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Nuovo Codice della Strada e cannabis: si può fare ricorso?

La recente riforma del Codice della Strada ha sollevato un gran polverone rispetto alla modifica riguardante lo stato di alterazione alla guida per l'uso di cannabis: analizziamo la questione, tra problemi attuali e prospettive future.

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  • La mancanza dello stato di alterazione non rappresenta più una scriminante se si viene fermati alla guida.
  • Basta, infatti, essere positivi a un test salivare che rilevi la presenza di THC nel corpo per andare incontro a sanzioni di diverso tipo.
  • La nuova norma prevista nel Codice della Strada è stata oggetto di numerose discussioni, al punto da essere considerata incostituzionale.

L’approvazione del nuovo Codice della Strada, il 14 dicembre 2024, ha provocato non poco trambusto per quel che riguarda le modifiche riguardanti gli effetti derivanti dall’assunzione di sostanze stupefacenti e psicotrope

L’art. 187 del Cds, nella sua versione riformulata, porta infatti a una possibile sospensione della patente anche se non si viene trovati alla guida in uno stato di alterazione dovuta all’uso di cannabis, se dai test antidroga emerge che se ne è fatto uso nei giorni precedenti. 

Una norma che rischia di colpire anche tutti quei soggetti che hanno bisogno della cannabis terapeutica, dato che dagli accertamenti non è effettivamente possibile riuscire a distinguere tra cannabinoidi usati per uso ricreativo o per ragioni mediche

Sono tante le questioni ancora in sospeso e i dubbi circa la costituzionalità della novità in vigore. Cerchiamo di fare chiarezza sull’argomento, prendendo in esame:

  • come funzionano i test per controllare l’uso di cannabis;
  • quali sono le implicazioni per chi utilizza la cannabis light o quella terapeutica;
  • i rischi e le conseguenze sui conducenti a livello penale;
  • la possibilità di trovare un rimedio legale a una norma considerata ingiusta, tramite la presentazione di un ricorso

Cosa si intende per alterazione psicofisica? 

La precedente formulazione dell’articolo 187 del Codice della strada prevedeva delle sanzioni per chiunque fosse fermato alla guida in stato di alterazione psicofisica. Passi la serata con gli amici, ti fai qualche cannetta, ti sballi e ti metti a guidare, mettendo in pericolo te stesso e chiunque il caso possa mettere lungo il tuo cammino. 

Posto che guidare quando non si è lucidi – che sia per un eccesso di alcol o per l’abuso di cannabis – non è corretto, la presenza nel Codice del concetto di “alterazione psicofisica” non era sicuramente un eccesso di zelo. 

Adesso questo riferimento non c’è più. Cosa significa in parole povere? Che se ti fermano e hai fumato erba qualche giorno prima, i test antidroga lo metteranno in evidenza.

Rischieresti la sospensione della patente da 1 a 2 anni, l’arresto da 6 mesi a 1 anno, e di pagare un’ammenda compresa tra i 1.500 e i 6.000 euro, anche se eri perfettamente in grado di intendere e di volere mentre stavi guidando. 

LEGGI ANCHE Spaccio di droga: cos’è il reato di traffico di stupefacenti

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Cosa cambia tra CBD e THC

Per capirne un attimo di più, ricordiamo che la legge italiana classifica e disciplina i principali cannabinoidi della cannabis – il CBD (cannabidiolo) e il THC (tetraidrocannabinolo) – in modo differente. 

Il CBD non ha effetti psicoattivi e la “cannabis light” è considerata legale se i livelli di THC sono inferiori allo 0,6% (legge n. 242/2016). Viene inoltre utilizzato pure per contrastare il dolore, ridurre l’infiammazione e dare sollievo ai pazienti afflitti da diverse patologie. 

Il THC ha, invece, effetti differenti e viene classificato come una sostanza stupefacente a tutti gli effetti: provoca euforia e quello stato di stordimento psicofisico che comunemente chiamiamo sballo (salvo che il corpo, e la mente, possono reagire in modo diverso alla sostanza: sono tante, infatti, le persone alle quali genera una condizione di paranoia, ansia o chiusura). I prodotti che contengono THC in quantità elevate sono illegali e vietati, tranne che quelli utilizzati per uso medico. 

Ma come fanno le Forze dell’Ordine a capire che sei un consumatore di cannabis, anche occasionale?

Approfondisci leggendo Come fare una segnalazione anonima ai Carabinieri o alla Polizia?

Come funzionano i controlli antidroga?

Quali sono i test dei quali dispongono le Autorità per verificare che nel tuo corpo è presente una sostanza stupefacente, dato che manca l’elemento fondamentale, ovvero che non ti trovi in uno stato di alterazione psico-fisica

Ci sono diverse tipologie di controlli che permettono di capire se hai usato una sostanza stupefacente o psicotropa, anche giorni prima. Principalmente, si tratta di test salivari, quindi dell’uso di tamponi salivari. 

Il tampone rappresenta il primo livello dell’accertamento. Se l’esito è positivo, seguono i test di secondo livello, quindi analisi più approfondite, che possono essere svolte anche in presenza di un “ragionevole motivo“. 

L’analisi in laboratorio serve a verificare la traccia di sostanze stupefacenti, che può essere anche minima. Non esiste, infatti, come per il consumo di alcol prima di mettersi alla guida, una soglia minima da non superare. 

Se le Forze dell’Ordine non dispongono di un test salivare, possono comunque accompagnare la persona fermata presso una struttura sanitaria, al fine di procedere con il prelievo di liquidi biologici (sangue o urine), per eseguire l’esame tossicologico

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THC: per quanto tempo è rilevabile?

La presenza del THC nell’organismo dipende da fattori diversi, quali la frequenza d’uso, la quantità assunta, il metabolismo di ognuno.

Per quanto riguarda i test, è possibile rilevare (a grandi linee) la sua presenza:

  1. fino a 3 giorni dopo l’ultima assunzione, con i test salivari;
  2. fino a 3 settimane dopo, nel sangue;
  3. fino a 1 mese dopo, nell’urina;
  4. fino a 3 mesi dopo, nel capello. 
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I paradossi della riforma del Cds

Le novità riguardanti l’eliminazione del riferimento allo “stato di alterazione psico-fisica” sono state il vero nodo cruciale della riforma, perché colpiscono in modo diretto anche i consumatori di CBD, quindi di cannabis light, e gli utilizzatori di cannabis terapeutica

La quantità di THC contenuta in questi prodotti è talmente bassa da non influenzare minimamente l’idoneità alla guida. Anche queste persone, però, possono andare incontro alle sanzioni previste dalla nuova normativa. Non a caso, questa specifica regola è stata contrastata da un gran numero di associazioni antiproibizioniste, in quanto non ha una correlazione reale con il concetto di sicurezza stradale

La positività a un test antidroga, inoltre, non permette di capire quali siano state le effettive modalità di assunzione, quindi se siano presenti sostanze di un certo tipo perché se ne fa un uso medico o ricreativo. Ciò ha portato a una reazione molto forte da parte dei pazienti di cannabis terapeutica che, per la loro particolare condizione, rischiano di risultare sempre positivi ai test. Per loro, è stata richiesta la non punibilità

In merito, è molto probabile che partano azioni legali a cascata contro il Governo al fine di ottenere il risarcimento del danno morale causato a tali soggetti, già consumati dal dolore legato alla loro condizione. 

La riforma del Codice della Strada è incostituzionale? 

Quanto detto fin qui ci mette davanti a un sistema che applica, in modo sproporzionato e illogico, lo stesso trattamento previsto per chi si trova effettivamente in una condizione di alterazione psicofisica anche alle persone lucide, solo perché viene individuata la presenza di THC nel corpo. 

Al momento, poi, non ci sono delle vere e proprie linee guida per le Forze dell’Ordine e l’utilizzo di test differenti potrebbe portare a esiti diversi, quindi anche a falsi positivi. A ciò si aggiunge lo stigma sociale derivante da un controllo positivo che, nei casi peggiori, potrebbe portare persino alla perdita del lavoro. 

A conti fatti, la nuova norma viola il principio di uguaglianza sancito dall’art. 3 della nostra Costituzione, in quanto non distingue tra comportamento pericoloso alla guida e uso della cannabis per prescrizione medica. 

Pertanto, ha sollevato anche alcuni dubbi di costituzionalità. Si presume che i ricorsi che ci saranno nei prossimi mesi per contestare le sanzioni applicate portino la questione davanti alla Corte Costituzionale. I tempi, però, si preannunciano lunghi. 

Scopri di più su Sospensione patente: quando avviene e come fare ricorso

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Si può presentare ricorso?

Nel momento in cui il tampone risulta positivo, la patente viene ritirata, in attesa di accertamenti, e inviata al prefetto assieme al verbale della violazione riscontrata. Viene quindi emessa l’ordinanza di sospensione della patente, che è immediata. Si può guidare l’auto giusto per riportarla a casa. 

La sospensione può comunque essere impugnata, rivolgendosi al Giudice di pace, entro 30 giorni dalla notifica. Nel corso di un eventuale processo penale, poi, è possibile fare ricorso e sollevare la questione di legittimità costituzionale della normativa violata. 

La stessa può essere presentata alla Corte Costituzione sia dal giudice, sia da una delle parti coinvolte nel processo, ovvero dal pubblico ministero che sta rappresentando l’accusa o la difesa. Anche in questo caso, non ci sono tempi certi, ma la speranza è che la stagione di ricorsi che potrebbe arrivare ci riporti sulla strada dell’equità e del raziocinio.

Sei stato fermato alla guida, ma non ti trovavi in uno stato di alterazione e vorresti fare ricorso contro la sanzione ricevuta? Scrivi a un avvocato penalista per ricevere assistenza legale immediata sull’argomento.

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Maria Saia
Esperta di diritti delle donne
Ha respirato per più di 20 anni la stessa aria di Falcone e Borsellino e ne condivide, ancora oggi, il sogno utopico di un mondo senza mafie e ingiustizie. Non a caso, “È la giustizia, non la carità, che manca nel mondo” è una delle sue citazioni preferite. Su deQuo, scrive di bonus e agevolazioni statali e di diritti della persona - in particolare, di diritti delle donne.
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