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Sistema retributivo, contributivo, misto: come si calcola la quota pensione?

Giunti ormai all'età della pensione, il principale interrogativo è: quale sarà la mia quota pensione? Nel seguente articolo tratteremo le modalità di calcolo, ossia le differenze tra sistema retributivo, contributivo e misto.

sistema retributivo, contributivo e misto
  • La quota pensione può essere calcolata in base a tre sistemi: retributivo, contributivo e misto.
  • Il sistema retributivo è stato progressivamente sostituito dal sistema contributivo, che è più vantaggioso per le casse dello Stato.
  • Proprio perché la sostituzione è stata progressiva, si è reso necessario prevedere un sistema di calcolo della quota pensione misto.

Come si calcola la pensione? Quando si passa dal retributivo al contributivo? Se si sta per andare in pensione o si è curiosi sull’argomento è la domanda più frequente che ci si pone. Soprattutto, si è curiosi di sapere quale sarà la propria quota pensione

Nei fatti, il sistema non è affatto semplice, soprattutto perché negli anni il legislatore ha modificato il sistema pensionistico, prevedendo sistemi di varia natura. Nel seguente articolo, ci occuperemo quindi del sistema di calcolo della quota pensione.

Tratteremo, in primo luogo, il sistema retributivo, che prende in considerazione gli anni di lavoro, non i contributi versati. Questo calcolo presuppone l’individuazione di due quote: ti spiegheremo, quindi, come queste quote vengono applicate.

Poi tratteremo del sistema contributivo, che ha sostituito, a partire dal 1996, il sistema retributivo. Questo sistema di calcolo della quota pensione si basa sui contributi che annualmente il lavoratore ha versato all’INPS, ossia l’ente previdenziale. Anche rispetto a questo sistema di calcolo considereremo quali sono le modalità che vengono impiegate per stabilire la pensione che spetta.

Infine, esamineremo anche il sistema misto, che si è reso necessario proprio in quanto il legislatore ha progressivamente mutato il sistema da retributivo a contributivo. In sintesi, ti esporremo il quadro generale in tema di calcolo della quota pensione, come si è evoluto negli ultimi 25 anni e cosa c’è da sapere nel momento in cui andrai in pensione.

Cosa si intende per sistema retributivo, contributivo e misto

Qual è la differenza tra retributivo e contributivo? Quando parliamo di sistema retributivo, contributivo e misto stiamo facendo riferimento alle modalità di calcolo del trattamento pensionistico. Se si avvicina la pensione, sarai, allora, interessato a sapere come verrà determinato l’ammontare che ti spetta mensilmente al termine del rapporto di lavoro.

Quando si inizia a parlare di pensione tutto sembra diventare molto complicato, perché regole matematiche si mescolano a norme giuridiche, danno un risultato non sempre comprensibile ai più. Conviene, in primo luogo, ricordare che i sistemi retributivo, contributivo e misto non si applicano a tutti i lavoratori.

Queste sono modalità pensate esclusivamente per i lavoratori iscritti al Fondo pensione dei lavoratori dipendenti (FPLD), gestione che fa parte dell’Assicurazione generale obbligatoria (AGO) dell’INPS. 

Le modalità di calcolo cambiano in base:

  • all’anzianità contributiva;
  • al trattamento pensionistico considerato;
  • ad ulteriori particolari condizioni, come il riconoscimento di una invalidità.

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Chi va in pensione con il sistema retributivo?

Il sistema retributivo del calcolo della quota pensione prende in considerazione la retribuzione che il soggetto ha percepito durante un periodo di tempo immediatamente precedente all’accesso alla pensione. 

In particolare, il calcolo parte da due quote:

  1. quota A: considera la media degli ultimi 5 anni (260 settimane) delle retribuzioni utili percepite dall’interessato se lavoratore dipendente; degli ultimi 10 anni (520 settimane) per i lavoratori autonomi; dell’ultimo anno se lavoratore del pubblico impiego;
  2. quota B: è determinata sulle anzianità contributive dal 1° Gennaio 1993 fino al 31 dicembre 1995 o al 31 dicembre 2011. La Quota B si calcola sulla media degli ultimi 10 anni delle retribuzioni utili percepite dal cittadino se lavoratore dipendente (privato o pubblico); degli ultimi 15 anni per i lavoratori autonomi

La prestazione finale è calcolata come somma delle due quote: è un sistema più costoso per le casse pubbliche rispetto al sistema contributivo. Il sistema retributivo non tiene conto dei contributi versati, ma solo degli anni lavorativi e dello stipendio percepito dal cittadino.

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Riforma Fornero

A seguito della Riforma Fornero, il sistema retributivo non si applica più nelle gestioni previdenziali pubbliche obbligatorie per tutti i lavoratori a partire dal 1° Gennaio 2012. Esso trova applicazione per i lavoratori in possesso di anzianità contributiva antecedente.

Quindi, attualmente, il sistema retributivo si applica:

  • ai contributi di anzianità maturati fino al 31/12/2011 per chi al 31/12/1995 poteva far valere 18 anni di anzianità contributiva;
  • ai contributi maturati sino al 31.12.1995 per chi, in tale data, non poteva far valere almeno 18 anni di anzianità (le anzianità successive al 1995 sono calcolate con il sistema contributivo). 

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Quota A: come si calcola?

La quota A si calcola tenendo in considerazione alcuni fattori. Se il lavoratore non ha scelto un’opzione di ricalcolo a base contributiva, il sistema retributivo si applica per i periodi fino al 31 dicembre 1992.

Al fine di individuare la quota A, si procede come segue:

  • si tiene in considerazione la retribuzione media settimanale riferita agli ultimi 5 anni di stipendio (260 settimane), rivalutati sulla base dell’indice FOI;
  • questa è poi moltiplicata per il numero di settimane di contributi al 31 dicembre 1992 e per il coefficiente di rendimento – pari al 2%2% per ogni anno di contribuzione (il rendimento diminuisce al crescere della retribuzione media).

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Quota B: come si calcola?

Il calcolo della Quota B, invece, è più complicato. Si prendono in considerazione più fattori. Il calcolo interessa i versamenti accreditati con riferimento ai periodi dal 1° gennaio 1993 al 31 dicembre 1995 (o al 31 dicembre 2011, per coloro che possiedono almeno 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995).

Si prende in considerazione:

  • la retribuzione media settimanale riferita agli ultimi 10 anni di stipendio (520 settimane), rivalutati sulla base dell’indice FOI +1%;
  • la retribuzione media settimanale riferita alle annualità dal 1993 al pensionamento, rivalutata se non si possiedono 15 anni di contributi al 31 dicembre 1992. Eventualmente, è possibile la neutralizzazione (D.lgs. 373/1993) sino al 25% dei periodi rivalutati con retribuzione minore;
  • la retribuzione media settimanale riferita all’intera vita lavorativa, se non si possiedono contributi al 31 dicembre 1992; anche in questo caso, si può neutralizzare fino al 25% dei periodi rivalutati con retribuzione minore.

Questi fattori poi si moltiplicano per:

  1. il numero di settimane possedute dal 1° gennaio 1993 al 31 dicembre 1995 (o al 31 dicembre 2011 in caso di possesso di almeno 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995);
  2. per il coefficiente di rendimento.

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sistema contributivo cos'è

Sistema contributivo: come funziona

Dopo aver trattato il sistema retributivo, passiamo ora ad esaminare il sistema contributivo. Quest’ultimo è stato introdotto dalla Riforma Dini ed è operativo dal 1°gennaio 1996. Anch’esso è un sistema di calcolo della quota pensione, che però tiene in considerazione i contributi versati nel corso della vita lavorativa. 

Il lavoratore, infatti, accumula una percentuale della retribuzione annua pensionabile percepita. In genere, la percentuale varia ed è pari al:

  • 33% per i lavoratori dipendenti
  • 24% per gli autonomi
  • 24, 25 o 33% per i lavoratori iscritti alla gestione separata a seconda rispettivamente se si tratta di pensionati o iscritti ad altre gestioni, titolari di partita IV o collaboratori

Questi contributi, poi, sono oggetto di rivalutazione annua, in base all’evoluzione del prodotto interno lordo. Al termine del servizio, il montante maturato è convertito in pensione mediante l’utilizzo di una serie di coefficienti di trasformazione. Tali coefficienti variano a seconda dell’età di pensionamento: più è dilatata l’uscita, maggiore sarà il coefficiente applicabile

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Come si calcola la pensione con il sistema contributivo?

Il calcolo della quota pensione con il sistema contributivo viene effettuato come segue:

  • si accantona annualmente il 33% della retribuzione lorda corrisposta. In alcuni casi, questa aliquota cambia in base alle categorie di lavoratori. È poi prevista anche l’aliquota aggiuntiva dell’1% per la retribuzione che supera la prima fascia pensionabile (pari a 52.190 ero per il 2023);
  • si rivalutano i contributi accantonati ogni anno, ad eccezione del primo e dell’ultimo. La rivalutazione è effettuata per il coefficiente di capitalizzazione (determinato in base alla variazione quinquennale del PIL nominale);
  • si sommano i contributi rivalutati, ottenendo così il montante contributivo;
  • si moltiplica il risultato per il coefficiente di trasformazione, una percentuale che viene determinata in base all’età.

Per un esempio pratico, ti consigliamo anche di leggere: A quanto ammonta la pensione con 10 anni di contributi?

A chi si applica il sistema contributivo?

Il sistema contributivo è un sistema della previdenza pubblica obbligatoria per il calcolo della quota pensione che viene applicata ai lavoratori:

  • del sistema della previdenza pubblica obbligatoria (quella cioè gestita dall’INPS);
  • se sono stati assicurati dopo il 31 Dicembre 1995 (cd. contributivo puro);
  • applicato pro quota dal 1° gennaio 1996 per tutti quei lavoratori che hanno maturato a tale data meno di 18 anni di contributi; 
  • per coloro che hanno maturato almeno 18 anni di anzianità contributiva, viene invece applicato dal 1° gennaio 2012.

Tutti coloro che sono entrati nel mondo del lavoro dopo il 1995, avranno l’intero assegno calcolato in base al sistema contributivo; si parla dei c.d. contributivi puri. Per tutti gli altri, invece, si applica il sistema misto.

Scopri di più su Assegno di inclusione: a chi spetta, requisiti, calcolo importi

sistema misto cos'è

Pensione sistema misto: vantaggi

Si parla di sistema misto quando la quota pensione è calcolata in base alla combinazione delle due modalità che abbiamo esaminato, il sistema retributivo e il sistema contributivo.

Rientrano nel sistema misto:

  • i soggetti che hanno almeno 18 anni di contributi al 1995, per i quali la pensione è calcolata con il metodo retributivo fino al 2011 e dal 2012 con il metodo contributivo; 
  • coloro che hanno meno di 18 anni di contributi al 1995: la pensione è calcolata con il metodo retributivo fino al 1995 e dal 1996 con il metodo contributivo.

Ti consigliamo di approfondire l’argomento leggendo anche: Pensione minima 2024: aumento e rivalutazione

Sistema retributivo, contributivo e misto – Domande frequenti

Che cos’è il sistema retributivo?

Il sistema retributivo è una modalità di calcolo della quota pensione che considera tra i suoi elementi gli anni di lavoro svolti, quindi l’anzianità lavorativa, non i contributi versati.

Che cos’è il sistema contributivo?

Il sistema contributivo è una modalità di calcolo della quota pensione che considera tra i suoi elementi i contributi accantonati annualmente, in percentuale sullo stipendio, dal lavoratore.

Chi va in pensione con il sistema misto?

Il sistema misto è una modalità di calcolo della quota pensione che presuppone l’applicazione sia del sistema retributivo che del sistema contributivo.

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Avv. Clelia Tesone
Avvocato civilista
Laureatasi in Giurisprudenza con la votazione di 110 e Lode presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II” e con approfondita conoscenza delle materie del Diritto Civile e del Diritto Amministrativo. Ha brillantemente conseguito l’abilitazione alla professione di avvocato, a seguito dell’espletamento della pratica forense in diritto civile e il tirocinio ex art. 73 d.l. 69/2013 presso la Procura della Repubblica di Napoli Nord.
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