Assegno divorzile una tantum: cos’è e come funziona
Una volta giunti al termine del matrimonio, gli ex coniugi possono decidere, di comune accordo, che, al posto di un assegno periodico, venga corrisposto, dal soggetto obbligato, l' assegno divorzile una tantum, da versare, cioè una sola volta. Vediamo quali sono le sue caratteristiche.
- L’assegno divorzile una tantum viene versato in un’unica soluzione anziché periodicamente, previo accordo tra le parti.
- Non è soggetto a tassazione per chi lo riceve e non è deducibile dal reddito per chi lo corrisponde.
- Consente di chiudere definitivamente ogni rapporto con l’ex coniuge da un punto di vista economico.
L’assegno divorzile una tantum è una soluzione alternativa all’assegno periodico riconosciuta dal Giudice in sede di divorzio. Si tratta di un versamento unico destinato all’ex coniuge, una volta ricevuto il quale quest’ultimo non potrà più pretendere alcunché. Ma come funziona esattamente? Ecco tutto quello che c’è da sapere su modalità di calcolo, rateizzazione, tassazione e altri possibili vantaggi.
Come funziona l’assegno divorzile una tantum?
L’assegno divorzile una tantum è una tipologia di assegno divorzile concordato tra le parti per garantire un supporto economico all’ex coniuge che ne ha diritto. A differenza dell’assegno periodico, che viene versato con cadenza regolare solitamente mensile, questa soluzione prevede un pagamento unico e definitivo per cui il beneficiario non potrà più chiedere nulla all’ex coniuge.
L’obiettivo principale è evitare vincoli economici prolungati tra gli ex coniugi, offrendo invece una liquidazione immediata per consentire all’ex marito o moglie di conseguire un’indipendenza economica qualora non sia in grado di provvedere da sé. Il contributo economico spetta in presenza dei medesimi presupposti richiesti dalla legge per l’assegno divorzile periodico. In base alle più recenti interpretazioni giurisprudenziali, esso deve assolvere ad una funzione assistenziale e compensativa.
Non è una decisione che può essere presa dal Giudice, ma necessita dell’accordo tra le parti. Il Giudice può soltanto valutare che l’importo stabilito soddisfi i criteri di equità.
L’assegno di divorzio non necessariamente deve essere costituito dal versamento di una somma di denaro. Può consistere anche, per esempio, nel trasferimento della proprietà su un immobile (casa o terreno).
Approfondisci leggendo Assegno divorzile: cos’è, presupposti, quando è dovuto, novità
Vuoi una consulenza legale sull'argomento? Chiedi Gratis ad un Avvocato
- +3000 avvocati pronti ad ascoltarti
- Consulenza Legale Online - Telefonica, in webcam, scritta o semplice preventivo gratuito
- Anonimato e Riservatezza - La tua consulenza verrà letta solo dall'avvocato che accetterà di rispondere
Quali sono i vantaggi dell’assegno una tantum
L’assegno divorzile una tantum rappresenta, quindi, una scelta che permette di chiudere per sempre ogni rapporto economico tra gli ex coniugi.
In quanto tale, presenta dei vantaggi per entrambe le parti, che devono essere tenuti in considerazione nel valutarne la sua opportunità. In particolare:
- la somma corrisposta non è sottoposta a tassazione come accade invece in caso di assegno periodico;
- in caso di mancato versamento, non ci sono conseguenze in quanto frutto di un accordo spontaneo;
- se variano le condizioni economiche dei coniugi, l’assegno non subisce alcuna modifica;
- non c’è il rischio di ritardo o mancato versamento della somma;
- non è possibile che l’assegno venga revocato e non ne è prevista la restituzione.
Scopri di più su Quali sono i presupposti per l’assegno divorzile?
Come si calcola l’assegno divorzile in soluzione unica
La legge non prevede delle specifiche modalità per calcolare l’importo dell’assegno di divorzio una tantum. Quel che è certo è che esso deve garantire almeno l’autosufficienza economica del soggetto ricevente.
Come del resto per l’assegno divorzile periodico, il suo calcolo dipende da diversi fattori e criteri, tra cui:
- la durata del matrimonio;
- le cause che hanno portato alla fine dell’unione – assume dunque rilievo un eventuale abbandono o tradimento;
- le condizioni economiche di entrambi i coniugi;
- il contributo dato dai coniugi al mantenimento della famiglia e al patrimonio comune nel corso degli anni;
- l’età dell’ex coniuge che dovrebbe beneficiarne;
- la capacità lavorativa e le opportunità di reddito del beneficiario.
Non esiste una formula matematica fissa, poiché ogni caso viene valutato individualmente in base alle prove presentate dalle parti.
Il Giudice, per stabilirne la congruità, può utilizzare uno dei metodi più comuni che consiste nel moltiplicare l’importo dell’assegno mensile che sarebbe dovuto, per un numero di anni corrispondente all’aspettativa di vita residua del beneficiario.
LEGGI ANCHE Diritto agli alimenti nel Codice civile e differenza con il mantenimento
L’assegno una tantum può essere rateizzato?
Anche se l’assegno divorzile una tantum, a differenza di quello periodico, è caratterizzato dal fatto di essere corrisposto una volta soltanto, può essere rateizzato, ma solo se le parti raggiungono un accordo anche su questo punto. La rateizzazione permette di diluire il pagamento nel tempo, evitando un esborso immediato troppo oneroso per il coniuge obbligato.
Questa modalità di pagamento è stata confermata dalla Cassazione, che ha stabilito che tale forma di corresponsione è ammessa purché l’importo non sia troppo frazionato in modo tale da essere assimilato a un assegno periodico.
La rateizzazione è una modalità utile quando il coniuge obbligato non ha immediatamente a disposizione la somma necessaria per il pagamento in un’unica soluzione. In ogni caso, il pagamento rateale, se entro certi limiti, non modifica la natura dell’assegno una tantum, che rimane un importo fisso e immodificabile nel tempo.
Potrebbe interessarti pure Restituzione somme assegno di mantenimento figli: come funziona
L’assegno una tantum viene tassato?
L’assegno una tantum deve essere dichiarato nella denuncia dei redditi? A differenza dell’assegno divorzile periodico, che è deducibile dal reddito del coniuge obbligato e tassato come reddito da chi lo riceve, l’assegno una tantum non è deducibile né imponibile.
In pratica:
- il coniuge che paga l’assegno una tantum non può dedurlo dal reddito imponibile;
- il coniuge che lo riceve non deve dichiararlo ai fini fiscali, poiché è considerato una liquidazione straordinaria e non un reddito continuativo.
Ti potrebbe interessare pure TFR in caso di separazione e divorzio: cosa dicono la legge e le sentenze della Cassazione
Chi riceve l’assegno una tantum ha diritto alla pensione di reversibilità e al TFR?
Uno degli aspetti più importanti da considerare riguarda i diritti successivi alla liquidazione dell’assegno una tantum. Per quanto concerne la pensione di reversibilità, se il coniuge obbligato al pagamento dell’assegno muore, l’ex coniuge che ha ricevuto l’assegno una tantum perde il diritto alla pensione di reversibilità, a meno che non sia stata prevista una quota specifica nel provvedimento di divorzio.
In merito al trattamento di fine rapporto (TFR), invece, chi riceve l’assegno una tantum non ha diritto a una quota del TFR dell’ex coniuge, a meno che, ancora una volta, tale diritto non sia stato espressamente stabilito in sede di divorzio.
LEGGI ANCHE Pensione di reversibilità al coniuge divorziato senza assegno di mantenimento
Differenze tra assegno divorzile una tantum e periodico
Le differenze tra un assegno divorzile una tantum e uno periodico sono sostanziali e riguardano diversi aspetti, tra cui la modalità di pagamento, l’impatto fiscale, la modificabilità e le implicazioni personali.
Le differenze principali sono:
- la modalità di pagamento: l’assegno periodico viene corrisposto mensilmente e può continuare per un periodo determinato o indefinito, a seconda delle condizioni stabilite. L’assegno una tantum viene invece pagato in un’unica soluzione, risolvendo definitivamente le pendenze economiche tra le parti;
- l’impatto fiscale: l’assegno periodico è deducibile dalle tasse per chi lo versa e rappresenta reddito imponibile per chi lo riceve. L’assegno una tantum non è deducibile dalle tasse per chi lo versa e non rappresenta reddito imponibile per chi lo riceve;
- la modificabilità: l’assegno periodico può essere modificato o revocato in base ai cambiamenti nelle condizioni economiche o personali dei coniugi. L’assegno una tantum, una volta stabilito, non è più modificabile, indipendentemente dalle future vicende economiche o personali.
Hai bisogno di una consulenza legale sull’assegno divorziale una tantum per raggiungere un accordo in sede di negoziazione assistita? Scrivi a uno degli avvocati di deQuo specializzati in separazioni e divorzi.
Vuoi una consulenza legale sull'argomento? Chiedi Gratis ad un Avvocato
- +3000 avvocati pronti ad ascoltarti
- Consulenza Legale Online - Telefonica, in webcam, scritta o semplice preventivo gratuito
- Anonimato e Riservatezza - La tua consulenza verrà letta solo dall'avvocato che accetterà di rispondere