Riforma della Costituzione: quali sono le proposte avanzate
Come cambia la forma di Governo con la riforma Costituzionale? Nel seguente articolo ti spiegheremo i vantaggi e gli svantaggi della proposta di modifica della nostra Costituzione.
- La Presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni, ha annunciato il progetto di legge per la modifica della Costituzione.
- Il progetto di legge per la modifica della Costituzione prevede un intervento sulla forma di Governo.
- L’obiettivo che la Presidente si propone è di rendere elettiva la carica del Presidente del Consiglio.
Negli ultimi giorni, ha fatto molto discutere la proposta della Presidente del consiglio di modificare la Costituzione. Anche questa volta, come in passato, si tenta di incidere sulla forma di Governo, al fine di facilitare l’operato dell’esecutivo. In questo caso, l’intenzione è di attribuire più poteri al Presidente del Consiglio, tramite l’elezione diretta.
Nel seguente articolo, ti spiegheremo le linee essenziali della proposta, illustrando i pro e contro della nuova forma di Governo che si andrebbe a realizzare.
Al contempo, descriveremo anche l’attuale forma di Governo, al fine di compiere un parallelo su quello che è attualmente il regime previsto dalla Costituzione e quanto, invece, si andrebbe a realizzare. Infine, ti spiegheremo anche brevemente a che punto è la riforma e qual è l’iter da seguire.
- Cosa prevede la proposta di riforma della Costituzione
- Riforma della Costituzione: in cosa consiste
- Proposte di riforma pregresse
- Per quali ragioni si tenta di modificare la forma di Governo?
- Qual è la nostra attuale forma di Governo?
- Vantaggi e svantaggi della Repubblica Parlamentare
- Riforma Costituzione: a che punto siamo
Cosa prevede la proposta di riforma della Costituzione
Negli scorsi giorni, la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha annunciato l’intenzione di avviare una modifica della Costituzione che, in questo caso, si appresta ad essere particolarmente significativa, al punto tale da modificare l’attuale forma di Governo.
Ad oggi, i dettagli sono ancora pochi, anche perché si ragiona solo sulla base di quanto detto dalla Premier in conferenza stampa. L’idea principale è quella di rendere elettiva la figura del Presidente del Consiglio, al fine di:
- conferire a predetta figura istituzionale maggiori poteri e facoltà di intervenire senza essere legata all’intervento del Parlamento;
- garantire una maggiore aderenza con quella che la realtà fattuale, cioè delle modalità di Governo ad oggi attuate in via di fatto;
- sottoporre il Presidente del Consiglio al controllo diretto dell’elettorato.
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Riforma della Costituzione: in cosa consiste
La proposta della Meloni è proprio quella di porre in dipendenza del Governo anche le Camere. Laddove dovesse “cadere” il Governo, quindi, si avrebbe anche lo scioglimento delle camere. Questa forma di Governo potrebbe prevedere anche “un secondo Premier”, scelto dall’ala del Parlamento che ha vinto le elezioni.
La prima modifica a cui FdI pensa è di introdurre per il premier il tetto di due mandati, come per sindaci e presidenti di Regione, mentre nessun ritocco è stato ipotizzato sui poteri del Quirinale.
Nonostante ancora non si conoscano bene i dettagli, né sono prevedibili gli sviluppi di questa riforma, la Presidente ha chiarito che tale procedura non avrà ripercussioni sul suo mandato, anche ove si dovesse giungere alla consultazione popolare con il Referendum, circostanza che, allo stato attuale, sembra molto probabile.
I partiti hanno accolto l’idea con una certa perplessità. Infatti, si è resa necessaria l’intermediazione della Casellati. C’è chi ritiene che la soluzione paventata sia arzigogolata e non propriamente coerente con le esigenze del Paese. Soprattutto, la figura del secondo Premier ha suscitato molte obiezioni.
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Proposte di riforma pregresse
Possiamo ora chiederci perché è stata elaborata questa idea di riforma costituzionale. Sono ormai diversi anni che si tenta di modificare la forma di Governo e la Costituzione.
Già nel lontano 2016, il Governo di Matteo Renzi aveva proposto una modifica dei poteri da attribuire alle Camere. La proposta di Renzi, di fatto, era volta a realizzare un sistema monocamerale, dove la seconda camera, composta dai rappresentanti di comuni ed enti locali, fungeva da camera di consultazione.
La proposta, come sappiamo, non piacque e comportò anche la caduta del Governo. Più di recente, invece, il Governo del Movimento Cinque Stelle ha portato a conclusione la riforma per ridurre il numero dei parlamentari a 600. Tale riforma è apparsa meno significativa di quella paventata da Renzi e quella proposta dalla Meloni, infatti, ha avuto esito positivo.
Essa non incideva su nessun organo costituzionale, modificandone i poteri, quindi, ha avuto un impatto minore rispetto a quello che una riforma sulla forma di Governo potrebbe comportare.
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Per quali ragioni si tenta di modificare la forma di Governo?
I tentativi di riforma posti in essere sono tutti finalizzati al medesimo obiettivo, cioè quello di rendere maggiormente “governabile” il Paese, sottraendo le decisioni alla logica della maggioranza. In tal modo, il sistema risultante sarebbe anche maggiormente aderente a quella che è la realtà concreta.
Ad oggi, infatti, le modifiche normative che vengono realizzate sono tutte frutto dell’iniziativa di Governo. I principali strumenti con cui si legifera, infatti, sono:
- decreto legge, ossia un decreto che viene adottato in casi di necessità e urgenza dal Governo, poi convertiti in legge dal Parlamento;
- decreto legislativo delegato, con cui il Parlamento delega al Governo di introdurre nuove disposizioni, individuando principi e criteri generali o programmatici, che poi troveranno attuazione con il decreto legislativo.
Dunque, nella sostanza, l’attività di produzione legislativa è già nelle mani del Governo, la partecipazione del Parlamento è residuale, oltre che, talvolta, solo formale.
Altra questione che ha spinto a questa e alle precedenti riforme è stata quella di garantire maggiori poteri decisionali al Presidente del Consiglio, in modo tale che possa intervenire più rapidamente e maniera più efficace.
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Qual è la nostra attuale forma di Governo?
La nostra Costituzione, attualmente, prevede come forma di Governo quella della “Repubblica parlamentare”. In questo sistema, il presidente della Repubblica ha una funzione meramente di garanzia verso le parti politiche e di unità nazionale. Quindi, normalmente, non ha un potere di influenza politica, sebbene non vi è dubbio che, in molte circostanze, è stata una figura politica di grande rilievo e determinante.
Il Parlamento è, nel nostro caso, formato da due Camere, Senato e Camera dei Deputati, che sono direttamente elette dai cittadini. Il Parlamento si rapporta con il Governo con il voto di fiducia: in questo modo, esso ha il perenne controllo dell’operato dell’esecutivo, potendo anche revocare il mandato.
Il giudizio sull’operato della maggioranza e del Governo viene reso dai cittadini solo tramite il rinnovo dell’assemblea legislativa. Dopo la riforma, invece i cittadini avrebbero un controllo maggiormente diretto sull’operato del Governo, derivante dall’elezione diretta del Presidente del Consiglio. Vi sono anche repubbliche parlamentari in cui il presidente è eletto direttamente a suffragio universale.
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Vantaggi e svantaggi della Repubblica Parlamentare
VANTAGGI
SVANTAGGI
- Equa divisione dei poteri senza alcun rischio di possibili derive autoritarie da parte di alcun organo statale.
- Più poteri al parlamento.
- Nel caso in cui il Capo del Governo non risponda più alle esigenze dei cittadini, il parlamento, cioè la rappresentanza di questi ultimi, può facilmente destituire il Premier per nominare un altro.
- Il capo dello Stato non ha sostanziali poteri propri: rappresenta l’unità nazionale, ma non detiene poteri politici.
- Il capo del Governo, nelle repubbliche parlamentari, non è eletto dai cittadini, mettendolo quindi al riparo dal giudizio diretto in sede elettorale, almeno in via teorica, molto meno da un punto di vista fattuale.
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Riforma Costituzione: a che punto siamo
La riforma proposta dalla Meloni è solo all’inizio dell’iter per l’approvazione, che è piuttosto complesso. L’art. 138 della Costituzione prevede suddetto procedimento per la modifica della costituzione. Prima di tutto, serve che sia presentato il progetto a Parlamento, Governo, Regioni e popolo.
Il procedimento prevede, poi, più fasi:
- il progetto di legge costituzionale deve essere votato non una, ma due volte da ciascuna Camera, secondo il metodo dell’alternanza (Camera dei deputati – Senato – Camera dei deputati – Senato, oppure Senato – Camera dei deputati ecc.);
- tra la prima e la seconda votazione di ciascuna Camera è richiesto un intervallo di tre mesi. In tal modo, si intende garantire una riflessione ponderata, giacché si tratta di modificare la legge fondamentale dello Stato. Nella seconda votazione non si possono introdurre emendamenti nel testo;
- nella seconda votazione si richiede la maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera (quindi non dei soli presenti e votanti);
- se è approvata da ciascuna Camera a maggioranza dei due terzi dei suoi componenti, la legge è senz’altro promulgata;
- se la legge non è approvata a maggioranza di 1/3, è solo pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale e, da quella data, si devono attendere 3 mesi, durante i quali 1/5 dei membri di una Camera, oppure 500.000 elettori oppure 5 Consigli regionali, possono richiedere che la legge sia sottoposta a referendum popolare (referendum costituzionale);
- se tale richiesta non avviene, trascorsi i 3 mesi, la legge è promulgata;
- l’eventuale referendum si deve tenere con le modalità previste dalla legge 352/1970. La legge è approvata se ottiene la maggioranza dei voti validi (esclusi cioè i voti nulli e le schede bianche).
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Riforma costituzione – Domande frequenti
La presidente Giorgia Meloni ha annunciato una riforma costituzionale volta a modificare la forma di Governo, al fine di prevedere l’elezione diretta del Presidente del Consiglio.
La riforma costituzionale sulla forma di Governo è stata presentata al Parlamento ed è stato avviato il procedimento parlamentare. L’approvazione, se non si raggiunge la maggioranza di 2/3 in Parlamento, richiederà un Referendum.
La riforma costituzionale sulla forma di Governo è volta ad ampliare i poteri del Presidente del Consiglio e a sottoporre suddetta figura al controllo popolare diretto.
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