Cosa è il vitalizio del parlamentare in Italia?
Discusso, osteggiato, ma ancora in vita, il vitalizio parlamentare fa sempre parlare di sé. Di cosa si tratta? A quanto ammonta? È possibile rinunciarvi? Scoprilo nelle prossime righe.
- Il vitalizio parlamentare è una somma che viene erogata agli ex deputati e senatori, al termine del proprio mandato.
- I vitalizi parlamentari possono raggiungere anche cifre molto elevate – il vitalizio più elevato è di circa 10.000 euro.
- Negli ultimi anni, i Governi susseguitisi hanno ridotto i vitalizi e cercato di sostituirli, introducendo un nuovo sistema previdenziale.
Torna spesso alla ribalta la questione dei vitalizi parlamentari, che come è noto pesano considerevolmente sulle casse dello Stato. Da un’ultima stima, risulta che l’ammontare complessivo dei vitalizi per gli ex parlamentari si aggiri, nel complesso, sui 60 milioni di euro all’anno.
Il dibattito su questo istituto non si è mai sopito e spesso torna agli onori della cronaca, anche grazie a molti ex parlamentari che vorrebbero rinunciare al sussidio. La questione è piuttosto intricata: per tale ragione, nel seguente articolo provvederemo a spiegarti in cosa consiste il vitalizio parlamentare e come è cambiato negli anni.
Faremo anche qualche esempio noto per capire qual è l’effettiva consistenza dei vitalizi e, soprattutto, affronteremo la questione della rinunciabilità all’emolumento in questione.
Che cos’è il vitalizio parlamentare?
Quando si parla di vitalizio parlamentare si intende quella somma che viene erogata a coloro che hanno svolto la funzione di parlamentare.
Tale istituto si sostanzia in una somma che viene elargita, raggiunta una certa età, e che è commisurata alla durata del mandato del parlamentare.
Attualmente, tale figura è stata sostituita con una pensione di anzianità, ma il vitalizio viene ancora erogato agli ex parlamentari che avevano già maturato i requisiti alla data di entrata in vigore della riforma.
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Vitalizio dei parlamentari: come funziona
Come è possibile evincere dal precedente paragrafo, si distingue un regime per coloro che avevano già maturato il diritto prima del 2012, ossia alla data di entrata in vigore delle riforma. A decorrere dal 1° gennaio 2012, il vitalizio è stato sostituito con una forma di trattamento previdenziale, basata sul sistema del calcolo contributivo.
Per i parlamentari in carica nel 2012, è ancora riconosciuto il vitalizio, diritto che matura per:
- aver svolto il mandato parlamentare per almeno 5 anni;
- aver compiuto 65 anni di età;
- per ogni anno di mandato parlamentare ulteriore al quinto, il requisito anagrafico è diminuito di un anno fino al limite inderogabile di 60 anni.
Mentre, per quanto riguarda gli eletti per la prima volta nel 2013, il trattamento previdenziale è inquadrato nell’istituto della pensione del parlamentare.
Per i parlamentari in carica al 1° gennaio 2012, invece, è stato previsto che la loro pensione risulti dalla somma della quota di assegno vitalizio definitivamente maturato, al 31 dicembre 2011, e della quota di pensione vitalizia riferita agli anni di mandato parlamentare esercitato dal 2012 in poi.
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Regime del cumulo: cos’è
Con ogni probabilità, il Parlamentare ha ricoperto ulteriori incarichi istituzionali, prima di essere eletto a livello nazionale. Ne consegue che al vitalizio parlamentare potrebbero essere cumulate ulteriori erogazioni.
Nel caso in cui il beneficiario abbia svolto ulteriori funzioni, è possibile il cumulo di anche tre vitalizi, trattandosi di gestioni separate. Tuttavia, il legislatore ha disposto che non possono essere cumulati alcuni specifici trattamenti, tra cui quello di componente del Consiglio Superiore della Magistratura.
Se l’ex parlamentare assume una nuova carica tra quelle che presuppongono il diritto al vitalizio, ma che siano incompatibili, il vitalizio parlamentare è sospetto.
Inoltre, la sospensione del pagamento della pensione opera qualora l’ex senatore o ex deputato sia rieletto al Parlamento nazionale ovvero sia eletto al Parlamento europeo o a un Consiglio regionale.
La sospensione, in ogni caso, si applica a tutti gli incarichi incompatibili con lo status di parlamentare laddove questi comportino un’indennità pari almeno al 50% dell’indennità parlamentare lorda, tra cui:
- gli incarichi di governo;
- incarichi in altri organi costituzionali;
- incarichi nelle giunte regionali;
- le cariche elettive negli enti territoriali incompatibili con il mandato parlamentare.
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È possibile rinunciare al vitalizio parlamentare?
Una delle questioni più dibattute negli ultimi anni è quella concernente la possibilità di rinunciare al vitalizio parlamentare. Tra i sostenitore della campagna per la rinuncia vi è il famoso presentatore televisivo Gerry Scotti, il quale è stato deputato tra il 1987 e il 1992.
In più occasioni, il presentatore ha manifestato le proprie intenzioni. Di recente a Radio1 ha affermato:
Sono diversi anni che cerco di rinunciare alla mia pensione da parlamentare di 1.016 euro, ho parlato con tre premier, a destra, al centro, a sinistra, ne parlerò anche con la Meloni. Nel frattempo ho seguito il consiglio di chi mi ha detto di ritirarli e dare 10mila euro l’anno in beneficenza.
Tale richiesta era pervenuta anche con precedenti Presidenti del Consiglio, rimanendo sempre inevasa. La ragione principale è che allo stato attuale non esiste una procedura che consenta ai parlamentari di rinunciare al vitalizio. Diversi sono stati i tentativi di introdurre l’istituto, mai giunti a buon fine.
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A quanto ammonta un vitalizio parlamentare?
Abbiamo accennato, nel paragrafo precedente, a quello che è il vitalizio di Gerry Scotti, il quale ammonta a 1.000 euro circa. Non ogni ex parlamentare riceve, però, la medesima cifra, anzi: il presentatore è beneficiario di una somma esigua rispetto ad altri ex colleghi.
Ci viene, allora, spontaneo chiederci: Il vitalizio non è uguale per tutti? La risposta è un secco “no”. L’importo dell’assegno varia da un minimo del 25% a un massimo dell’80% dell’indennità parlamentare, a seconda degli anni di mandato parlamentare.
Facciamo, a questo punto, qualche esempio dei vitalizi che vengono erogati agli ex parlamentari, partendo da alcuni personaggi famosi.
Molti volti noti si sono nel tempo dedicati alla politica. Tra gli ex parlamentari, ci sono anche cantanti ed attrici. Il cantante Gino Paoli, per esempio, riceve dallo Stato un vitalizio pari a 2.140 euro, mentre la pornostar Ilona Staller riceve 2.231 euro, oppure l’attrice Ombretta Colli ben 3.460.
Le cifre in questione sono, d’altra parte, irrisorie ove si pensi alle somme erogate a politici di vecchia data. Spetta all’ex AN e DC Publio Fiori il vitalizio più elevato, con i suoi 10.131 euro al mese. Ad ex Presidenti del Consiglio, invece, sono destinate somme inferiori, come per Massimo D’Alema, che mensilmente si vede accreditata la somma di 5.523 euro. L’ex sindaco di Roma Francesco Rutelli riceve invece ben 6.408 euro.
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Vitalizio parlamentare – Domande frequenti
Il vitalizio parlamentare è una somma che viene erogata agli ex parlamentari al raggiungimento di una certa età.
Il vitalizio parlamentare è stato sostituito da un sussidio pensionistico, che viene erogato in base a un calcolo effettuato con il criterio contributivo. Tuttavia, il vitalizio è ancora erogato agli ex parlamentari che già avevano maturato il diritto all’entrata in vigore della riforma.
Il vitalizio parlamentare si riceve al raggiungimento dei 65 anni anni di età, se sono state svolte le funzioni parlamentari per almeno cinque anni.
Il vitalizio parlamentare non è rinunciabile.
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