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Assegno divorzile e assegno di mantenimento: le differenze

Ecco cos'è l'assegno di divorzio, a chi spetta, le sentenze più importanti della giurisprudenza e la riforma Morani, oltre che l'analisi delle differenze rispetto all'assegno di mantenimento.

assegno divorzile
  • L‘assegno divorzile è una somma che viene periodicamente versata da un coniuge all’ex coniuge, può anche essere sostituito, a certe condizioni, da un’assegno una tantum.
  • Viene erogato, secondo l’orientamento attuale, per compensare i sacrifici economici che il coniuge ha fatto durante il matrimonio in favore dell’altro coniuge.
  • Il diritto all’assegno divorzile può essere perso in caso di nuove nozze. La giurisprudenza, invece, ha escluso che possa essere perso il diritto in conseguenza della convivenza more uxorio, cioè la convivenza di fatto, purché stabile.

L’assegno divorzile è un tema molto attuale e assai dibattuto. Infatti, negli ultimi anni si sono susseguite molte pronunce della Cassazione sul tema, che hanno radicalmente cambiato la disciplina dell’assegno divorzile. A tali interventi della Corte di Cassazione ha poi corrisposto una serie di interventi del legislatore stesso.

A cosa serve? È proprio questa è la domanda che è stata posta all’attenzione della giurisprudenza e che ha avuto varie risposte. Nel seguente articolo ti spiegheremo quando e come viene riconosciuto l’assegno divorzile. Inoltre, daremo indicazioni sui criteri che possono essere utilizzati dal giudice per decidere:

  • se attribuire l’assegno;
  • quale deve essere la somma oggetto dell’assegno stesso.

Inoltre, ci occuperemo di alcune questioni esaminate dalla Cassazione, come le conseguenze di una convivenza di fatto rispetto all’assegno divorzile e l’assegno una tantum. Infine, ti diremo quali sono le differenze con l’assegno di mantenimento.

Cos’è l’assegno divorzile

L’assegno divorzile è una somma periodica che viene versata da un coniuge all’altro in caso di divorzio qualora quest’ultimo non abbia mezzi adeguati o non si trova nelle condizioni di poterseli procurare per ragioni oggettive.

Ai sensi dell’articolo 5 della legge 898/1970, che è la famosa legge sul divorzio, l’importo dell’assegno divorzile viene stabilito in tribunale nel momento in cui viene pronunciata la sentenza di divorzio.

I fattori alla base dell’assegnazione sono molteplici: non si tiene conto del tenore di vita tenuto durante il matrimonio, ma di altri criteri quali il reddito dei due coniugi, le motivazioni alla base del divorzio, la durata del matrimonio. L’assegno divorzile può essere erogato su base mensile o in un’unica soluzione: in questo caso specifico, può consistere anche nell’assegnazione di un bene.

Di seguito saranno analizzate le principali modifiche introdotte sull’assegno divorzile nel 2019, facendo riferimento alla giurisprudenza e ad alcune sentenze della Cassazione, e sarà anche ribadita la differenza con l’assegno di mantenimento, con il quale spesso si tende a fare confusione, e chi sono i soggetti ai quali spetta il suddetto assegno.

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A chi spetta l’assegno divorzile

L’assegno divorzile è un diritto spettante all’ex coniuge di tipo:

  • imprescerittibile;
  • irrinunciabile;
  • indisponibile.

Non si può dunque rinunciare all’assegno divorzile, ma ci sono alcune casistiche nelle quali non spetta, ovvero:

  1. in caso di morte dell’obbligato;
  2. qualora l’obbligato si trovasse in una condizione di fallimento economico;
  3. nell’ipotesi in cui il coniuge che dovrebbe ricevere l’assegno decidesse di risposarsi.

Nell’articolo 5, comma 6, della legge sul divorzio viene stabilito che nel momento in cui si valuta l’inadeguatezza dei mezzi dei quali dispone uno dei due coniugi, devono essere messi sul banco alcuni elementi, quali per esempio:

  • l’impossibilità di riuscire a procurarseli per motivi di salute o perché non si riesce a trovare un lavoro in quel preciso contesto storico e sociale;
  • il sopraggiungere di una convivenza more uxorio, che porti al miglioramento delle condizioni economiche del coniuge economicamente più debole.

L’assegno divorzile ha un’importanza notevole in quanto rappresenta la condizione necessaria per poter accedere ad altri sussidi, come per esempio a una quota della pensione di reversibilità dell’ex coniuge oppure del TFR, il Trattamento di Fine Rapporto.

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Quando spetta l'assegno divorzile?

Criteri di valutazione per attribuire l’assegno divorzile

Il primo orientamento giurisprudenziale per verificare se sia o meno attribuibile l’assegno divorzile tiene conto dell’esigenza di assicurare il c.d. principio di solidarietà post coniugale. Era stato elaborato un giudizio per l’erogazione dell’assegno a carattere bifasico

La prima fase esaminava se dovesse essere riconosciuto l’assegno oppure no. L’interprete, in origine, aveva adottato il criterio del tenore di vita familiare. All’altro coniuge doveva essere consentito il godimento dello stesso stile di vita mantenuto durante il matrimonio.

A tal fine, il giudice teneva conto, da un lato, del potenziale economico effettivo dei coniugi, dall’altro, del tenore di vita assunto, giacché di comune accordo potevano anche adottare uno stile improntato a un maggior rigore. Il criterio in questione è stato oggetto di periodiche contestazioni, soprattutto con il progressivo evolversi dei rapporti familiari. Ne consegue un primo tentativo della giurisprudenza di superare l’indice del tenore di vita, adottando un diverso parametro.

L’assegno assume una funzione prevalentemente assistenziale. Deve essere erogato ove il reddito dell’altro coniuge non sia tale da consentire un’esistenza libera e dignitosa. Come nell’ipotesi precedente, il criterio risponde al principio di solidarietà tra coniugi.

In base a questo primo criterio, si stabiliva:

  1. se il coniuge avesse diritto all’assegno;
  2. il tetto massimo dell’assegno che poteva essere erogato.

Questa giurisprudenza conservava la natura bifasica del giudizio sull’assegno divorzile

La seconda fase aveva ad oggetto il quantum in concreto da erogare, cioè la somma effettiva che doveva essere versata dal coniuge all’altro. Sulla base di distinti criteri, si operavano delle decurtazioni dal tetto massimo, stimato nella prima fase.

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Come si valuta l’autosufficienza economica

criteri per valutare la condizione di autosufficienza economica sono stati fissati dalla sentenza della Cassazione n. 11504/2017. Nello specifico, la Corte di Cassazione ha indicato quattro “indici di prova”, che sono i seguenti:

  1. il possesso di redditi di qualsiasi specie;
  2. il possesso di cespiti patrimoniali mobiliari e/o immobiliari;
  3. le capacità e le effettive possibilità di lavoro personale dell’ex;
  4. la stabile disponibilità di una casa di abitazione.

Nel caso in cui ci fossero, nel corso del tempo, delle modifiche sostanziali dei rispettivi redditi dei coniugi, è possibile rivolgersi al giudice per chiedere una modifica dell’assegno divorzile, ovvero la sua rideterminazione.

In più, esiste anche la possibilità che:

  • l’assegno divorzile sia pagato da terzi;
  • il coniuge si rivolga direttamente al datore di lavoro dell’obbligato al fine di richiedere la metà di quanto gli spetta.

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assegno divorzile criteri di valutazione

Assegno divorzile e riforma Morani

La riforma Morani è stata approvata alla Camera il 14 maggio 2019, ridefinendo i parametri alla base dell’assegno di divorzio attraverso:

  • la cancellazione dell’assegno in caso di nuovo matrimonio;
  • l’introduzione di nuovi criteri, quali il patrimonio, l’età e la condizione lavorativa del richiedente, oltre che l’impegno di cura dei figli comuni minori e la durata del matrimonio;
  • la creazione di un assegno a tempo: l’assegno potrà infatti essere erogato solo per un determinato periodo nel caso in cui la ridotta capacità reddituale del soggetto richiedente sia temporanea o superabile.

Per quanto riguarda il calcolo dell’assegno divorzile, il giudice non è tenuto ad accertarsi di conoscere l’esatto valore del reddito dei due coniugi, ma può fare riferimento a una ricostruzione attendibile del patrimonio e del reddito dei due. L’obiettivo è quello di individuare la presenza di un eventuale squilibrio tra le parti, che determinerebbe l’assegnazione dell’assegno divorzile.

Attribuzione e quantificazione assegno divorzile

Abbiamo detto che la differenza del livello economico-patrimoniale tra i coniugi e il livello reddituale del coniuge obbligato costituiscono alcune delle variabili da tenere in considerazione per l’attribuzione e la quantificazione dell’assegno divorzile, ma non sono le sole.

La funzione dell’assegno è, infatti, per sua natura quella di garantire al coniuge richiedente una vita dignitosa: in tal senso, devono essere considerate anche le eventuali aspettative professionali che sono state sacrificate al fine di dare un contributo alla formazione del patrimonio comune e dell’altro coniuge durante il matrimonio.

Un altro parametro che determina l’eventuale diritto all’assegno di divorzio è rappresentato dalla condizione di indipendenza economica: con questo termine si intende il fatto che una persona adulta e sana sia in grado di provvedere in autonomia al proprio sostentamento.

Un indicatore da prendere in considerazione per valutare il grado di autosufficienza economica dell’altro coniuge potrebbe essere la soglia di reddito sotto la quale è possibile avere accesso al gratuito patrocinio.

assegno di mantenimento differenze con assegno divorzile

Nuova funzione assegno divorzile

Di recente, le Sezioni Unite hanno modificato nuovamente il proprio orientamento sul criterio per stabilire se attribuire o meno l’assegno divorzile all’ex coniuge. Si è detto che l’assegno deve compensare i sacrifici professionali e lavorativi che il coniuge ha subito per contribuire all’organizzazione familiare, che siano stati causa di uno squilibrio economico significativo tra i due partner. 

In particolare, le Sezioni unite richiedono la prova del nesso di causalità tra le rinunce operate dal coniuge e la minore capacità patrimoniale. Il giudice, dunque, è chiamato ad accertare con rigore che i sacrifici personali e professionali hanno contribuito in maniera significativa alla formazione del patrimonio dell’altro coniuge. 

Ove non si riesca ad offrire predetta prova, l’assegno può comunque essere erogato laddove sussistano esigenze a carattere assistenziale, con la sola finalità di assicurare l’autosufficienza economica ed un’esistenza libera e dignitosa

Si è sottolineato in dottrina che l’assegno divorziale, quindi, ha una funzione mista, assistenziale-perequativa. Tuttavia, vi è prevalenza della natura compensativa, mentre la funzione assistenziale ha carattere sussidiario ed eventuale. L’adozione del criterio desunto dall’art. 5, tuttavia, conduce le Sezioni Unite ad un’ulteriore conclusione. In conseguenza di ciò, il giudizio in esame non può più avere struttura bifasica: l’assegno ha infatti assunto natura unitaria.

Convivenza more uxorio e assegno divorzile

Alle Sezioni Unite, poi, è stata posta un’ulteriore questione, relativa alle conseguenze della convivenza more uxorio dell’ex coniuge che riceve l’assegno divorzile. Si è in pratica chiesto alla Cassazione se, in conseguenza della nuova stabile convivenza, venga meno il diritto all’assegno.

Sul tema erano state elaborate tre tesi:

  1. la prima affermava che l’assegno non fosse automaticamente caducato in conseguenza della convivenza di fatto. Era, però, opportuno rimodularlo sulla base delle nuove condizioni economiche del coniuge;
  2. una seconda tesi asseriva che il coniuge non perdesse il diritto all’assegno, ma fosse quiescente per l’intera durata della convivenza. Quando questa era interrotta, si verificava una sorta di reviviscenza;
  3. la terza tesi segnava una cesura, prevedendo l’integrale caducazione dell’emolumento, ovvero la sua perdita di efficacia.

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quantificazione assegno divorzile

Le Sezioni Unite accolgono infine un diverso indirizzo, valorizzando la funzione mista dell’assegno.  A seguito dell’inizio della convivenza more uxorio, in pratica, viene meno l’esigenza di garantire assistenza all’ex coniuge. La costituzione del nuovo rapporto affettivo segna una cesura con il precedente nucleo familiare, soprattutto ove nascano figli, venendo meno quindi il dovere di solidarietà post coniugale. Tale legame è, invece, instaurato lucidamente e consapevolmente con il nuovo partner. 

Dunque, anche in un’ottica di autoresponsabilità dell’ex coniuge, si esclude l’assegno nella sua componente assistenziale. Tuttavia, la Cassazione chiarisce pure che, al contrario, non viene meno la componente compensativa, che si fonda su di una valutazione di circostanze fattuali che hanno connotato il rapporto matrimoniale pregresso.

L’accertamento dello squilibrio economico e del nesso causale con le rinunce effettuate, consente, allora, l’accesso al diritto ai soli fini perequativi. La Corte evidenzia, peraltro, che l’assegno può essere determinato ex ante nel suo preciso ammontare. 

L’assegno periodico, proiettato su un arco di tempo indeterminato, mal si concilia con la predetta natura perequativa, giacché questo presuppone una prestazione complessiva non prevedibile, che tiene conto anche delle esigenze assistenziali. Sarebbe, all’opposto, maggiormente idoneo un assegno una tantum o versato in un arco di tempo chiuso e circoscritto

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Assegno divorzile una tantum: cos’è

La legge dà la possibilità ai due coniugi divorziati di optare per il pagamento dell’assegno di divorzio in un’unica soluzione. In questo caso si parla di assegno divorzile una tantum: il suo valore corrisponde a un importo forfettario che ha la funzionie di riequilibrare le condizioni economiche dei due coniugi, nel caso in cui ve ne fosse uno non autosufficiente.

L’assegno una tantum:

  • può essere concordato solo all’atto del divorzio;
  • un accordo preso durante la separazione consensuale a proposito del versamento di un assegno una tantum sarebbe considerato nullo.

Si calcola il periodo di convivenza per quantificare l’assegno divorzile?

Altra questione posta di recente all’attenzione della Cassazione è se il periodo di convivenza prematrimoniale viene considerato dal giudice al fine di quantificare l’assegno divorzile. Sul punto, il giudice di merito non aveva considerato predetto arco temporale, dando applicazione letterale ai criteri dell’art. 5, che non richiama i rapporti di fatto.

Tuttavia, l’ordinanza di rimessione sembra accogliere una diversa posizione. Si osserva che la convivenza more uxorio prematrimoniale è una prassi ormai ampiamente diffusa. Si connota, peraltro, per la stabilità del legame affettivo. Quindi, si ritiene che le unioni di fatto siano socialmente parificate al matrimonio

Secondo l’interprete, necessariamente ne deriva che tale periodo del rapporto debba essere considerato ai fini della determinazione della durata del matrimonio.

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separzione e divorzio

Differenze assegno divorzile e assegno di mantenimento

L’assegno di mantenimento è del tutto diverso dall’assegno divorzile, sebbene, molto spesso, vengono attribuiti allo stesso coniuge. L’assegno di mantenimento viene riconosciuto al coniuge per il mantenimento dei figli che vengono affidati. Serve a garantire la partecipazione anche dell’altro genitore alle spese per il sostentamento dei figli.

Il codice civile, infatti, impone ad entrambi i genitori alcuni obblighi:

  • in primo luogo è ribadito il diritto del figlio ad essere mantenuto, educato, istruito e assistito moralmente dai genitori;
  • il diritto di crescere nella famiglia e a mantenere i rapporti affettivi con parenti, fratelli, nonni e zii;
  • il diritto ad essere ascoltato in sede giudiziaria, sulle procedure a lui relative, se ha compiuto almeno 12 anni di età, in casi eccezionali anche sotto suddetto limite di età, in base alle sue capacità cognitive.

Il giudice stabilisce un importo che deve essere versato a titolo di assegno di mantenimento. Questo provvedimento viene assunto dal giudice, non solo è disposto in sede di separazione o divorzio, ma in caso di genitori ex conviventi, non uniti in matrimonio. In ogni caso, esso può essere riconosciuto anche in sede di regolamentazione dei rapporti personali e patrimoniali con la prole.

L’assegno viene quantificato in base ad alcuni criteri che però prendono in considerazione i figli e non le esigenze dell’ex coniuge, ovvero:

  1. esigenze di vita del figlio;
  2. tenore di vita del figlio in costanza della convivenza;
  3. risorse di entrambi i genitori;
  4. valenza economica dei compiti domestici assunti.

Approfondisci l’argomento leggendo anche: Assegno mantenimento: come viene determinato?

Assegno divorzile e di mantenimento – Domande frequenti

Quando si riconosce un assegno divorzile?

L’assegno divorzile viene riconosciuto in tribunale dal giudice in occasione della sentenze definitiva di divorzio.

Come cambia l’assegno divorzile?

In base alla riforma Morani, l’assegno divorzile non sarà più determinato dal reddito, ma anche dal patrimonio, dall’età e dalla condizione del richiedente.

Chi ha diritto all’assegno divorzile?

L’assegno divorzile spetta al coniuge che non ha i mezzi adeguati o non è nelle condizioni di procurarseli per ragioni oggettive, come per esempio le condizioni di salute.

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Avv. Clelia Tesone
Avvocato civilista
Laureatasi in Giurisprudenza con la votazione di 110 e Lode presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II” e con approfondita conoscenza delle materie del Diritto Civile e del Diritto Amministrativo. Ha brillantemente conseguito l’abilitazione alla professione di avvocato, a seguito dell’espletamento della pratica forense in diritto civile e il tirocinio ex art. 73 d.l. 69/2013 presso la Procura della Repubblica di Napoli Nord.
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