Usurpazione di funzioni pubbliche vs rifiuto e omissione di atti d’ufficio

Il reato di corruzione è disciplinato dall’articolo 318 e successivi del Codice penale.
Si tratta di un reato che può essere commesso dal pubblico ufficiale nell’esercizio delle sue funzioni o da un incarico di pubblico servizio.
Rientra tra i reati commessi contro la Pubblica Amministrazione, tra i quali si possono annoverare anche la concussione, il peculato, la malversazione.
Vediamo di seguito qual è la pena prevista dalla legge, le diverse tipologie di reato di corruzione, come funziona la prescrizione e le differenze rispetto ad altri reati, quali l’abuso d’ufficio.
L’articolo 318 del Codice penale prevede che
Il pubblico ufficiale, che, per l’esercizio delle sue funzioni o dei suoi poteri, indebitamente riceve, per sé o per un terzo, denaro o altra utilità, o ne accetta la promessa, è punito con la reclusione da tre a otto anni.
Il reato di corruzione è un reato plurisoggettivo bilaterale, in quanto prevede la presenza di più soggetti coinvolti: un funzionario pubblico e un privato che corrisponde al primo un compenso (non necessariamente soldi) al fine di trarne un beneficio.
La corruzione lede gli interessi del Pubblico, quindi la collettività in senso più ampio. Per questo motivo, sia il corrotto sia il corruttore vengono puniti con la stessa pena.
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La pena per il reato di corruzione varia a seconda delle fattispecie presenti nel Codice penale. Si può andare da un minimo di 1 fino a un massimo di 20 anni di reclusione.
Si tratta di un reato che non necessita di una querela in quanto è procedibile d’ufficio, quindi può essere denunciato da qualsiasi persona venga a conoscenza del reato.
La corruzione può essere sia un reato proprio sia un reato comune. Si considera infatti:
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Tra le diverse tipologie di corruzione, è possibile distinguere tra:
La corruzione si definisce propria in base a quanto previsto all’articolo 319 c.p., nel quale viene disciplinato che:
Il pubblico ufficiale, che, per omettere o ritardare o per aver omesso o ritardato un atto del suo ufficio, ovvero per compiere o per aver compiuto un atto contrario ai doveri di ufficio, riceve, per sé o per un terzo, denaro od altra utilità, o ne accetta la promessa, è punito con la reclusione da sei a dieci anni.
Le circostanze aggravanti (319-bis c.p.) prevedono che:
La pena è aumentata se il fatto di cui all’art. 319 ha per oggetto il conferimento di pubblici impieghi o stipendi o pensioni o la stipulazione di contratti nei quali sia interessata l’amministrazione alla quale il pubblico ufficiale appartiene nonché il pagamento o il rimborso di tributi.
Si ricordano poi gli articoli:
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La corruzione è impropria quando il funzionario pubblico compie un atto che fa parte delle sue funzioni, ma lo fa ricevendo un compenso in modo indebito.
Se si analizza inoltre la corruzione dal punto di vista di chi la subisce, quindi del soggetto che riceve i soldi, si può parlare anche di corruzione passiva.
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La corruzione ambientale (o endemica) avviene nel momento in cui il reato di corruzione non consiste in un singolo atto delittuoso, ma in una prassi che porta alla nascita di una vera e propria organizzazione o al coinvolgimento di un intero ente – basti pensare a Tangentopoli o al recentissimo Qatargate.
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La corruzione tra privati è disciplinata invece all’art. 2635 c.c. nel quale si legge quanto segue:
Salvo che il fatto costituisca più grave reato, gli amministratori, i direttori generali, i dirigenti preposti alla redazione dei documenti contabili societari, i sindaci e i liquidatori, di società o enti privati che, anche per interposta persona, sollecitano o ricevono, per sé o per altri, denaro o altra utilità non dovuti, o ne accettano la promessa, per compiere o per omettere un atto in violazione degli obblighi inerenti al loro ufficio o degli obblighi di fedeltà, sono puniti con la reclusione da uno a tre anni. Si applica la stessa pena se il fatto è commesso da chi nell’ambito organizzativo della società o dell’ente privato esercita funzioni direttive diverse da quelle proprie dei soggetti di cui al precedente periodo.
Si applica la pena della reclusione fino a un anno e sei mesi se il fatto è commesso da chi è sottoposto alla direzione o alla vigilanza di uno dei soggetti indicati al primo comma.
Chi, anche per interposta persona, offre, promette o dà denaro o altra utilità non dovuti alle persone indicate nel primo e nel secondo comma, è punito con le pene ivi previste.
Le pene stabilite nei commi precedenti sono raddoppiate se si tratta di società con titoli quotati in mercati regolamentati italiani o di altri Stati dell’Unione europea o diffusi tra il pubblico in misura rilevante ai sensi dell’articolo 116 del testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria, di cui al decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, e successive modificazioni.
[Si procede a querela della persona offesa, salvo che dal fatto derivi una distorsione della concorrenza nella acquisizione di beni o servizi].
Fermo quanto previsto dall’articolo 2641, la misura della confisca per valore equivalente non può essere inferiore al valore delle utilità date, promesse o offerte.
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Il reato considerato tra i più gravi nei confronti della Pubblica Amministrazione, che si differenzia dalla corruzione, è quello di concussione.
Il reato di corruzione è un reato proprio quando viene commesso da un pubblico ufficiale, ma anche un reato comune se a corrompere un funzionario pubblico è un privato cittadino.