Quando un avvocato può essere radiato dall’Albo professionale?
La radiazione dall’Albo professionale è la massima sanzione che può essere applicata ad un avvocato e comporta la cancellazione dall’Albo degli avvocati e il divieto di esercitare. Vediamo quando si applica.
- L’avvocato può essere radiato per comportamenti gravissimi tenuti nei confronti dei clienti, dei colleghi o dei giudici.
- Le sanzioni disciplinari applicabili all’avvocato che è in corso in violazioni sono diverse e vengono scelte in base alla gravità del comportamento scorretto assunto – la radiazione è la sanzione più grave.
- L’avvocato radiato può essere nuovamente iscritto all’albo decorsi 5 anni, ma la richiesta deve essere presentata entro un determinato termine.
L’avvocato deve rispettare il Codice Deontologico Forense, che detta le norme di comportamento professionale nei confronti dei clienti, ma anche dei colleghi e dei giudici; se incorre in violazioni, può essere sanzionato attraverso procedure disciplinari.
La radiazione è la massima sanzione disciplinare. Prevede la cancellazione dall’Albo professionale dell’avvocato, impedendogli anche di iscriversi a qualsiasi altro elenco o albo, con la conseguenza di non poter esercitare la professione forense.
Sanzioni disciplinari art. 22 Codice deontologico forense: quali sono
Le sanzioni disciplinari che possono essere applicate all’avvocato sono 4:
- l’avvertimento, che consiste nell’informare l’incolpato che la sua condotta non è stata conforme alle norme deontologiche e di legge, con invito ad astenersi dal compiere altre infrazioni; può essere deliberato quando il fatto contestato non è grave e vi è motivo di ritenere che l’incolpato non commetterà altre infrazioni;
- la censura, che è rappresentata dal biasimo formale e si applica quando la gravità dell’infrazione, il grado di responsabilità, i precedenti dell’incolpato e il suo comportamento successivo al fatto inducono a ritenere che egli non incorrerà in un’altra infrazione;
- la sospensione, cioè l’esclusione temporanea, da due mesi a cinque anni, dall’esercizio della professione o dal praticantato; si applica per infrazioni consistenti in comportamenti e in responsabilità gravi o quando non sussistono le condizioni per irrogare la sola sanzione della censura;
- la radiazione, vale a dire l’esclusione definitiva dall’Albo, elenco o registro, che impedisce l’iscrizione a qualsiasi altro albo, elenco o registro, fatto salvo quanto previsto dalla legge; è inflitta per violazioni molto gravi che rendono incompatibile la permanenza dell’incolpato nell’albo, elenco o registro.
L’avvertimento e la censura non prevedono di per sé la sospensione ma, nei casi più gravi, la sanzione disciplinare può essere aumentata, nel suo massimo, rispettivamente fino alla sospensione dall’esercizio dell’attività professionale per due mesi e fino alla sospensione dall’esercizio dell’attività professionale non superiore a un anno, nel caso sia prevista la sanzione della censura.
Le sanzioni possono essere aumentate e diminuite in base ai criteri stabiliti dallo stesso articolo del codice deontologico forense.
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Chi applica le sanzioni?
L’organo competente che provvede a sanzionare gli avvocati che commettono illeciti disciplinari è il Consiglio di disciplina, costituito su base distrettuale. Il Consiglio di disciplina è formato da consiglieri nominati dal presidente del Tribunale dello stesso circondario.
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Quando l’avvocato può essere radiato?
L’avvocato può essere radiato per comportamenti gravissimi tenuti nei confronti dei clienti, dei colleghi o dei giudici. Nello specifico, potrà essere radiato l’avvocato che:
- difende contemporaneamente l’imputato e la parte offesa di un processo; l’avvocato è tenuto, nell’esercizio della sua professione, ad avere un comportamento leale nei confronti del cliente che gli ha conferito l’incarico; pertanto, deve astenersi dal prestare attività professionale quando questa possa determinare un conflitto con gli interessi della parte assistita o interferire con lo svolgimento di un altro incarico anche non professionale;
- utilizza informazioni riservate ottenute del suo cliente per usarle a vantaggio di un altro assistito;
- chiede una somma di denaro al proprio cliente promettendo in cambio di vincere la causa per illecita intercessione con i giudici;
- ha esercitato la professione abusivamente dopo la sospensione dall’esercizio della professione a causa degli illeciti deontologici commessi;
- stringe accordi con la controparte o comunque arreca nocumento alla parte difesa; in quest’ultimo caso sarà addirittura responsabile penalmente di “Patrocinio o consulenza infedele” ai sensi dell’art. 380 del codice penale. Ai sensi di tale articolo, l’avvocato che, rendendosi infedele ai suoi doveri professionali, arreca nocumento agli interessi della parte da lui difesa, assistita o rappresentata dinanzi all’Autorità giudiziaria o alla Corte penale internazionale, è punito con la reclusione da uno a tre anni e con la multa non inferiore a euro 516.
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L’avvocato radiato può essere reintegrato?
Ai sensi dell’art. 62 della Legge professionale forense (L. 31 dicembre 2012, n. 247), il professionista radiato può chiedere di essere nuovamente iscritto decorsi cinque anni dall’esecutività del provvedimento sanzionatorio, ma non oltre un anno successivamente alla scadenza di tale termine.
Pertanto, l’avvocato radiato, decorsi 5 anni dalla sanzione disciplinare inflitta, potrà chiedere di iscriversi nuovamente all’Albo, ma dovrà sottoporre la sua istanza entro un anno dalla scadenza del termine di anni 5.
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