Paesi extra UE.
Tali soggetti devono essere regolarmente registrati presso l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, la quale attribuisce loro uno specifico codice identificativo.
A quanto ammonta la sugar tax
L’ammontare della sugar tax dipende strettamente dalla tipologia di prodotto a cui si applica. In particolare, ai sensi dell’art. 1 comma 665 L. n. 160/2019, il tributo è pari a:
- 10,00 euro per ettolitro, per i prodotti finiti;
- 0,25 euro per kg, per i prodotti utilizzati previa diluizione.
L’importo effettivo è determinato sulla base di una dichiarazione mensile che il soggetto obbligato deve presentare. Il versamento del relativo importo deve essere effettuato entro il mese successivo a quello cui la dichiarazione si riferisce.
Disposizioni attuative della sugar tax
I precedenti esecutivi hanno anche emanato la disciplina attuativa, ovvero le modalità con le quali deve essere applicata l’imposta, una volta entrata in vigore.
Tale regolamentazione è contenuta nel D.M. 12 maggio 2021, che ha stabilito nel complesso le regole e gli adempimenti a sui sono tenuti i soggetti passivi di imposta, nonché le modalità di accertamento e controllo da parte dell’Agenzia delle dogane e il versamento e il rimborso dell’imposta.
In particolare, il citato decreto prevede la possibilità per i funzionari dell’Agenzia o della Guardia di Finanza di accedere presso impianti e magazzini per effettuare controlli e prelevare campioni. Manca “solo” l’effettiva entrata in vigore della norma, ormai diverse volte rinviata.
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La sugar tax nel mondo
Come accennato, l’Italia non è il primo Stato a discutere e valutare l’applicazione di una tassa sullo zucchero; anzi, il nostro Paese vanta un discreto ritardo, poiché in altri Nazioni è già operativa da diversi anni.
Si tratta di una imposizione già prevista in circa 39 Stati: basti pensare alla Norvegia, dove una prima tassa sullo zucchero risale al 1922, poi rivista e addirittura aumentata di recente.
Anche in altri “mondi” dove difficilmente ci aspetteremmo di vedere applicata una simile imposta, come, per esempio, gli Stati Uniti d’America, anche se non esiste una tassa nazionale, alcuni Paesi hanno adottato provvedimenti specifici in via autonoma da qualche tempo.
In altri Paesi, come il Messico, la sugar tax è stata un successo in termini di benefici alla salute, poiché è stato dimostrato che l’obesità e il diabete sono drasticamente diminuite, con un conseguente ottimo tornaconto per la salute pubblica.
La tassa sullo zucchero in Italia
Nel nostro Paese, come accennato, la partenza della sugar tax non solo è stata più volte rinviata ma, secondo molti, potrebbe anche essere in dubbio.
E ciò nonostante sia già stato calcolato che, oltre a un immediato effetto positivo sulla salute pubblica della nostra popolazione, negli ultimi anni sempre più a rischio, si avrebbe anche un netto beneficio per le casse dello Stato.
In base all’attuale consumo, sempre in costante crescita, potrebbero entrare nelle finanze statali fra i 235 e i 470 milioni di euro di risorse pubbliche da spendere in servizi da anni carenti.
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Perché la sugar tax è stata rinviata
Come anticipato, nonostante l’imposta sia stata istituita qualche anno fa e sia anche stata definita la disciplina attuativa, non è ancora entrata in vigore. Le motivazioni di tali rinvii applicativi sono molteplici, ma tutte accomunate da interessi economici, vantati da più parti.
Sebbene, infatti, i moniti di nutrizionisti ed esperti siano essenzialmente di condanna per tali tipologie di alimenti e bibite zuccherate, soprattutto se somministrate a bambini o a soggetti fragili con particolari patologie, vi sono anche le esigenze di produttori e, in generale, di imprese agroalimentari, che, sulla base di prime stime, subirebbero un netto calo nelle vendite, dovuto all’inevitabile aumento del prezzo finale da caricare al consumatore.
Contrari alla sugar tax sono da sempre state associazioni e gruppi di industriali come Confindustria, Coldiretti e Federalimentare, che hanno definito l’imposizione fiscale come depressiva e penalizzante per le industrie alimentari e l’assetto economico per gli effetti sull’occupazione.
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